Donori oggi
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Lo studio della toponomastica può dare delle indicazioni sulla storia della comunità che abita un territorio e sull’uso del territorio stesso? Sulla consistenza fondiaria delle famiglie? Può darci un quadro della divisione in classi sociali? Dell’immigrazione? Dell’evoluzione linguistica? Abbiamo preso il territorio della villa di Donori, durante i secoli XVII e XVIII dell’epoca moderna.

La denominazione delle località, al momento dell’insediamento di una comunità, e durante il processo di modificazione e utilizzo del territorio, può senz’altro derivare dal riconoscimento degli spazi come elementi caratteristici del paesaggio, ossia isolabili dal paesaggio per determinate caratteristiche pedologiche, idrologiche od orografiche, visibili e riconoscibili, ma anche dalla presenza di elementi di natura monumentale, come nuraghi, tombe dei giganti ed altre costruzioni di tipo megalitico, che costituiscono un riferimento visivo immediato.

Essendo i toponimi gli elementi linguistici più durevoli nel tempo, questi percorsi spesso sono quelli più facili da individuare e circoscrivere, quando, per esempio, legati a elementi naturali ancora caratteristici o a siti archeologici e architettonici perlomeno documentati e attestati, ferme restando le difficoltà, pure notoriamente frequenti per la Sardegna, di evidenziare nei nomi radici etimologiche e fenomeni fonetici.

A questi fattori se ne aggiungono e intersecano altri che potremmo definire di natura politica o amministrativa, perché è evidente che le scelte delle comunità e dei governanti, e l’amministrazione di un territorio, hanno conseguenze pratiche nella destinazione delle sue porzioni abitative, agrarie, incolte, e quindi esigenze di indicazione verbale e scritta.

Così come è nota la frequenza dei toponimi legati al sistema di sfruttamento a rotazione del territorio, affermatosi in epoca giudicale, che divideva i terreni di pertinenza delle villae in bidatzoni e paberili, o di quelli che indicano le antiche aree incolte e boschive destinate originariamente al pascolo del bestiame e ad aree ademprivìli (Sartu, Saltu ecc.).

In epoca moderna la Sardegna è entrata nella sfera politica prima catalano-aragonese, poi castigliana, spagnola diremmo, ed infine sabauda. Le diverse dominazioni hanno determinato profonde modificazioni rispetto alle precedenti epoche giudicale e pisana, sia nella divisione e gestione amministrativa del territorio che nei metodi di utilizzazione e sfruttamento delle terre. Si è parlato spesso di un ritorno ad un sistema feudale che nell’Italia peninsulare e nell’Europa del Nord andava scomparendo.

È evidente che anche la mappa toponomastica della Sardegna ha subito, in questo periodo, variazioni e aggiustamenti legati proprio alla divisione territoriale in feudi, alla comparsa di nuove classi sociali, alla ridefinizione del sistema comunitativo di conduzione del territorio, alla politica estensiva del latifondo, alla presenza di nuovi proprietari e signori.

La ricerca condotta ha cercato di disegnare non solo l’evoluzione della toponomastica nella villa di Donori tra il XVII e XVIII secolo, ma pure, a grandi linee, alcuni aspetti sociali ed economici della comunità.

Dalle fonti testamentarie si è potuto ricavare, in alcuni casi con una buona approssimazione, l’assetto patrimoniale, fondiario e immobiliare di alcune famiglie; il riscontro è avvenuto proprio attraverso l’indicazione della località e del relativo toponimo, e questo ha permesso di raccogliere via via una notevole quantità di informazioni e di dati.

Donori
Donori

D’altra parte si è potuta delineare, in maniera abbastanza chiara, la situazione del territorio di Donori in quei secoli. L’analisi della documentazione d’archivio ha consentito, soprattutto per il XVII secolo, di ricostruire la realtà insediativa della villa e le peculiarità dei suoi abitanti esercenti le varie professioni, in relazione all’utilizzo del territorio.

Donori è, verosimilmente, il toponimo che identifica la località dove, all’inizio del Seicento, è sorta la villa, dopo lo spopolamento che nel Quattrocento aveva caratterizzato il suo territorio e la toponomastica conseguente.

Il ripopolamento sembra avvenire dapprima in conseguenza di una consistente ondata migratoria proveniente dalle ville di Samatzai, Serrenti, Serdiana, Sicci, nelle località de Su Tzurru, Su Crabili, Sa Crèsia, Su Cùcuru.

Il fatto insediativo non è naturalmente disgiunto dal rapporto che la rinnovata presenza di forze lavoro instaura col territorio, dove sa bidatzoni svolge la sua funzione in località prossime al modesto centro abitato. Nella seconda metà del Seicento poi, le fonti notarili mettono in evidenza la presenza di naturals, nativi, della villa di Gadoni, come i Vacca, titolari di una consistente proprietà fondiaria.

La volontà di contrarre negoziazioni patrimoniali è frequente e riguarda il passaggio di proprietà di piccoli appezzamenti di terreno spesso coltivabili a orto. Accanto a questa articolazione fondiaria non mancano anche quelle relative agli immobili, alcune case in varie località che si stanno urbanizzando fino a configurare il tessuto odierno.

La crescita della villa, dunque, tende ad associarsi non solo alla diffusione della pastorizia e della cerealicoltura, ma anche a quella dell’ortocoltura; anzi quest’ultima sembra risultare, secondo la lente d’ingrandimento fornitaci dalla toponomastica, l’unica attività che si mantiene viva anche nei tempi dello spopolamento durante il XIV e XV secolo (Is Ortus de Bàsciu è una località di utilizzo del territorio molto antica e di cui esiste un corrispondente linguistico catalano, già testimoniato nei primi decenni del Seicento).

Nel Settecento si registra un incremento delle aree destinate alla coltivazione del grano, in relazione non solo all’aumento della popolazione locale ma anche delle necessità di consumo della città di Cagliari, secondo i principi imposti dal vincolismo annonario. L’impiego in espansione dei terreni coltivati a grano non è comunque disgiunto dalla crescita del centro urbano della villa: alla metà del XVIII secolo anche l’area compresa tra Su Crabili e Sa Crèsia è urbanizzata, se anche l’elemento toponomastico relativo all’area risulta essere già perfettamente codificato.

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