Questo mese si parla di religioni del Mediterraneo. Un tema immenso, che speriamo di evidenziare in forma leggera con i nostri articoli. Le religioni che dovrebbero unire i popoli, invece li dividono. L’Islam, pare, sia contro tutte le altre religioni. Pare che neanche l’ebraismo mal sopporta le altre confessioni, e che dire del cristianesimo nelle sue mille diramazioni?
Uno studio di un sociologo americano di dieci anni fa, presagiva un crescere espodenziale delle religioni, delle varie confessioni e sette. Allo stesso tempo però, l’aumento delle confessioni e dei fedeli, non corrisponderà ad una vera religiosità da parte dei fedeli. Come dire aumenta la quantità e diminuisce la qualità. Aumentano i vari adepti delle migliaia di sette di tutte le religioni del mondo, ma questi non rispecchiano i veri precetti della fede, si segue un predicatore per colmare un vuoto sociale, come andare dall’analista per risolvere i problemi personalei. Il predicatore o il prete diventa l’appoggio fondamentale per combattere la disgregazione sociale, la polverizzazione della comunità.
Le varie confessioni si diversificano sempre di più, diventano sempre più particolareggiate, come a seguire la disgregazione delle società: diverse esigenze, diverse fedi. Questo supermarket della fede potrebbe comunque rappresentare una ricchezza culturale, ma nella maggiorparte dei casi provoca un impoverimento generale. Il diverso diventà un estraneo.
Siamo abituati a considerare il nemico come uno che è diverso da noi, uno che la pensa diversamente da noi, che prega in un altro modo e addirittura i vestiti che indossa sono sospetti. Tutto ciò che non è conforme alla nostra cultura, che in certi casi si identifica con il nostro giardino di casa, non è comprensibile e perciò diverso, di conseguenza pericoloso. Ma questa lontananza, che è sempre esistita anche ai tempi in cui la comunicazione non esisteva tra gli Stati e i popoli viaggiavano e scambiavano merci con tutti i Paesi del Mediterraneo, sarà sempre stata come la vediamo oggi?
Oggi che sappiamo praticamente tutto di quello che succede in ogni angolo del mondo con internet, non possiamo più nasconderci dietro l’ignoranza e la superstizione. Lo sconosciuto esotico, l’arabo cattivo, il cattolico buono, così per tradizione. Oggi si sa tutto di tutti, soprattutto quello che non ci interessa. Si sa che i ragazzi di Damasco ascoltano musica Rap, si sa che il velo è diventato un pezzo d’abbigliamento alla moda, sappiamo che si beve e anche parecchio e poi tutti insieme in moschea, almeno per farsi vedere. Si sa insomma, che siamo tutti molto simili e che non lo si vuole ammettere.
La parola chiave che mi viene in mente per un dialogo interreligioso è “Comprensione”. Com-prendere, prendere dentro, accogliere quello che viene dall’esterno. Comprendere non significa accettare, significa conoscere profondamente, la comprensione ci trasforma diceva Gadamer, nel suo capolavoro “Verità e metodo”. Quando si parla con qualcuno e si capiscono le ragioni dell’altro, ci si trasforma perche lasciamo che i nostri pregiudizi si spengano per poter capire, e nel frattempo siamo già cambiati perché abbiamo accolto dentro di noi una verità che non si conosceva. La nuova verità poi si confronterà con la cultura di appartenenza, il risultato si chiama integrazione. Nessuno perde nulla e tutti si arricchiscono.
Ne parla bene il pezzo di Tommaso Palmieri “Tra espansionismo e misticismo: il ruolo delle Confraternite islamiche in terra d’Africa”, o ancora il Pezzo di Rosaria di Prata “Il coraggio di cambiare la storia”, che riproponiamo anche questo mese; ma ne parla benissimo l’articolo della nuova penna di mediterranea Veronica Paniccia “Il dialogo interreligioso.
Ma la religione è fatta anche di esempi di viaggio con l’articolo di viaggi “San Pietro di Torres, un’oasi di pace” di Sara Palmas. Ma ci sono tante storie che raccontano la religione, storie pubbliche come il bel pezzo di Cristina Giudice “Fede e coerenza: quando la religione diventa costume” dove si raccontano le verità nascoste della religione, oppure religione intesa come devozione privata nel pezzo di Claudia santa Cruz “Devozione privata”. Storie antiche come nel pezzo di Claudia Zadda “La Dea portata dalla Guerra: Tanit” o di Alessandro Pasi che ci parla della “Religione dei Fenici”. Ma abbiamo anche il racconto della nostra corrispondente da Ljubljana, Sonja Merljak Zdovc che ci parla della polemica nata sulla costruzione di una moschea nella sua città.
Buona lettura