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Al via la Stagione autunnale diretta dal Cada Die Teatro. Un autunno ricco di novità con debutti, anteprime, festival, incontri, esposizioni e nuovi progetti dedicati ai giovani, dal 21 ottobre al 10 dicembre, a La Vetreria.Si parte Sabato 21 ottobre, alle 21.00, con Benvenuto in… liberamente tratto dal romanzo di Giovanni CasulaBenvenuti in psichiatria; lo spettacolo con Alessandro Mascia e Giorgio Del Rio diretti da Pierpaolo Piludu è un viaggio che cerca di dare dignità alla malattia mentale e di guardare con occhi diversi il disagio comune a tanti esseri umani: i due protagonisti Giovanni e Nino, nonostante le mille difficoltà che incontrano, trasmettono una grande e contagiosa voglia di vivere. Il lavoro sarà replicato anche Domenica 22 ottobre alle 18.00. Si prosegue Sabato 28 e Domenica 29 ottobre con una nuova edizione di Øscena Festival – Generazione Scenario diretta da Cada Die Teatro e Sardegna Teatro e inserita all’interno di XNODI i Festival d’autunno a Cagliari. Dopo aver esplorato il giovane teatro di alcune regioni d’Italia, l’edizione numero sei si presente rinnovata, in complicità con l’Associazione Scenario, propone nei palcoscenici del Teatro Massimo e del Teatro La Vetreria i vincitori delle varie sezioni dell’omonimo premio, di cui entrambi gli organizzatori fanno parte. L’intento è presentare al pubblico cagliaritano le inquietudini, le peculiarità e le ambizioni di una generazione di giovani teatranti in cerca di una propria identità, ma anche di stimolare, nei prossimi anni, una maggiore partecipazione al premio dei giovani artisti sardi. In quest’ottica è stato pensato l’incontro di sabato 28, alle 17.00, al teatro Massimo, con La Presidente del Premio Scenario Cristina Valenti e il vice presidente Stefano Cipiciani. I due responsabili risponderanno a tutte le curiosità dei giovani artisti under 35 del territorio sardo interessati a partecipare. La serata proseguirà, alle 21.00, al Teatro Massimo con la compagnia The Baby Walk che porterà in scena Un Esquimese in Amazzonia. Il lavoro ideato da Liv Ferracchiati, è la terza tappa di una trilogia sull’identità di genere e affronta il tema del confronto tra l’eschimese, ovvero la persona transgender e la società. La serata proseguirà con la compagnia Amor Vacui che presenterà Intimità, uno spettacolo intorno alla nostra tendenza a ripetere, nelle relazioni, gli stessi schemi di comportamento. Domenica 29 ottobre Øscena Festival – Generazione Scenario si trasferisce alla Vetreria dove sono in programma tre appuntamenti con gli altri artisti vincitori dell’edizione 2017; si inizierà alle 18.00 con la giovane Valentina Dal Mas che presenterà Da dove guardi il mondo? Spettacolo vincitore della sezione infanzia del premio. Danya è una bambina di nove anni che non ha ancora imparato a scrivere. È l’eccezione che non conferma la regola. Lungo il cammino che porta alla scrittura si ferma, perde dei pezzi, o forse le mancano, o forse quelli che ha non sono giusti per lei. Passo dopo passo incontra quattro amici, ognuno portatore di qualità fisiche, caratteriali e comportamentali che li rendono diversi e unici di fronte agli occhi curiosi di Danya. Alle 19.00 Barbara Berti presenterà BAU# 2, ultima tappa di una ricerca che la danzatrice e performer bolognese di stanza a Berlino conduce dal 2013. Tale ricerca, ha ispirato un metodo di lavoro applicato alla danza e alle arti performative, centrato sull´esplorazione delle connessioni invisibili tra corpo e mente, attivate in tempo reale dal performer e dagli spettatori. Chiuderanno la serata gli Shebbab Projectcon Veriferici. Il gruppo, vincitore del Premio Scenario Ustica, formatosi all’interno della compagnia Cantieri Meticci, è composto da 9 attori-performer provenienti da Paesi e continenti diversi; pur con dinamiche grottesche quando non proprio comiche, cavalca consapevolmente e provocatoriamente lo spauracchio culturale di chi ancora si oppone strenuamente alle politiche di integrazione e legge i fenomeni legati all’immigrazione come pericolosa colonizzazione identitaria. La stagione proseguirà il 4 e il 5 novembre con un grande artista della scena nazionale, l’affabulatore romano Ascanio Celestini chetorna in Sardegna con Laika e Pueblo, due lavori che fanno parte di una trilogia di racconti sulle periferie e sulle persone che ci vivono. In entrambi i casi si tratta di vicende di personaggi che vivono ai margini della narrazione alla quale siamo abituati. Personaggi che non hanno alcun potere e spesso stentano a sopravvivere, ma si aspettano continuamente che il mondo gli mostrerà qualcosa di prodigioso. Celestini li racconta cercando di far passare la magia surreale che li accompagna e non solo la concretezza