Fino a qualche anno fa, precisamente al 2008 quando la Corte di Giustizia Europea si pronunciò contro la Germania vietando l’utilizzo ingannevole della parola “parmesan” per la vendita di formaggi diversi dal parmigiano reggiano, chi non fosse stato in grado di distinguere il profumo del nostro orgoglio nazionale da quello di un qualunque falso mitteleuropeo, poteva facilmente cadere nella truffa dell’imitazione tedesca.
Tuttavia i meno sprovveduti avrebbero capito, anche prima del pronunciamento della Corte Europea, che per non farsi ingannare dalle etichette occorre considerare la carta di identità dei prodotti, il documento che attesta la loro cittadinanza, nel caso specifico la certificazione DOP (denominazione d’origine protetta).
Infatti oltre all’inconfondibile sapore, ciò che distingue in Europa il parmigiano reggiano da qualsiasi altra imitazione, è il marchio DOP che ne garantisce origine e qualità.
Per muoversi con consapevolezza all’interno del grande supermercato europeo e comprendere le differenze di prezzo tra prodotti apparentemente simili tra loro, occorre conoscere e saper leggere le carte d’identità dei cibi, le certificazioni che raccontano la loro storia, la qualità delle materie prime, le caratteristiche del territorio di origine e le peculiarità del processo di lavorazione.
La normativa europea a tutela della tipicità dei prodotti agroalimentari distingue due livelli di riconoscimento: DOP e IGP.
La siglia DOP (denominazione d’origine protetta) potrebbe essere paragonata al nostro passaporto: tutela la qualità e l’origine dei prodotti in Europa e grazie ad accordi internazionali in tutto il mondo.
Il passaporto DOP contiene precise informazioni sull’area geografica di provenienza del prodotto e sul suo processo produttivo.
Il marchio è infatti assegnato solo a quegli alimenti la cui produzione avviene in un territorio delimitato, seguendo un particolare processo di lavorazione e le cui caratteristiche sono determinate dall’ambiente geografico, fattori naturali e umani compresi.
In Sardegna sono numerosi i prodotti che hanno ricevuto questo riconoscimento e possono viaggiare in Europa fieri della loro “cittadinanza” sarda. Tra essi ricordiamo ad esempio il Fiore Sardo, il Pecorino Sardo e quello Romano, l’olio extravergine d’oliva, il carciofo spinoso e lo zafferano.
La sigla IGP (prodotti a indicazione geografica protetta) ci parla dell’origine di un prodotto alimentare in termini ancora più stringenti rispetto al marchio DOP. Essa infatti è legata al nome di un luogo preciso, in casi eccezionali di un paese, che serve a identificare in maniera inconfondibile il prodotto agricolo o alimentare locale.
In Sardegna il prodotto che può fregiarsi del marchio IGP è l’agnello sardo che risponde a precise caratteristiche: deve essere nato, allevato, macellato e confezionato in Sardegna. Inoltre l’allevamento deve avvenire prevalentemente allo stato brado e non devono esistere forzature alimentari, stress o sofisticazioni.
DOP e IGP ci raccontano dunque le origini dei prodotti che acquistiamo, le loro identità, la loro cittadinanza. Diverso è il caso di un’altra sigla coniata in ambito europeo, la STG (specialità tradizionali garantite) che sebbene assicuri una procedura standardizzata tipica di una precisa tradizione, non limita la produzione ad un territorio particolare. È questo il caso della mozzarella, il cui procedimento produttivo è standardizzato, ma può avvenire ovunque.
Infine un capitolo a parte meritano i vini, cui è riservato un particolare sistema di “carte di identità”.
Le denominazioni di origine dei vini sono costituite da tre sigle: DOC (denominazione di origine controllata), DOCG (denominazione di origine controllata garantita) e IGT (indicazione geografica tipica).
Se la sigla IGT è riservata ai vini da tavola prodotti in ampie aeree produttive con procedure non particolarmente restrittive, le denominazioni DOC e DOCG servono ad individuare i grandi vini regionali e a garantirne qualità e tipicità.
In Sardegna sono tantissimi i vini che possono fregiarsi del marchio DOC, tra i tanti citiamo i più famosi come la Malvasia di Bosa, il Carignano del Sulcis o la Vernaccia di Oristano.
I vini DOCG sono vini DOC di particolare pregio qualitativo e notorietà nazionale e internazionale.
Per via del prestigio della denominazione sono sottoposti a controlli ancora più severi rispetto a quelli prescritti per i DOC.
Nell’isola l’unico vino che può vantare questo marchio è il celebre Vermentino di Gallura, orgoglio sardo in tutto il mondo.