Con i suoi fiori rossi in contrasto col verde acceso delle foglie, la Stella di Natale è uno dei simboli più popolari delle festività di fine anno anche nel bacino del Mediterraneo. Non può mancare nelle nostre case, spesso è un dono, è un’immagine familiare che evoca il Natale, la festa. Un simbolo cui non possiamo rinunciare, eppure poco o nulla sappiamo di una pianta che ci affascina ogni anno per il suo aspetto evocativo, per la consistenza vellutata, per il suo valore decorativo.
La Stella di Natale ha un nome e cognome Euphorbia pulcherrima, un’identificazione scientifica che la colloca in un ben preciso albero genealogico, in un sistema, quello di Linneo, che molto ci racconta sul suo aspetto esteriore. E’ un’euphorbia, appartiene a una famiglia di oltre 6.500 piante, accomunate da fiori piccolissimi e poco appariscenti, e da un lattice bianco velenoso e irritante che scorre nei tessuti dei fusti e delle foglie. I piccoli fiori detti ciazi, sono diversi fra loro: quelli maschili con i soli stami e quelli femminili col solo pistillo. Sembrano petali vellutati le foglie dal colore scarlatto che tanto ci fanno pensare al Natale e, a guardarle bene, sono proprio foglie. Foglie vere che nella forma non hanno niente di diverso dalle foglie verdi, da tutte le altre foglie. Si chiamano brattee e a somiglianza di petali attirano gli insetti che impollineranno i piccoli fiori per dare vita ai frutti, ai semi che perpetueranno la specie.
Siamo troppo abituati a vedere la Stella di Natale nelle nostre case per ricordarci un’origine lontana. Eppure a guardarla bene è diversa dalle euphorbie nostrane, quelle dal colore verde pallido ai bordi dei marciapiedi, ma anche quelle imponenti dei paesaggi naturali di tutta l’area mediterranea. Lei viene dal Messico e come tutte le piante tropicali esibisce colori forti e inaspettati. Forse è proprio il suo aspetto fuori dai paesaggi consueti che l’ha fatta apprezzare tanto da diventare simbolo della festa a noi più cara.
La Stella di Natale, Euphorbia pulcherrima per i botanici, è anche comunemente nota come Poinsetta, un nome comune legato alla sua storia. Joel Roberts Poinsett (1779-1851), diplomatico, segretario alla Guerra degli Stati Uniti d’America, fu uno dei fondatori della prestigiosa Società per la Promozione delle Arti e della Scienza che diventerà la prestigiosa Smithsosian Institution. Fra il 1821 e il 1825 Poinsett fu in missione in Messico. La sua formazione oltre che militare era quella dei medici dell’epoca. Un buon medico doveva intendersi di botanica. Come rimanere indifferente a quel fiore scarlatto, a una pianta con fiori rossi alta anche 2 o 3 metri? Joel Roberts Poinsett introdusse così per primo, negli Stati Uniti, la Stella di Natale che da lui prese il nome comune di Poinsetta. Dagli Stati Uniti divenne una moda possedere la Poinsetta che si diffuse ben presto anche in Europa.
Ma perché una pianta tropicale, legata a un clima caldo rappresenta il Natale, il freddo e la neve del nostro immaginario? E’ una pianta brevidiurna, cioè fiorisce quando le ore di luce al giorno diminuiscono. Alle nostre latitudini i giorni più corti sono proprio in coincidenza delle feste di fine anno. E così quando la notte si fa più lunga ecco che alcune foglie, quelle più vicine ai fiori riuniti alla sommità dei fusti, arrossiscono, si vestono del colore della festa e compiono la loro missione nell’attirare l’attenzione degli insetti e la nostra.
Il suo clima ideale comprende una temperatura tra i 14 e i 22° C, ma anche temperature più basse alle nostre latitudini, teme il gelo, ma anche il troppo caldo degli appartamenti, vuole tanta luce. Gradisce il concime d’inverno, ma guai se la innaffiamo troppo. E’ nata in Messico, si è evoluta in carenza d’acqua, i suoi fusti conservano l’acqua all’interno. Troppa acqua potrebbe annegare le cellule dei suoi tessuti. Perderebbe le foglie fino a morire. Lasciamola quindi sempre un po’ assetata.
Quando le giornate si allungano, la nostra pianta perde pian piano l’abito delle feste, si spoglia delle foglie rosse, delle foglie verdi e va a dormire. In primavera possiamo anche accorciare i fusti, per infoltirla, favorendo lo sviluppo di nuovi germogli. Attenzione al liquido bianco che trasuda: è tossico per gli animali domestici e irritante per noi anche al tatto.
Superata l’estate, quando le ore di luce ricominciano a diminuire ecco che l’incanto si ripete. Pian piano la nostra Stella ritrova le foglie, i boccioli, alcune foglie si tingono di rosso e l’incanto ricomincia. Ricomincia la festa, è di nuovo Natale!