del loro vissuto. Venerdì 10,Sabato 11 e Domenica 12 novembre la stagione prosegue con il debutto di Cielo nero. Scritto da Francesco Niccolini, uno dei drammaturghi più apprezzati in Italia, e Pierpaolo Piludu, lo spettacolo vede in scena lo stesso Piludu con la regia di Mauro Mou. Il lavoro ripercorre la vita di Efisio e Antioco due gemelli di Stampace che vissero durante il fascismo. Protagonisti di una storia più grande di loro, sono testimoni della follia della guerra e della distruzione della città. Cielo nero è l’ultima tappa della lunga ricerca sulla memoria portata avanti dal Cada Die Teatro, in collaborazione con l’Università di Cagliari e l’ISRE, sui bombardamenti del 1943. Da questa ricerca sono nati un video-archivio con i racconti dei testimoni, uno spettacolo teatrale dal titolo Cagliari 1943. La guerra dentro casa, con 20 allievi della scuola di Arti Sceniche La Vetreria, un libro edito da Aipsa Edizioni e un documentario prodotto dalla RAI. Al termine della replica di Domenica 12 novembre si terrà un incontro dal titolo Armati di parole, raccontare la guerra, per riflettere sul percorso teatrale e antropologico portato avanti in questi anni dal Cada Die Teatro, e in particolare da Pierpaolo Piludu, sui bombardamenti di Cagliari del ’43. Coordinati da Giancarlo Biffi, interverranno Gianni Filippini, Mauro Mou, Francesco Niccolini, Lorenzo Pavolini, Pierpaolo Piludu, Walter Porcedda, sul teatro come opportunità di riflettere, commuovere, indignare o mostrare i dolori che generano tutte le guerre.Il 18 novembre alle 21.00 e in replica il 19 novembre alle 18.00 la stagione si apre al pubblico dei più giovani con in scena i Cuori di Panna Smontata, gli allievi adolescenti della scuola di arti sceniche la vetreria diretti da Mauro Mou, che presenteranno Rumore bianco. Ci stavamo preparando al 2° episodio di Rumore Bianco. Stavamo continuando a cercare quella partitura panasonica, quel suono che contiene in sé tutto, con la speranza forse di ritrovarci. Quando all’improvviso sono arrivati loro, gli Altricorpi. Hanno viaggiato nel tempo e nello spazio per rispondere al “MAYDAY, MAYDAY, MAYDAY… Saremo mai felici, tutti noi esseri umani?”. Ci hanno parlato del paradiso e dell’inferno… e poi ci hanno indicato la strada per il futuro che noi avevamo dimenticato. E adesso siamo qui, che aspettiamo, alla fermata del QS-direzione Poetto.La stagione prosegue il 24 novembre alle 21.00 con Raptus un nuovo debutto del Cada Die Teatro che vede in scena Rossella Dassu per la regia di Alessandro Lay. (In replica il 25 novembre alle 21.00 e il 26 novembre alle 18.00). Un percorso a ritroso che ci permetta di identificare le origini storiche e culturali di questi gesti efferati, erroneamente definiti “raptus”. Siamo tornati indietro fino al mito greco, quel patrimonio ricchissimo a cui ancora oggi attingono psicologia e psicoanalisi e da cui trae origine il nostro immaginario occidentale, per scoprire che spesso accanto ad eroi dalle gesta gloriose si alternano figure femminili subalterne, spesso puramente a servizio dei protagonisti maschili, talvolta da questi tradite e abbandonate, talvolta spinte all’azione dall’orgoglio e definite di conseguenza come pericolose ed efferate criminali. Non sorprende del resto che tutto ciò che ci è stato tramandato dall’antica Grecia si sia conservato grazie alla preziosa mediazione di autori rigorosamente uomini. La serata di domenica 26 terminerà alle 19.00 con un incontro dal titolo Fuori di sé sulla relazione tra il femminile e il maschile dalle origini a oggi. La gravità dei casi di cronaca a cui ci capita di assistere quasi quotidianamente ci costringe ad entrare nel merito di una questione: cosa ‘autorizza’ l’azione violenta nei confronti della donna? Quali le premesse? Quali le possibili strategie per la valorizzazione delle differenze? Queste le domande da cui partiremo per un confronto con esperti/e.La stagione autunnale si concluderà nelle giornate del 8, 9 e 10 dicembre con la seconda edizione del Festival transistor – L’invasione degli Altricorpi dedicato ai giovani e ai nuovi linguaggi. Il tema di quest’anno con la direzione artistica di Mauro Mou sarà il corpo; proveremo a parlarne e a riflettere su una sua possibile pedagogia. Proveremo ad esplorare il corpo attraverso punti di vista diversi, anche i più lontani tra loro, costruendo una rete segnata dalla dimensione della scoperta, dall’apertura dei sensi, dalla messa in gioco dove magari ritrovare la dinamicità tra pensiero-corpo-emozione. Cos’è il corpo? Si può ancora parlare passare di società dell’immagine? Il corpo è ancora il centro della nostra società o siamo già in una società incorporea?Info info@cadadieteatro.comTEL. 070.565507_MOB. 339.8826378 www.cadadieteatro.com

