Articolo di Liliana Navarra
La scura sala cinematografica non riesce a celare gli occhi profondi di Marceline Loridan, occhi commossi rivedendo sullo schermo l’amore della sua vita: Joris Ivens, padre del cinema documentale. Un amore che il cinema ha fatto nascere e che nemmeno il calato sipario dell’oscura morte può dissolvere.
Marceline Loridan dietro quell’aria da zia premurosa, disponibile e sorridente, cela una donna forte, segnata dall’orrore dei campi di concentramento.
Racconta parte della sua esperienza nel film «Chronique d’un Été» (1961) di Edgar Morin e Jean Rouch, un film-inchiesta che imposta il problema della comunicazione attraverso la parola. Un film a due vertenti, da un lato Morin tende all’inchiesta sociologica, dall’altro l’etnografo Rouch punta sulla ricerca antropologica.
Marceline, la ragazza dai capelli rossi, interroga i passanti “êtes-vous heureux?”. Ella stessa finisce per porsi questa domanda nel celebre monologo sulla deportazione. E fu proprio questo film che fece scoccare la scintilla tra Marceline e Joris Ivens – ci racconta Marceline durante l’incontro tenutosi a Lisbona – Joris, dopo aver visto il film, chiede agli autori notizie sull’attrice. Il destino in seguito ha fatto esaudire questo desiderio; si sono ritrovati a un’esposizione di fotografia e dopo un invito a pranzo, non si sono più lasciati.
Marceline Rosenberg (nome di battesimo) nacque a Épinal in Francia nel marzo del 1928. Nata in una famiglia ebrea fu costretta ad emigrare in Francia nel 1919. Catturata dalla Gestapo insieme a suo fratello, fu inviata ad Auschwitz-Birkenau nel marzo del 1944 ed in seguito trasportata al campo di Theresienstadt, dal quale fu liberata nel Maggio del 1945.
Scrive nel suo libro di memorie: “Nel 1945, di ritorno dalla deportazione, eravamo folli, completamente folli, noi, i giudei sopravissuti. (…) I deportati si sono suicidati, altri sono diventati dementi, altri ancora sono morti rapidamente (…)”.1
Giornalista, cineasta e documentarista, Marceline fu anche l’inseparabile collaboratrice di Joris Ivens. Iniziò con lui come tecnica del suono, ma in seguito i suoi consigli e la sua collaborazione si fecero sempre più marcanti.
Nel 1962 realizza, con Jean-Pierre Sergent, «Algérie, année zero» documentario sull’Indipendenza dell’Algeria. Non pochi problemi sorsero durante le riprese, tra cui una perquisizione nell’appartamento di Marceline e un fermo della polizia concluso senza accuse. Il documentario fu censurato e proibito in Francia per quasi 50 anni.
Più tardi con il marito Joris crea la casa di produzione Capi Films. Insieme realizzarono nel 1956 «Le ciel, la terre», documentario sulle origini della guerra in Vietnam; nel 1968 realizzarono «17ème Parallèle» prodotto dalla loro casa di produzione, «Le peuple et ses fusils» e «La guerre populaire au Laos» realizzati insieme a vietnamiti sulla lotta popolare Laotiana.
Nel 1976 realizzarono dodici film sulla Cina, «Comment Yukong Déplaça les Montagnes» (How Yukong Moved the Mountains). Nel 1985 Maceline inizia una collaborazione con Elizabeth D. Prasetyo sulla vita e il lavoro di Joris, «A Tale of the Wind» (1988).
Alla morte del suo amato Joris, avvenuta nel 1989, Marceline Loridan-Ivens crea la Fondazione Europea Joris Ivens in Olanda e l’Association des Amis de Joris Ivens in Francia.
Non possiamo dimenticarci del film intervista «Épouse du vent» (1998) di Daniela Schulz, un documentario-intervista con Marceline Loridan sulla sua vita di documentarista, compagna di Joris Ivens e deportata. E «La petite prairie aux bouleaux» (2003) un live-action film, con Anouk Aimée, inspirato alla sua esperienza nei campi di concentramento. Il titolo è la traduzione del termine polacco Brezinka germanizzato in Birkenau. “Je veux retrouver la mémoire pour tout oublier ensuite” – dice Marceline – una maniera di affrontare i fantasmi del passato, specialmente dopo l’incontro con Oskar (August Diehl) un giovane fotografo tedesco, nipote di un ufficiale delle SS.
“Perché così tardi?” le viene chiesto in un’intervista rilasciata a Sandy Flitterman-Lewis “Ho fatto passare così tanti anni prima di dare il mio contributo per far vivere la memoria dell’Olocausto semplicemente perché per tutto questo tempo ero incapace di farlo. Come persona, simile ad altri sopravvissuti (credo) sia meglio restare in silenzio. Ma oggi, come artista, anche se hoveramente pauradi non averne la capacità, so che ho il dovere diesprimermi e di aggiungere la mia vocea quelladelle personeche hannoavuto il coraggio diparlare (…).”2
Le luci in sala oramai si sono accese e noi non possiamo che attendere le nuove avventure di Marceline Loridan Ivens. Una combattente che non si è mai arresa, una donna che ha dedicato la propria vita al cinema della memoria.
(Lisbona, 2011)
Filmografia
Chronique d’un été
, 1959 (Attrice); Algérie année zéro, 1962; Europort Rotterdam, 1963; Europort Rotterdam, 1963; Le ciel, la terre, 1965; Le 17ème parallèle: la guerre du peuple, 1968; Le peuple et ses fusils, 1968; Comment Yukong déplaça les montagnes, 1971–1976; Une histoire de ballon, 1976; Les Kazaks, 1977; Les ouigours, 1977; Une histoire de vent, 1988; Golem, l’esprit de l’exil, 1992 (Attrice); Peut-être, 1999 (Attrice); Éloge de l’amour, 2001 (Attrice); La petite prairie aux bouleaux, 2003 ; La Fabrique des sentiments, 2008 (Attrice).
Bibliografia essenziale
Loridan-Ivens, Marceline. Ma vie balagan. Éd. Robert Laffont, 2008.
Magdanz, Andreas. Oswiecim-Brzezinka: Hommage a Marceline Loridan-Ivens. Aachen: Magdanz Verlag, 2003.
1. Marceline Loridan-Ivens, Ma vie balagan. Éd. Robert Laffont, 2008: 264. (traduzione a cura di L. Navarra).
2. Sandy Flitterman-Lewis, Marceline Loridan-Ivens, 1928 (traduzione a cura di L. Navarra)