Viene chiamato così un avvenimento storico che ha dell’incredibile, ancora oggi stupisce come fosse una bella favola di natale…
Nel dicembre del 1914 si iniziava a delineare il destino della “grande guerra”. Dopo cinque mesi di combattimenti restarono a terra quasi un milione di morti, solo una piccola percentuale dei 65 milioni stimati alla fine del 1918, e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili. Cifra che fa ricordare la “Grande Guerra” come uno dei più sanguinosi conflitti della storia.
Quest’anno si festeggia, si fa per dire, l’anniversario del centenario dell’inizio della prima Guerra mondiale. Una carneficina che darà inizio alla distruzione degli imperi del continente europeo, all’idea di Europa che aveva sempre delineato i confini del “vecchio continente”. Si passò d’un tratto ad un’altra epoca storica, ma la guerra non era “purificatrice” come urlavano i futuristi, era determinata da motivazioni per niente ideali o nobili.
Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo. Si concretizzo nella serie di alleanze trasversali dell’uno e dell’altro schieramento.
Dal novembre 1914, dopo alcuni attacchi vincenti da parte tedesca, successivamente fermati dai contro attacchi francesi, la battaglia era ad un punto morto. Si combatteva sulla difensiva, nascevano le “trincee” come metodo di difesa e raramente di attacco. Da allora in poi il conflitto degenerò in una logorante guerra di posizione che si replicò su tutti i fronti e perdurò fino al termine delle ostilità.
Terra di nessuno e la tregua di Natale
Il fatto accadde in Francia, esattamente nel fronte occidentale delle Fiandre, dove si combattevano tedeschi ed inglesi. Due trincee contrapposte, e al centro la “no man’s land”, la terra di nessuno dove chi si avventurava rischiava di essere fucilato all’istante.
La notte della vigilia di natale accadde qualcosa di straordinario, imprevedibile e “troppo umano”. Un grande numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche (in misura minore, da unità francesi) lasciarono spontaneamente le trincee per incontrasi nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli tra di loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio.
“Benché nessun accordo ufficiale tra i belligeranti fosse stato pattuito, circa 100.000 soldati britannici e tedeschi furono coinvolti in un certo numero di tregue spontanee lungo i rispettivi settori di fronte. I primi episodi ebbero luogo durante la notte della vigilia, quando soldati tedeschi iniziarono a porre decorazioni natalizie nelle loro trincee nella zona di Ypres (in particolare nel settore dei villaggi di Saint-Yvon/Saint-Yves, Plugstreet/Ploegsteert e Comines/Warneton), dove Bruce Bairnsfather (noto umorista e cartoonist britannico, all’epoca capitano di un’unità di mitraglieri del Royal Warwickshire Regiment) descrisse l’episodio: i tedeschi presero a mettere candele sul bordo delle loro trincee e su alcuni alberi nelle vicinanze, iniziando poi a cantare alcune tipiche canzoni natalizie; dall’altro lato del fronte, i britannici risposero iniziando anche loro a cantare, e dopo poco tempo soldati dell’uno e dell’altro schieramento presero ad attraversare la terra di nessuno per scambiare con la controparte piccoli doni come cibo, tabacco, alcolici e souvenir quali bottoni delle divise e berretti”. (wikipedia)
Pensare ad un ammutinamento di 100 mila soldati per il desiderio fortissimo di festa, di Natale, di fratellanza è qualcosa di assolutamente incredibile. Gli uomini erano stanchi, probabilmente demotivati e pronti alla pace, chiesta da più voci. Con l’approssimarsi del Natale del 1914, furono intraprese diverse iniziative a favore della pace: una Open Christmas Letter (“Lettera aperta di Natale”) fu pubblicamente sottoscritta da un gruppo di 101 suffragette britanniche e indirizzata alle “donne di Germania e Austria” come messaggio di pace tra le opposte fazioni; il 7 dicembre 1914, invece, il Papa Benedetto XV avanzò la proposta di sottoscrivere una tregua natalizia tra i governi belligeranti, chiedendo che “i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano”, richiesta che tuttavia fu ufficialmente respinta.
In quel momento la prima guerra mondiale poteva concludersi per sempre, e fermare poi l’escalation ancora più violenta di vent’anni più tardi. Ma la storia è andata in un altro modo come sappiamo.
Una bellissima follia, ripetutasi anche nel 1915 in vari fronti di guerra, e sempre contrastato con la minaccia di morte per tradimento, dai superiori.
Interessante anche l’approccio della stampa all’evento. Nessun quotidiano europeo, sotto l’ordine degli alti gradi dell’esercito e dalla nomenclatura politica, si azzardavano a parlare dell’evento. Dal loro punto di vista una vergogna per le nazioni in guerra. Dopo tre giorni la notizia la dette, con molto clamore, il New York Times (gli Stati Uniti non erano ancora entrati in guerra) e solo dopo alcuni giorni ne parlarono anche i giornali europei.
Un evento che il mondo dell’arte ricorda nel centenario dell’evento a teatro, al cinema (http://www.thetruce.com/), nelle canzoni (http://www.glistatigenerali.com/cantanti_cultura_musica/tindersticks-e-einsturzende-neubauten-tra-le-macerie-della-grande-guerra/), nella letteratura ( La tregua di Natale (Lindau, Torino 2014), ma ancora c’è molto da dire per il futuro delle guerre che si possono evitare!