Schede spettacoli

Benvenuto in…

adattamento teatrale di Alessandro Mascia e Pierpaolo Piludu /in scena Alessandro Mascia e Giorgio Del Rio /
elaborazioni musicali di Giorgio Del Rio / disegno luci di Giovanni Schirru /intervento artistico di Federico Carta – Crisa
regia di Pierpaolo Piludu /dal libro “Benvenuto in Psichiatria” di Giovanni Casula

Alcuni anni fa Giovanni Casula mi propose di raccontare alcune storie che aveva scritto, tratte dalle sue esperienze come educatore all’interno del Servizio di Psichiatria (SPDC) dell’Ospedale SS. Trinità di Cagliari.

Le storie che Giovanni aveva raccolto mantenevano un’intrinseca forza e originalità espressiva. Tuttavia, mi chiedevo “se fosse giusto” utilizzare in chiave teatrale drammi così intensi, fatti e vissuti veri.

Il lavoro di Giovanni andò avanti e alla fine del 2011 mi fece avere un manoscritto in cui raccontava frammenti di storie di intensa umanità che aveva visto e incontrato da quando aveva iniziato il suo lavoro di educatore. Mi sembrava di rivivere la gioia, il dolore, l’entusiasmo conosciuti anni prima.

Mi ricordai quando, nel 1982, all’inizio della mia esperienza di teatrante, ebbi la fortuna di collaborare, un breve periodo, come animatore volontario alla chiusura dell’Ospedale Psichiatrico Villa Clara di Cagliari, sotto la guida appassionata di alcuni psichiatri e operatori.

Di quell’esperienza avevo sempre portato con me non tanto la sofferenza, quanto l’entusiasmo che avevo ogni volta che varcavo il cancello di quel luogo. Ecco allora la decisione di dare vita a uno spettacolo, legato al libro di Giovanni, affidando a Giorgio Del Rio, musicista e complice, la sperimentazione di suoni e musiche originali e a Pierpaolo Piludu, compagno da sempre nel cada die teatro, la sensibile regia. Alessandro Mascia

ØSCENA FESTIVAL – GENERAZIONE SCENARIO DAL 28 AL 29 OTTOBRE

Øscena Festival, è un tuffo nei territori dell’arte scenica ancor tutto da scoprire, una possibilità d’incontro per quel teatro che anima il contemporaneo, un percorso condiviso di Sardegna Teatro e Cada Die Teatro.

Una collaborazione questa, che dopo ver esplorato negli scorsi anni i movimenti e le azioni del giovane teatro di alcune regioni d’Italia, con l’edizione di quest’anno compie un ulteriore passo, concentrandosi e andando a presentare, in complicità con l’Associazione Scenario, di cui entrambi gli organizzatori sono soci, i vincitori nelle varie sezioni del Premio Scenario.

L’intento è di promuovere un appuntamento che presenti al pubblico cagliaritano le inquietudini, le differenze e le costanti di una generazione di teatranti in cerca di una propria identità e con la speranza di stimolare, nei prossimi anni, una maggiore presenza di proposte sarde all’interno del premio.

Il festival vede la sua realizzazione nei rispettivi spazi che i promotori animano: il Teatro Massimo e il Teatro La Vetreria. Un modo per mettere in collegamento la città, i pubblici e le poetiche col fine di realizzare una nuova mappa del teatro metropolitano.

