Roma (ITALIA)
1° festival della fotografia naturalistica
Roma 3-14 ottobre 2011
Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, e la sala espositiva di palazzo Margana a piazza Margana 41, ospitano una interessante mostra fotografica organizzata da Obiettivo Mediterraneo, con il contributo dalla provincia di Roma e patrocinato da Legambiente, dal Lipu e dal WWF. Come sponsor tecnici Swarowski Optik e Canon.
125 foto di 23 fotografi italiani e stranieri che seguono il codice etico di fotografia naturalistica. Che significa fotografare la natura trovando il giusto equilibrio fra non invadenza dell’ambiente e una attrezzatura tecnica ideale per questo tipo di immagini, per riprendere le specie animali e vegetali nel loro habitat, senza disturbare o arrecare danno all’equilibrio naturale.
La mostra ha con le sue belle foto il fine di sensibilizzare il grande pubblico verso la eccezionale ricchezza e varietà di fauna e flora di tutti i paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, da Israele alla Tunisia, dalla Sardegna alla Extremadura, toccando la Provenza, la Maremma, l’Abruzzo, il litorale romano e la sua provincia, il Golfo di Napoli, il Mare Adriatico e Jonio e le coste della Croazia, sperando di non aver dimenticato di citare nessuna delle località immortalate. Luoghi che presentano una varietà di biotipi che spesso non si conoscono e cui raramente si dedica l’attenzione e la protezione che meritano. Una varietà e intensità visiva resa tecnicamente e artisticamente in maniera rispettosa e sensibile da questi artisti dell’obiettivo, disposti a scomodità di ogni tipo per ottenere anche una sola immagine soddisfacente. Muniti non solo dell’attrezzatura giusta ma di tanta, tanta pazienza per gli appostamenti, disposti a rimanere ore e ore in ambienti umidi e freddi, a trascorrere svegli una intera notte o essere presenti alle prime luci dell’alba per poter carpire proprio quel momento preciso, e conquistare il solo bottino di una immagine.
Al proposito racconta il fotografo Gian Franco Mancori che per fotografare il lupo dell’Appennino ha dovuto fare ripetuti e lunghi appostamenti, cercando di rendersi quasi invisibile per potersi avvicinare, fino a che un esemplare di lupo gli è comparso a debita distanza, come aspettandolo, si è lasciato riprendere e seguire come a premiarlo della sua tenacia, prima di osservarlo un’ultima volta con i suoi occhi gialli e tristi, per sparire per sempre nel sottobosco.
La natura diventa la protagonista con i suoi fiori, nell’esplodere di un tulipano dalla capsula del bocciolo o con le peonie o i narcisi selvatici. Con i suoi alberi, come un’enorme quercia da sughero detta per la sua forma “Il Candelabro” della tenuta presidenziale di Castel Porziano o da quella vecchia di 400 anni dell’Oasi di Burano.
Nella stragrande maggioranza, però, sono le specie animali, spesso in movimento, quelle più rappresentate, in cielo, in terra, in acqua e nelle profondità marine. Dove forme fluttuanti sembrano spesso veli o stoffe ondeggianti, gioielli dal design moderno e multicromatico. Come si potrebbe definire altrimenti quel bracciale di perle che in realtà è un cordone di uova di pesce, o quella sciarpa intessuta di fili che invece sono branchi di Gamberetti Plesionika gialli con striature turchesi delle profondità del golfo di Napoli riprese da Franco Banfi?
Belli e intensi come quadri le istantanee di Bruno De Amicis di camosci nella natura abruzzese. In una prima immagine su uno sfondo di un intenso blu notte compare la sagoma di un camoscio il cui muso viene illuminato da un primo raggio di sole. Una seconda mostra un esemplare di camoscio femmina con i suoi capretti su pendii scoscesi, in cui rocce e animali si stagliano come una silhouette nera contro il cielo intensamente giallo arancione dell’alba che sorge. La terza foto è come un’immagine quasi psichedelica di illuminazione al neon, che con una semplice curva sinuosa marca, staglia e identifica i contorni di un camoscio, una linea che è al tempo stesso la rappresentazione e l’essenza di tutto l’animale. Sembra un’immagine costruita e invece è semplicemente il contorno del camoscio in controluce.
