Era rimasta sola. La Giana amava sedersi in riva al fiume, nelle ore del tramonto, per osservare il cielo e i suoi riflessi sull’acqua, il calar della sera, le nuvole.
Se ne stava lì, pensierosa, il suo sguardo pareva perdersi lontano…
In principio c’era soltanto il fiume e la vallata.
Le Gianas del fiume Temo erano donne romantiche, desiderose di sacrificare il proprio destino immortale per un sogno d’amore.
Un’altalena di foglie d’oro e d’argento univa le sponde di quel fiume.
Aveva camminato tanto ed era stanca.
Con le gambe raccolte tra le braccia, sentiva di colpo la fatica di tutti quegli anni ricaderle addosso.
Era lei, la Giana del fiume Temo, l’unica rimasta della sua stirpe, custode della memoria, dei segreti del fiume…
I capelli lisci e lunghi, il corpo esile, indossava una veste leggera che le ricadeva ai piedi. Scalza, camminava sul margine del fiume, mentre i ricordi le attraversavano la mente…
Ripensava alle sorelle, al tempo trascorso tra le danze e il ricamo.
Intrecciavano altalene di seta per dondolarsi dal tramonto fino alla mezzanotte, quando poi si riunivano per le danze sotto la luna…Erano donne libere, dormivano su foglie di lino cucite tra le fronde degli alberi nelle notti estive, e d’inverno, nelle calde case di lana e pietra.
Ricamavano magie d’amore, i loro sogni, e al tramonto, dondolandosi sull’altalena del fiume, lasciavano che il vento trasportasse lontano quei merletti, che lievi come foglie facevano dei lunghi viaggi, adagiati sull’acqua del Temo, e poi sul mare, lontano, lontano…
Una sera, mentre si dilettava pigramente sull’altalena, scorse un giovane pescatore intento a cucire le sue reti.
Quel ricamo s’impresse nel suo cuore.
Le sue mani cantavano, lo ricordava così.
Le sere trascorse a dondolarsi sotto la luna.
Il loro amore.
La sua morte improvvisa.
Era pronta a rinunciare all’immortalità in nome dell’eternità di quell’amore, ma lui morì per un’improvvisa malattia. Pianse lacrime di rabbia e dolore per lungo tempo.
Poi un giorno, mentre ricamava, ricordò quando aiutava il suo amato a cucire le reti per la pesca… le sue mani ripercorsero quella danza. Quasi senza accorgersene si ritrovò in grembo un merletto di pregiata e originale bellezza. Quella trina catturò il cuore delle sorelle che le diedero un nome: filet.
Intrecciavano magie d’amore, i loro sogni, e al tramonto, dondolandosi sull’altalena, lasciavano che il vento trasportasse lontano quei merletti, che lievi come foglie facevano dei lunghi viaggi, adagiati sull’acqua del fiume, e poi sul mare, lontano, lontano…
Fu così che con il tempo le loro magie, incise su tele ricamate, sbocciarono… Catturarono il cuore dei loro amati.
Le piccole fate fluviali scelsero la vita mortale per amore.
Ebbero figli e nipoti, e ancora e ancora…finché non ne rimase soltanto una, la Giana del fiume Temo.
Nacque la cittadina di Bosa.
Il filet si diffuse e fu tramandato di madre in figlia.
Nessuno lo dimenticò…
Per saperne di più: Il merletto di Bosa: la storia di Maria