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Sempre più spesso si sente parlare di arteterapia, questo prezioso intervento “d’aiuto”, che attraverso l’utilizzo di materiali artistici esalta e sottolinea il “processo creativo”  quindi il fare arte, per produrre benessere, salute e migliorare la qualità della vita.

Tutto ciò appare estremamente attuale, ma in realtà questa sorprendente attività affonda le proprie radici in tempi lontanissimi.

La storia delle arti e la creatività si è spesso incrociata con quella della salute mentale. Dall’antico Egitto giungono notizie certe dell’arte come ipotetica cura, nell’antica Grecia, per poi constatare un declino solo nel Medioevo, in cui la superstizione e la stregoneria sostituiscono la ricerca e la tolleranza verso determinate realtà.

Esempi concreti di terapie cosiddette “morali” sono riconducibili al periodo della rivoluzione industriale, precisamente in Inghilterra, dove soggetti mentalmente disturbati venivano accolti in veri e propri rifugi, in cui si svolgevano attività legate prettamente all’arte e alla musica.

Nel XX secolo vengono mossi i primi veri passi importanti verso questa realtà, così come viene intesa oggi, grazie a Freud, Jung e alla psicoanalisi.

Figura centrale e madre dell’arteterapia, recentemente scomparsa all’età di 98 anni, donna, artista e pioniera di questa rivoluzionaria attività è Edith Kramer, mente geniale e totalmente all’avanguardia nei pensieri e ragionamenti che lascia alla comunità le basi fondamentali per il giusto approccio verso l’arte legata alla terapia di guarigione e miglioramento di sè.

La stretta affinità dell’arte con il processo primario, la forza dell’arte di creare organizzazioni o strutture senza imporre la “quotidianità” della vita sulle fantastiche complessità del mondo interno dell’uomo, rende possibile la ricerca del nascosto, dell’informe, del represso, del bizzarro senza abbandonare la spinta verso la forma. In arte, infatti la forma è la veste della verità interna”.                                                                                                                                                                       E. Kramer

Di origine ebraica, Edith Kramer, nasce a Vienna nel 1916. Inizia a seguire lezioni private d’arte  presso Friedl Dicker Brandeis sin dall’età di tredici anni. L’esperienza fu fondamentale, e in seguito, proprio insieme alla sua insegnante, si trasferisce a Praga, dove per quattro anni, precisamente dal 1934′ al 1938 l’affianca nella gestione di laboratori artistici che accolgono bambini sfuggiti alle persecuzioni naziste. Nel 1938 proprio per sfuggire a tali persecuzioni, Edith emigra a New York, dove inizia a lavorare con bambini e adolescenti  come insegnante nei quartieri svantaggiati della capitale, e in svariati centri di neuropsichiatria infantile.

Proprio in America a partire dagli anni 50  prende forma l’esperienza metodologica dell’ arteterapia che consacra Edith Kramer madre e pioniera insieme a Margaret Naumburg.

La Kramer, provenendo già dal mondo dell’arte sottolinea il valore aggiunto dell’espressione artistica, considerando la terapia d’arte distinta dalla psicoterapia sostenendo che le sue “virtù”curative si attivano nel processo creativo che a sua volta è di per sé uno strumento terapeutico. Portatrice di questo pensiero moderno, la Kramer sosteneva e proponeva requisiti , considerar oggi fondamentali, per essere definiti terapisti d’arte, ovvero possedere la capacità di tollerare la non arte, la quasi arte, l’anti-arte.

Attraverso l’esperienza sul campo come arte terapeuta con bambini e adolescenti, legata a studi approfonditi di psicologia, che nasce una precisa linea metodologica che mette al centro il processo creativo e proponendo l’arte stessa come fattore di guarigione, mezzo di sostegno dell’io, espressione di sé atto a generare integrazione e maturazione.

L’arte diventa quindi terapia, il prodotto artistico resta subordinato al processo creativo e la tecnica diventa percorso significativo, ma soprattutto simbolico, in cui vengono attivate capacità e potenziale. Evidenzia la figura dell’arteterapeuta, sottolineando requisiti fondamentali per esser considerato tale, quindi massime conoscenze artistiche, e le caratteristiche del materiale, condizione indispensabile per sostenere una relazione terapeutica e produttiva. L’opera d’arte considerata contenitore di emozioni, espressione dell’inconscio strumento per raggiungere gli altri, utilizzato come trattamento riabilitativo, l’arte in medicina, raggiunge livelli massimi e indispensabili giunti sino a noi sotto forma di testi, saggi teorici scritti dall’artista considerati basilari nell’arteterapia e letteratura contemporanea.
Edith Kramer, muore a Grundlsse, (Austria)  il 22 Febbraio 2014.                                                                                  

 

2 thoughts on “L’arte che dice la verità: Edith Kramer e l’arteterapia

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