Øscena, è la realtà a cui ci riferiamo, in cui ci costringiamo a vivere e che ostinatamente giorno dopo giorno coltiviamo. E chi può meglio raccontarci questo fenomeno di decadimento se non chi lo subisce più pesantemente? Una scena defraudata dal reale, per non estinguersi non può che assorbirlo, concentrarlo e come uno specchio rifletterlo in tutta la sua spietata tragicomica oscenità. Sarà questo quel che proveranno a mostrarci le attrici e gli attori di Generazione Scenario, nella certezza che quel che hanno da raccontarci appartiene a tutti noi.

VALENTINA DEL MAS

Da dove guardi il mondo?

Vincitore Premio Scenario infanzia 2017

regia, coreografia, interpretazione Valentina Dal Mas /tecnica Martina Ambrosini /dai 6 ai 10 anni

Danya è una bambina di nove anni che non ha ancora imparato a scrivere.

Lungo il cammino che porta alla scrittura, incontra quattro amici, ognuno portatore di qualità fisiche, caratteriali e comportamentali che li rendono diversi e unici di fronte agli occhi curiosi di Danya.

Il primo si distingue per fermezza e precisione, il secondo per determinazione e rigore, il terzo per fantasia e desiderio di scoperta, il quarto per volontà di raccogliere e unire.

Danya impara a conoscere i quattro amici. Si diverte a provare a essere come loro nel modo di muoversi, di parlare e di relazionarsi con loro stessi, gli altri e il mondo. Di ognuno di loro conserva un pezzo e, pezzo dopo pezzo, Danya riesce a metterli insieme e a riprendere il cammino per giungere al suo “punto di allegria”.

SHEBBAB MET PROJECT

I Veryferici

Vincitore Premio Scenario Ustica ed ex equo Premio Scenario 2017

interpreti Lamin Kijera, Moussa Molla Salih, Alexandra Florentina Florea, Natalia De Martin Deppo, Youssef El Gahda, Matteo Miucci, Younes El Bouzari, Gianfilippo Di Bari, Camillo Acanfora /regia coordinata da Camillo Acanfora /

drammaturgia coordinata da Natalia De Martin Deppo / visual artist Aurélia Higuet /organizzazione Angela Sciavilla

I Veryferici arrivano da fuori. Se non arrivassero da fuori non sarebbero Veryferici. I Veryferici sono donne, Veryferiche. Sono rare, ma trasformano tutto.

I Veryferici sono figli del mondo che si chiude. Ma loro sanno forzare le serrature. I Veryferici suonano. A volte canzoni. A volte botte. A volte i citofoni di notte. I Veryferici sono i nipoti di un trickster, di una mondina, di un predone del deserto, di una strega negra. /I Veryferici ridono. Scappano. Bruciano. Scopano. Mangiano con le mani. Si drogano. Salvano il mondo. Muoiono giovani. /I Veryferici sono supereroi. O supererrori. Dipende da come si svegliano.

I Veryferici si lasciano raccontare solo tramite canzoni. Perché la lingua ufficiale gli sta stretta. I Veryferici si lasciano disegnare solo con la bomboletta. Loro fanno alla società quello che i graffiti fanno ai muri: li deturpano, li abbelliscono, li irritano. Il loro destino è venire cancellati. /I Veryferici potrebbero salvare il mondo solo se il mondo volesse essere salvato. /I Veryferici sono attirati dal centro. La tentazione ad entrare è forte. Il centro li attrae.

Come una falena con la luce. Come andrà a finire?

BARBARA BERTI

Bau#2

Vincitore Premio Scenario 2017

dalla serie BAU – Coreografia del pensare /concetto, coreografia, danza, testo Barbara Berti /dramaturg Carlotta Scioldo /assistente luci Liselotte Singer

Per essere un individuo integrato, deve essere identificato con il proprio corpo e con la propria parola. Per raggiungere questa integrazione occorre cominciare con l’essere il corpo – tu sei il tuo corpo. Ma le cose non finiscono qui. Bisogna finire con l’essere la parola. Ma la parola deve venire dal cuore”. Alexander Lowen, Il linguaggio del corpo

BAU#2 si basa su una ricerca che dialoga sia con la parte più istintiva dell’uomo, con il suo subconscio, sia con la percezione cosciente della realtà. Tale ricerca, iniziata nel 2013, ha dato vita a un metodo di lavoro applicato alla danza e alle arti performative, centrato sull’esplorazione delle connessioni invisibili tra corpo e mente, attivate in tempo reale dal performer e dagli spettatori in una sorta di interazione dialogica tra i rispettivi spazi interiori. Una pratica trasformatasi nel tempo in una precisa cifra stilistica, che pone al centro dell’indagine il pubblico come necessaria e imprescindibile polarità dell’atto performativo.

