Gli Aquila Altera
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Andare alla ricerca della musica del medioevo è una sfida senza molti punti di riferimento. I suoni e gli strumenti originali non sono arrivati fino ai nostri giorni, le partiture non hanno avuto la stessa sistematica riproduzione che hanno conosciuto i brani a partire dal sedicesimo secolo, le notazioni vanno interpretate in maniera non esattamente identica a quella attuale. L’operazione dei musicisti che ne riprendono le suggestioni si compone di diversi tipi di ricerca: testi e partiture, prassi esecutive, ricostruzione degli strumenti. Seguiremo in maniera alternata le vicende di due gruppi e le loro scelte: la fedeltà alla matrice originaria di Aquila Altera, formazione aquilana; la scelta di utilizzare gli strumenti medioevali per suonare jazz dei catalani Kaulakau.

Il lavoro di Aquila Altera si sviluppa a partire dai repertori più conosciuti del medioevo. «In origine, spiega Antonio Pro membro della formazione aquilana, pensammo di studiare ed analizzare i repertori liturgici e paraliturgici quali Cantigas, Laudi cortonesi, Llivre Vermeill riferendoci soprattutto al culto Mariano. La crescita del gruppo ha creato la necessita di una ricerca intensa che via via ci haportato ad affrontare repertori meno noti ma non meno importanti, come il repertorio sacro e profano abruzzese e marchigiano.»

Kaulakau invece alla ritmica formata da contrabbasso e batteria aggiunge una front-line costituita da tenora e ghironda. «Abbiamo deciso di dar vita a una formazione che potesse mescolare diversi stili, racconta Marc Egea, suonatore di ghironda nel quartetto. Sin dall’inizio, abbiamo cominciato a lavorare sui vari stili da cui proveniamo: folk, jazz, flamenco, musica classica e sperimentale, rock e via dicendo.»

Un lavoro di recupero filologico, come quello di Aquila Altera, si fonda sulla ricerca puntuale delle prassi esecutive della musica del Medioevo e del Rinascimento. «Il nostro approccio ai brani è quello tipico dei musicisti di estrazione classica: ci avviciniamo ai nuovi repertori attraverso studi musicali sia tecnici che teorici, con l’ausilio di esperti del settore, afferma Pro. Nei Conservatori di musica italiani, lo studio della prassi esecutiva antica parte dal barocco. I dipartimenti di musica antica nelle istituzioni musicali italiane non prevedono lo studio né dell’esecuzione né della notazione medievale e rinascimentale: pertanto chi vuole avvicinarsi a tali repertori deve affidarsi ad accademie specializzate o a musicisti esperti del settore che a loro volta hanno elaborato una chiave di lettura del repertorio antico.»

Kaulakau, invece, si presenta, in pratica, come un quartetto jazz pianoless, una formazione senza il supporto armonico del pianoforte o della chitarra, con due strumenti solisti e due strumenti ritmici. L’analisi di Marc Egea prosegue. «Potremmo inserirci in un’estetica di tipo jazzistico, ma sperimentiamo di continuo: sfruttiamo con piacere il fatto di essere un gruppo di quattro musicisti che provengono e praticano stili diversi, vogliamo nuovi suoni e cerchiamo di oltrepassare le barriere tra strumenti e stili. Le relazioni tra i nostri brani e le tradizioni popolari sono concentrate soprattutto nel suono del gruppo: la ghironda e la tenora sono strumenti appartenenti al mondo della musica folk, diciamo che questa può essere la base del nostro lavoro, il punto essenziale nella nostra visione sul quale possiamo costruire una musica tanto sperimentale quanto consistente. Sono molto contento però del fatto che, nel nostro disco, la tenora non suoni come un tipico strumento catalano, ma come qualcosa che sia stato influenzato da John Coltrane.»

Un aspetto importante di un percorso simile è la ricerca sugli strumenti: Antonio Pro ci aiuta a cogliere il filo logico seguito da Aquila Altera. «Gli strumenti che usiamo nelle esecuzioni sono strumenti ricostruiti da esperti liutai che hanno potuto far rinascere questi strumenti ormai scomparsi, ispirandosi alle iconografie dell’epoca – affreschi, pale pittoriche e sculture. L’altra possibilità ci è data dall’uso di tutti quegli strumenti rimasti nella musica tradizionale e che anch’essi si ritrovano nelle testimonianze pittoriche. Perciò a strumenti ricostruiti affianchiamo quelli della tradizione: cornamuse, launeddas, oud, tamburelli, tammorre e ghironde.»

Nel caso di Kaulakau, la dinamica del quartetto, la sua costruzione mista tra antico e moderno, porta a una visione particolare. Marc Egea la spiega così: «Costruiamo le armonie lavorando con gli strumenti solisti e con il contrabbasso e, quando ci muoviamo su un territorio modale, è sulla ghironda che ricade il compito di riempire i vuoti dovuti all’assenza di un pianoforte. Spesso, però, preferiamo una situazione ancora più scarna, dominata da ritmo, melodia e contrappunto. Certo, il nostro approccio ci dà una grande libertà espressiva: i limiti non sono negli strumenti o negli stili, ma nelle persone che suonano. Il nostro obiettivo è trovare nuove strade, il pubblico non può volere nuove cose, se i musicisti non gliene offrono. Ci sono anche dei rischi, certo: ma cosa sarebbe la libertà senza rischi?»

La formazione aquilana ha anche approfondito il confronto con il canto e, in particolare, con il cato corale. Un elemento fondamentale dal momento che le testimonianze più antiche sono riferite a musiche vocali, principalmente eseguite a cappella. «Anche perché attraverso la voce si mettono in risalto testi che ci restituiscono storie e racconti che svelano anche momenti di vita medievale. La nostra collaborazione con il gruppo vocale Le Cantrici di Euterpe nasce dal medesimo interesse ad esplorare questo repertorio ricco di possibilità interpretative avendo a disposizione un gruppo di voci pronto a sperimentare anche repertori poco conosciuti o completamente inediti della musica antica.»

Per chiudere, il giusto tributo a un lavoro particolare e tutt’altro che banale lo vogliamo fare citando i nomi e gli strumenti suonati dai singoli musicisti. Per quanto riguarda Aquila Altera, sono coinvolti: Maria Antonietta Cignitti alla voce, arpa, ghironda, percussioni; Daniele Bernardini ai flauti dritti, doppio flauto, flauto e tamburo, bombarda, cornamuse; Gabriele Pro alla viella, violino; Cristina Ternovec alla ribeca, viola da gamba, lirone; Antonio Pro all’oud, liuto medievale, gitten, chitarra rinascimentale e barocca. La formazione dei Kaulakau è composta invece da: Marc Egea alla ghironda, Jordi Molina alla tenora, Franco Molinari al contrabbasso e Enric Canada alle percussioni.

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