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Come dei novelli Darwin, con lo spirito per l’avventura dei naturalisti del passato, 20 entomologi per passione si dedicano alla scoperta e catalogazione di nuove specie. Non alle Galapagos e neanche in Madagascar dove la ricchezza di biodiversità ha fatto la storia delle Scienze Naturali, ma in Sardegna.

Sono professionisti dei settori più diversi, dall’estetista al pittore al ristoratore, alcuni sono in cerca di lavoro, altri ancora studenti, ma tutti accomunati dalla passione per l’entomologia, la scienza che studia gli insetti. Fra gli attivisti di questo silenzioso movimento Davide Cillo ed Erika Bazzato ne sono un po’ i portavoce.

Gli insetti, tanto distanti dall’immaginario collettivo di teneri cuccioli da coccolare, o si amano o si odiano. Lo sa bene Davide Cillo che fin dalla tenera età di 6 anni ha scoperto questo immenso amore grazie a un libro donatogli dal padre e che ancora oggi, all’età di 46 anni, conserva gelosamente.

Erika, giovane laureata in Scienze Naturali, ha importanti collaborazioni col Museo Koenig di Bonn per gli studi sulla forma e le dimensioni di insetti sardi.

Davide ed Erika sono fra i pochi entomologi sardi attivi in Italia, autori di numerose pubblicazioni scientifiche nazionali ed internazionali sono ormai autorità delle scoperte entomologiche isolane.

Il loro hobby, collezionare e catalogare gli insetti della Sardegna, insieme agli altri entomologi del gruppo, li ha resi profondi conoscitori della natura, dalle coste alla montagna, dai prati ai boschi fino alle impervie cavità sotterranee e le grotte dove si calano da esperti speleologi alla ricerca di specie sconosciute.

Per uno stesso insetto che possiamo trovare in tutta l’area mediterranea, la Sardegna, in quanto isola, rappresenta una nicchia a se, un ambiente diverso e unico. Per questo si ipotizza che centinaia di insetti si siano evoluti nell’isola in modo autonomo dando origine a nuove specie, sottospecie e varietà ancora da studiare.

Ognuno dei 20 naturalisti è diventato custode di collezioni private costituite da migliaia di esemplari accessibili solo su richiesta. Il loro impegno è molto apprezzato dal Belgio alla Germania, alla Francia fino alla Nuova Zelanda, alcuni esemplari poi sono stati donati al Museo Doria di Genova, ma in terra sarda la loro è un’attività poco conosciuta come pochi sono i contatti con le autorità accademiche locali.

L’attività di ricerca e cattura degli esemplari è svolta tramite i mezzi tradizionali che hanno contribuito a dipingere il ritratto del naturalista nei secoli, da Linneo a Lamark a Darwin, ad Alberto La Marmora nel suo viaggio in Sardegna. Tra questi mezzi: retini per farfalle e per insetti acquatici, contenitori di vario genere, l’originale ombrello da entomologo con manico snodabile e trappole innescate con carne putrefatta, aceto, birra o frutta. Un curioso metodo di cattura detto “a lume” si effettua di notte. Spesso le piante forniscono importanti indizi di presenza come fori e gallerie scavati nel legno. Il tutto è supportato da una grande dose di pazienza che spesso porta il gruppo di entomologi a indicibili attese, ore e ore immobili nella speranza di incontrare l’insetto sconosciuto, quello non classificato, il pezzo raro della collezione.

Fra le scoperte più singolari il Cebrio supramontanus, un coleottero cebrionide che appartiene a quel raggruppamento di insetti aventi un paio di ali, le elitre, trasformate in robusta custodia entro la quale sono ripiegate le “vere ali” che gli consentono di volare e delle antenne lunghe e nodose. Scoprire una nuova specie in questo raggruppamento è straordinario perché è fra quelli più studiati in assoluto ed era da più di 100 anni che non ne venivano descritti di nuovi in Italia. Lo stato delle attuali conoscenze su questi insetti è molto buono soprattutto in Italia, ma la posizione geografica peculiare della Sardegna e questo eccezionale rinvenimento la dicono lunga su una fauna che aspetta ancora di essere catalogata.

Hanno preso parte ad uno studio filogenetico, cioè sull’origine e discendenza di specie simili, sugli scarabei del genere Pachypus, classificando una nuova specie, il Pachypus sardiniensis, che si collega alla deriva dei continenti attraverso le ere geologiche e all’evoluzione delle specie nelle isole.

Ma queste sono solo alcune delle tante imprese compiute dai 20 entomologi perché le loro segnalazioni sono centinaia e in preparazione altre decine su decine comprese le descrizioni di almeno altre due nuove specie esclusive per la Sardegna. C’è però un rammarico: quello di non essere supportati dalle istituzioni scientifiche in loco e vedere il proprio lavoro riconosciuto e apprezzato solo oltre il Tirreno.

Il loro sogno è quello di fondare una rivista autorevole tutta sarda e aprire un museo che possa divenire punto di incontro non solo per gli appassionati, ma un luogo di cultura scientifica su un settore, quello dell’entomologia, troppo spesso considerato retaggio del passato.

Conoscere la nostra isola attraverso i suoi insetti può diventare un punto di vista alternativo per la conservazione della sua biodiversità unica e ancora oggi tutta da scoprire.

Fonti: Zootaxa, Lambillionea, Annali Museo Civico di Storia naturale “G. Doria”

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