ASCANIO CELESTINI

Laika 90’

uno spettacolo di Ascanio Celestini
con
Ascanio Celestini e Giancluca Casadei alla fisarmonica /voce fuori campo Alba Rohrwacher /produzione Fabbrica SRL


Con questa nuova narrazione Ascanio Celestini ci racconta la vita di un improbabile Gesù che «vive chiuso in un appartamento di qualche periferia. Dalla sua finestra si vede il parcheggio di un supermercato e il barbone che di giorno chiede l’elemosina e di notte dorme tra i cartoni.

Con Cristo c’è Pietro che passa gran parte del tempo fuori di casa ad operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Questa volta Cristo non si è incarnato per redimere l’umanità.

Non sappiamo se si tratta davvero del figlio di Dio o di uno schizofrenico che crede di esserlo, ma se il creatore si incarnasse per redimere gli uomini condividendo la loro umanità (e dunque anche il dolore), questa incarnazione moderna non potrebbe non includere anche le paure e i dubbi del tempo presente».
Questo Cristo contemporaneo non vuole che entri nessun altro, all’interno del suo appartamento ma è interessato a ciò che accade fuori: «il mondo in mille metri quadrati di asfalto osservati da un paradiso-monolocale pochi metri al di sopra».

In questo nuovo lavoro, Celestini è partito dalla consapevolezza che con la crisi delle ideologie – nate dall’illuminismo e concretizzatesi soprattutto nel ‘900 – anche le religioni (in quanto visioni totalizzanti e dunque ideologiche) hanno subito un contraccolpo.

ASCANIO CELESTINIPueblo 90’uno spettacolo di Ascanio Celestini con Ascanio Celestini e Gianluca Casadei /suono Andrea Pesce / una produzione Fabbrica srl A me interessa raccontare la storia di un luogo che normalmente conosciamo solo quando vi accade qualcosa di scandaloso, di tremendo, di violento. Quando quello che accade, insomma, si trasforma in una notizia. Pueblo” è la seconda parte di una trilogia che comincia con “Laika”.In entrambi i casi si tratta di vicende di personaggi che vivono ai margini della narrazione alla quale siamo abituati. Personaggi che non hanno alcun potere e spesso stentano a sopravvivere, ma si aspettano continuamente che il mondo gli mostrerà qualcosa di prodigioso. Ci credono talmente tanto che alla fine il prodigio accade. Ignorano il potere di Dio o degli eserciti.La loro forza e la loro debolezza sono la stessa cosa, per questo, pur essendo ai margini della società vorrei che riuscissero a rappresentarla per intero. Questo spero di provocare: che lo spettatore professionista borghese, il giovane laureato o lo studente che ancora vive coi genitori si identifichi in un barbone o in una prostituta rumena, non perché vive la stessa condizione sociale, ma la stessa condizione umana. ” Ascanio Celestini CADA DIE TEATROCielo Nero 60’di Francesco Niccolini e Pierpaolo Piludu /con Pierpaolo Piludu /voci bimbi registrate Luca Pisano e Ousseynou Seck /disegno luci Giovanni Schirru / sonorizzazione Matteo Sanna /organizzazione Barbara Mascia /regia Mauro Mouuna produzione Cada Die Teatro

Un viaggio lungo venticinque anni, dove si torna da una guerra e si parte per un’altra, ci si innamora e si fa a botte, si gioca, si ride e si fa l’amore: insomma si diventa adulti, si soffre di gelosia e solitudine, si seppelliscono i propri cari e una città bellissima e amata diventa un cumulo di macerie. Efisio e Antioco Mereu sono gemelli, e questo racconto li accompagna dai sei ai trent’anni. Due gemelli che più gemelli di così non si può: si scambiano alle interrogazioni, e pure le ragazze, si scambiano. Eppure sono diversissimi, nei pensieri e nei destini: Efisio è un buono, riflessivo, incapace di prendere grandi decisioni, studia filosofia, fa il pittore. Antioco è l’opposto: studiare non gli piace, preferisce il lavoro fisico. Il primo è indifferente al fascismo che si avvicina, il secondo è anarchico e antifascista nell’animo e quando scoppia la guerra viene spedito sul fronte peggiore che ci sia, la Russia. Efisio invece, finisce in Marina, al sicuro, sul lungo mare di Cagliari. Fino al ’43, quando i bombardieri americani riducono in polvere buona parte della città.

