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Visioni (fanta)scientifiche sul tramonto della civiltà – in attesa della catastrofe – tra ironia e dramma in “Cous Cous Klan” di Carrozzeria Orfeo – una delle compagnie di punta della scena italiana contemporanea – che debutta in prima regionale nell’Isola DOMANI (mercoledì 20 febbraio) alle 20.30 al Teatro Massimo di Cagliari – dove resterà in cartellone fino a domenica 24 febbraio (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19) per la Stagione de La Grande Prosa & Teatro Circo 2018-2019 organizzata dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.

Focus su questioni scottanti e attuali – dalla privatizzazione dell’acqua all’irrisolto conflitto tra ricchi e poveri, dal traffico di rifiuti ai pregiudizi e all’emarginazione sociale – con la pièce che idealmente conclude la trilogia iniziata con “Thanks for Vaselina” e proseguita con “Animali da Bar”,per un’indagine sulle contraddizioni del presente, tra uno spietato ritratto di famiglia e un non meno crudele affresco della società, tra rabbia e solitudine, frustrazione e desideri inespressi e forse inconfessabili.

“Cous Cous Klan” – con drammaturgia di Gabriele Di Luca che firma anche la regia insieme con Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi – narra storie di tranquilla disperazione e (stra)ordinaria follia tra il degrado delle periferie urbane e le ultime tracce – o parvenze – d’umanità in un tempo non così remoto, in cui perfino l’accesso a una risorsa primaria e indispensabile come l’acqua è diventato privilegio di un’élite e per le masse dei diseredati non resta che l’arte di arrangiarsi, facendo ricorso ai più stravaganti espedienti per garantirsi la possibilità di sopravvivere.

L’ingiustizia è il fulcro di un universo distopico di un avvenire ipotetico e per molti versi inquietante (che altrove è già realtà, seppure negata o dimenticata, in aree del pianeta dove le popolazioni son costrette a lasciare il posto alle industrie, e i diritti vengono calpestati in nome del progresso, o meglio del profitto, l’ambiente viene sconvolto e la terra ferita, con effetti devastanti, come la desertificazione e l’inquinamento).

Sotto i riflettori Angela CiaburriAlessandro FedericoPier Luigi PasinoBeatrice Schiros e gli stessi Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi prestano corpo e voce agli stravaganti “(anti)eroi” di una moderna epopea dei vinti, sconfitti nella inesorabile e silenziosa guerra tra i detentori del potere e della ricchezza da un lato e dall’altro le vittime volontarie e inconsapevoli della miseria materiale e morale, che esaspera fragilità e difficoltà individuali. Mondi paralleli e non comunicanti, separati simbolicamente e concretamente da barriere di filo spinato, ospitano i privilegiati e i diseredati mentre sorgenti, laghi e fiumi son presidiati da guardie armate che tutelano la “proprietà” contro la sete degli esclusi: “Cous Cous Klan” restituisce in forma icastica gli effetti collaterali del consumismo e di un individualismo spinto agli estremi nella malinconia della moderna jungla metropolitana.

Viaggio agli inferi – in un immaginario futuro prossimo, disegnato dalle scenografie di Maria Spazzi che evocano i paesaggi desolati e lunari delle periferie delle città, come terre di nessuno dove trovano rifugio coloro che non hanno più nulla da perdere o non sanno dove andare – e riflesso nei fantasiosi costumi di Erika Carretta, in carattere con i temperamenti e i “mestieri”, forse perfino con l’umore e i pensieri dei personaggi, imprigionati in un’epoca terribile e costretti ad indossare loro malgrado una metaforica corazza per resistere ai colpi inferti dal destino.

La banalità del male si rivela in tutta la sua pericolosità attraverso l’indifferenza che permette ai più fortunati di ignorare le sofferenze altrui, di isolarsi nella loro roccaforte ed estraniarsi dai problemi che affliggono le moltitudini, facendosi baluardo della loro sicurezza di sé, del lusso e dell’eleganza, segni di una presunta “superiorità”, per godere imperturbabili di un benessere frutto del sudore e del sangue, conquistato con la forza, strappato alle folle di inermi insieme a ogni illusione di felicità.

La pièce usa la chiave dell’umorismo e toni grotteschi per mostrare uno spaccato della realtà, quello più doloroso – ma forse più interessante e animato nella sua disordinata ma inesauribile vitalità: tra le lamiere e i rottami di vecchio parcheggio si ritrovano tre fratelli – Caio, sacerdote rinnegato e vagamente nichilista, l’inquieto e sordomuto Achille, immerso nel suo silenzio e Olga, la maggiore, «obesa e con un occhio solo» – oltre a Mezzaluna, il compagno di Olga, un immigrato di fede musulmana che si mantiene ai confini tra legalità e illegalità e un nuovo arrivato, Aldo, precipitato dallo status di borghese a quello di clochard. Sarà l’apparizione di Nina – «una ragazza ribelle e indomabile, un’anima sospesa ed imprevedibile» a turbare l’equilibrio della strana comunità, facendo riaffiorare, tra nuove incognite e ambiziosi quanto inverosimili progetti, l’idea di un possibile riscatto sociale e la prospettiva di un’esistenza diversa – magari di un futuro migliore.