Sono muniti di grande passione, questi fotografi, ma fanno uso, per realizzare le loro istantanee, delle più moderne e sofisticate risorse tecniche. Un’immagine del falco pellegrino mediterraneo è stata possibile solo grazie a un metodo di macchina fotografica posizionata in sito e azionata da un comando a filo a 60 metri di distanza dal soggetto ripreso. La tecnica si chiama Digiscoping: cioè fotografia digitale con cannocchiale di osservazione. Durante il festival è offerto un workshop teorico e pratico sulla tecnica per fotografare animali selvatici rimanendo a grande distanza. Un secondo workshop, a cura di Canon, verterà su macchine fotografiche, obbiettivi e possibilità per fotografare in macro o riprendere lontani oggetti in movimento.
Ma la tecnica da sola non basterebbe senza sacrificio, pazienza, trovate ingegnose e come in tutte le cose, quell’essere presenti proprio nel posto giusto al momento giusto, che arride a coloro che rischiano e credono fermamente in qualcosa. Per questi fotografi è come una febbre, e sì, forse una specie di caccia, dove al posto del fucile c’è la macchina fotografica e il teleobbiettivo, ma senza vittime, dove il meritato trofeo alla fine di una o più giornate di appostamenti è un’immagine che riprenda l’armonia della natura.
L’Italia è il paese più ricco del Mediterraneo per le sue biodiversità: 9000 diverse specie vegetali e ben 57.000 specie animali diverse. Esposte quindi molte immagini della nostra penisola e numerose istantanee sono riprese nelle zone più selvagge della Sardegna. Lontano dai clamori del turismo vacanziero estivo, l’isola mostra a fine estate i suoi cervi del Sulcis, a rischio di estinzione e oggi presenti con 8000 esemplari. Domenico Ruiu ha ripreso uno splendido esemplare di cervo femmina che si aggira con grazia per le dune che si estendono per tre chilometri dal mare verso l’interno.
Marco Messa immortala il Falco della Regina ( e per regina si intende Eleonora di Arborea, che tanto protesse le varie specie di uccelli rapaci) nelle scene quotidiane di vita e sopravvivenza, con uno splendido esemplare maschio che si riposa per un momento su un masso dalla incessante fatica di approvvigionare di cibo i piccoli nel nido e la femmina che cova le ultime uova. Bellissimi esemplari che svernano nel Madagascar e nidificano a metà dell’estate, che ancora si possono ammirare nell’oasi di Lipu di Carloforte, sull’isola di San Pietro, uno dei pochi luoghi dove abbiano scelto di nidificare.
Ci sono anche foto che rappresentano le interazioni fra individui della stessa specie come quelle di Marco Messa che in quattro immagini mostra le fasi del corteggiamento fra due esemplari di Nibbio Bianco, con il maschio che offre come omaggio una preda alla femmina, con la seguente accettazione da parte di lei che dà inizio al corteggiamento e a una danza rituale sul ramo, per giungere al “concedersi” in un tramonto che inonda di colori dorati i due Nibbi, fondendoli in una cromaticità tutta solare.
Ma non tutte le foto sono state scattate in condizioni estreme, c’è sensibilità e bellezza anche negli scatti di Fulcro Pignatti Morano,che nella domesticità del giardino di casa riprende un Allocco, un Biacco e mostra come sembri un dipinto vero e proprio la delicata bellezza di una Cinciarella su un ramo di albero di cachi in una giornata d’inverno.
A Palazzo Valentini in una saletta adiacente la mostra è accompagnata da uno slide show di giovani fotografi, che documenta le aree protette della provincia di Roma. Per tutto il periodo della esposizione sono state organizzate conferenze, presentazioni di filmati naturalistici e i già citati workshop.
Si prevede per il festival una cadenza biennale e a novembre, terminata la mostra, tutte le opere verranno messe all’asta. L’intero ricavato sarà devoluto per finanziare progetti proposti dagli Enti sponsorizzatori.
Per tutti gli interessati, il ricordo di queste immagini rimarrà fissato in un bel catalogo al prezzo di 15 euro, contenente tutte le foto esposte e la bibliografia dei fotografi partecipanti.
ISBN 978-88-89578-21-6.
Per ulteriori informazioni:
www.obiettivomediterraneo.com