Efisio e Antioco, protagonisti controvoglia di una storia tragica infinitamente più grande di loro, sono testimoni della rovina di quegli anni, della follia dell’Italia fascista e del delirio collettivo di cui si ammalò il popolo italiano.

CUORI DI PANNA SMONTATA – Scuola di Arti Sceniche La Vetreria
Rumore Bianco 2° episodio – L’invasione degli Altricorpi (senza chiedere il permesso)
diretto da Mauro Mou /drammaturgia di Emanuele Cioglia e Mauro Mou /con Edoardo Angius, Giulia Bacci, Enrica Casu, Maria Francesca Floris, Eleonora Fois, Daniele Lecca, Sara Mascia, Marta Pianu, Sofia Luisa Quagliano, Francesco Rocco, Alessandra Solinas, Enia Carboni, Matteo Marongiu, Riccardo Atzori, Elena Oviglia… e altri. /suono Matteo Sanna /luci Giovanni Schirru /collaborazione alla messa in scena Chiara Aru, Francesca Pani

Ci stavamo preparando al 2° episodio di Rumore Bianco. Stavamo continuando a cercare quella partitura panasonica, quel suono che contiene in sé tutto, con la speranza forse di ritrovarci. Quando all’improvviso sono arrivati loro, gli Altricorpi. Hanno viaggiato nel tempo e nello spazio per rispondere al “MAYDAY, MAYDAY, MAYDAY… Saremo mai felici, tutti noi esseri umani?”. Ci hanno parlato del paradiso e dell’inferno… e poi ci hanno ci hanno indicato la strada per il futuro che noi avevamo dimenticato.  E adesso siamo qui, che aspettiamo, alla fermata del QS-direzione Poetto.

Sinossi 2016 – Rumore Bianco I° episodio. Il “rumore bianco” è un continuo fruscio, una partitura panasonica che contiene in sé tutti i suoni. Spesso questo fruscio viene generato dalla nostra radio mentre cerchiamo nell’etere, tra le frequenze, una stazione, un segnale, un suono, una voce. Quel fruscio considerato distensivo ha uno spettro uniforme e genera soltanto numeri aleatori, incerti. Come il punteggio ottenuto con il lancio di uno o più dadi; l’altezza di uno studente preso a caso dalla sua classe; il reddito medio di un campione casuale di famiglie italiane; la durata della vita di un individuo. Il rumore bianco, che ha ampiezza costante su tutto il range di frequenze, si prende in esame per essere confrontato con la reale risposta dell’ambiente in cui lo stesso segnale viene diffuso.  Mi piace pensare che i giovani siano il rumore bianco di una collettività, una partitura polifonica e imprevedibile che ci permette in qualche modo di misurare il livello della nostra società. E poi questa volta, in scena con loro, ci sono anche io.

CADA DIE TEATRORaptus 60’

di e con Rossella Dassu /voce fuori campo Francesca Mazza /disegno luci, audio Giovanni Schirru /elaborazione suono Matteo Sanna /regia, collaborazione alla drammaturgia Alessandro Lay

Quello che ci siamo proposti è un percorso a ritroso che ci permetta di identificare le origini storiche e culturali di questi gesti efferati, erroneamente definiti “raptus”. E così siamo tornati indietro fino al mito greco, quel patrimonio ricchissimo a cui ancora oggi attingono psicologia e psicoanalisi e da cui trae origine il nostro immaginario occidentale, per scoprire che spesso accanto ad eroi dalle gesta gloriose si alternano figure femminili subalterne, spesso puramente a servizio dei protagonisti maschili, talvolta da questi tradite e abbandonate, talvolta spinte all’azione dall’orgoglio e definite di conseguenza come pericolose ed efferate criminali. Non sorprende del resto che tutto ciò che ci è stato tramandato dall’antica Grecia si sia conservato grazie alla preziosa mediazione di autori rigorosamente uomini. E così diamo voce ad alcune di quelle donne e ad alcuni di quegli uomini, immaginandoli protagonisti di un processo in cui imputati e vittime alternano la loro versione dei fatti per concludere con l’intervento di un coro/giudice che più che giudicare tenta di comprendere, consci del fatto che risieda nella comprensione l’unica possibile giustizia, se di giustizia si può mai parlare.

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