 “Oltre la Scena” per il consueto incontro con gli artisti – incastonato ne I Pomeriggi della Fondazione: la parola ai protagonisti – Angela CiaburriAlessandro FedericoPier Luigi PasinoBeatrice SchirosMassimiliano Setti e Alessandro Tedeschi – insieme con la giornalista Daniela Paba (La Nuova Sardegna )  venerdì 22 febbraio alle 17.30 nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna in via San Salvatore da Horta n. 2 a Cagliari per una riflessione sui temi e gli interrogativi suggeriti dallo spettacolo e sullo stato dell’arte del teatro contemporaneo – oltre che sul mestiere dell’attore e sulla dialettica fra arte e società alle soglie del terzo millennio  – ingresso libero fino a esaurimento posti.

SCHEDA DELLO SPETTACOLO 

Carrozzeria Orfeo

Cous Cous Klan

drammaturgia Gabriele Di Luca

con Angela Ciaburri (Nina), Alessandro Federico (Aldo), Pier Luigi Pasino (Mezzaluna), Beatrice Schiros (Olga), Massimiliano Setti (Caio), Alessandro Tedeschi (Achille)

voce fuori campo Andrea Di Casa

musiche originali Massimiliano Setti

scene Maria Spazzi

assistente alle scene Aurelio Colombo

costumi Erika Carretta

luci e direzione tecnica Giovanni Berti

 allestimento Nicolò Ghio

illustrazione Federico Bassi

foto di scena Laila Pozzo

regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi

una coproduzione Teatro dell’Elfo / Teatro Eliseo / Marche Teatro

in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana  /  La Corte Ospitale – residenze artistiche

In tutto il mondo l’acqua è stata privatizzata. Ormai da dieci anni, fiumi, laghi e sorgenti sono sorvegliati dalle guardie armate del governo, che non permettono a nessuno di avvicinarsi alle fonti idriche. Il divario tra ricchi e poveri è allarmante e mentre i primi vivono all’interno delle cosiddette recinzioni, ovvero città recintate da filo spinato e sorvegliate da telecamere di sicurezza, i secondi tentano di sopravvivere al di fuori di esse lottando ogni giorno contro la mancanza di cibo e di acqua.

In un parcheggio abbandonato e degradato dietro ad un cimitero periferico, sorge una micro comunità di senzatetto, all’interno della quale sono parcheggiate due roulotte fatiscenti. Nella prima ci vivono tre fratelli: Caio, ex prete nichilista e depresso, Achille, sordomuto e irrequieto, e Olga, la sorella maggiore, obesa e con un occhio solo. Nell’altra roulotte ci vive Mezzaluna, il precario compagno di Olga, un musulmano, immigrato in Italia ormai da dieci anni, che per sopravvivere seppellisce rifiuti tossici per un’associazione criminale di giorno e lavora come ambulante di notte.

Presto alla comunità, già logorata da continui conflitti razziali ed interpersonali per la sopravvivenza, si aggiungerà Aldo, un medio borghese, elegante e maturo, che dopo un grave problema famigliare si è ritrovato a dormire per strada. Ma a sconvolgere il già precario equilibrio di questa comunità sarà Nina, una ragazza ribelle e indomabile, un’anima sospesa ed imprevedibile, che si rivelerà al tempo stesso, il più grande dei loro problemi e la chiave per il loro riscatto sociale.

Note di regia

Ancora una volta Carrozzeria Orfeo sarà impegnata a fotografare senza fronzoli un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze, attraverso un occhio sempre lucido, divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi che racconta. La comune mancanza d’amore dei protagonisti delle nostre storie porta i dialoghi all’eccesso e all’isteria evidenziando gli aspetti tragicomici di esistenze che commuovono e fanno ridere nello stesso istante. I loro tormenti emotivi amplificano il loro aspetto umano, raccontando una realtà spinta all’assurdo che, però, attiene al nostro quotidiano. Uno stile “eccessivo” che, trasformandosi in provocatorio realismo, cerca un divertimento mai gratuito e fine a se stesso. Come compagnia portiamo avanti da anni un lavoro di costante ricerca sulla mescolanza dei generi, con l’obiettivo di fondere l’ironia alla tragicità, il divertimento al dramma, in una continua escursione fra realtà e assurdo, fra sublime e banale. Ci interessa muoverci sul fragile confine dove, all’improvviso, tutto può inevitabilmente risolversi o precipitare.

CARROZZERIA ORFEO

www.carrozzeriaorfeo.it

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