Secondo gli ultimi dati diffusi dall’OIV – l’Organizzazione Internazionale del vitigno e del vino – in tutto il mondo circa 7 milioni 554 mila ettari di ettari di terra sono coltivati a vigneto, estensione rimasta più o meno stabile nel decennio anche se è variata la distribuzione nei continenti. Infatti l’Europa – pur rimanendo l’area in cui la coltura è più diffusa – ha ridotto leggermente le sue vigne mentre cresce la produzione in altre aree. Pur rimanendo, nel complesso, l’Europa al primo posto per estensione, colpisce oggi il secondo posto per superficie coltivata conquistato dalla Cina. In testa rimane la Spagna. Al primo posto per consumi sono invece gli Stati Uniti, seguiti dalla Francia: tuttavia la Francia si mantiene al primo posto per consumi pro capite, con i suoi 44 litri, oltre quattro volte superiore alla media statunitense.
I dati tratti da un’indagine di Unioncamere, sono relativi al 2007-2008 e ci dicono che in Italia 166 mila imprese vitivinicole coltivano a vigna circa 770 mila ettari di territorio. Il 55% di esse è localizzato al sud e nelle isole (a fronte del 32,7% di imprese di altri settori) e contribuiscono a questo risultato soprattutto Sicilia e Puglia. La maggior parte delle imprese – oltre il 90% – è costituita da ditte individuali – che in generale è la forma giuridica più diffusa nel settore agricolo – ma negli ultimi anni le aziende si sono sempre più strutturate per affrontare il mercato globale e anche la loro forma giuridica è evoluta verso la società di persone o di capitali. Rientra in questo percorso di crescita anche la tendenza all’esternalizzazione di alcuni servizi (come l’imbottigliamento: le imprese del settore sono, non a caso, aumentate) per migliorare il rapporto costi/benefici.
…e un’isola in chicchi
Negli anni ’70 in Sardegna circa 75 mila ettari di terra erano coltivati a vigneto, in seguito alla politica degli espianti si sono ridotti ai 25 mila o poco più dei giorni nostri e la produzione e’ passata dai 2,5 milioni di ettolitri dello stesso periodo ai 638 mila del 2013 (dato, comunque, in ripresa fin dal 2007) che riescono a coprire solo una parte del fabbisogno regionale. Nello stesso arco di tempo è sceso anche il numero delle cantine sociali mentre quelle private sono cresciute. Ci sono le cantine cooperative e private che vanno dalle decine alle centinaia di ettari, tecnologicamente avanzate, e le aziende medio-piccole con produzioni vendute sfuse, esclusivamente sul mercato locale. I consumi si sono ridotti concentrandosi però su vini di qualità ed è iniziata la selezione delle aree più vocate e dei vitigni mentre la resa per ettaro è controllata in base al prodotto da ottenere.
La viticoltura è la principale coltura arborea in Sardegna, sia per reddito prodotto sia per la diffusione in tutti i Comuni. I produttori sono 134 così divisi: 28 in provincia di Cagliari, 9 Carbonia-Iglesias, 1 Medio Campidano, 25 Nuoro, 3 Ogliastra, 20 Olbia-Tempio, 28 Oristano, 20 Sassari (dati 2010). Le cifre dell’export, anche se appaiono basse confrontate a quelle di altre regioni, sono interessanti dato che le bottiglie sarde sono considerate di altissimo prestigio (circa 6,5 milioni di bottiglie pari al 10% della produzione) ed il vino sfuso viene venduto con quotazioni molto favorevoli perché’ usato come vino da taglio per migliorare le produzioni dei più famosi distretti vinicoli italiani ed europei.
Vini con pedigree
Il vino è classificato in tre categorie – da tavola (senza o con indicazione geografica tipica – IGT); di qualità, prodotti in regioni determinate distinti in DOC (vini a denominazione di origine controllata) e DOCG (vini a denominazione di origine controllata e garantita); speciali – e in Sardegna ci sono 19 vini Doc, una Docg (il Vermentino di Gallura) e 15 Igt riconosciuti dal Ministero dell’agricoltura.
DOC
Vermentino di Sardegna
Vermentino Alghero Frizzante
Nuragus di Cagliari
Semidano di Sardegna
Torbato di Alghero
Cannonau di Sardegna
Carignano del Sulcis
Campidano di Terralba
Mandrolisai
Cagnulari di Alghero
Monica di Sardegna
Moscato di Cagliari
Moscato di Sorso-Sennori
Moscatoi di Sardegna spumante
Nasco di Cagliari
Malvasia di Bosa
Malvasia di Cagliari
Vernaccia di Oristano
Girò di Cagliari
IGT
Isola dei Nuraghi
Parteolla
Sibiola
Marmilla
Trexenta
Valli di Porto Pino
Tharros
Valle del Tirso
Barbagia
Ogliastra
Provincia di Nuoro
Planargia
Romangia
Colli del Limbara
Nurra
Le uve si vendono a prezzi diversi a seconda del pregio, per un Vermentino di Gallura il prezzo medio è su 1,40 euro, bassi e in linea con le quotazioni degli anni scorsi i prezzi per le uve rosse (normalmente più abbondanti). A meno che non si tratti dei preziosi Cannonau di Mamoiada e Orgosolo, dei Carignano del Sulcis o dei Cagnulari.
La strada del Cannonau che porta a Mamoiada
Quasi due anni fa un’intuizione ha riunito viticoltori, ristoratori, cantine sotto l’egida del vino forse più rappresentativo dell’isola ed è nata l’associazione “Le strade del Cannonau”. I soci sono 64 – 48 privati, 12 enti pubblici, tre musei e il Consorzio parco Grazia Deledda – e hanno scelto il percorso culturale e enogastronomico per valorizzare una vasta fetta di Sardegna che interessa Baronia, Barbagia, Ogliastra e Mandrolisai.
Tra i centri interessati c’è Mamoiada, dove il Rinascimento del cannonau ha mutato paesaggio ed economia. Il nobile vitigno occupa il trenta per cento della superficie vitata sarda, circa 7500 ettari, concentrati per oltre il 70% nella provincia di Nuoro. Mamoiada ne detiene circa 270, le vigne hanno almeno mezzo secolo di vita sulle spalle e sono coltivate ad alberello con potatura corta: producono pochi grappoli ma tosti, temprati dal clima dell’entroterra a 700 metri sul livello del mare. Qui, dopo la chiusura della cantina sociale, il settore ha conosciuto un lungo periodo di crisi fino alla ripresa, a cominciare dal 2000.
A far ripartire la produzione con slancio è stato Francesco Sedilesu, che per primo consorziò diversi produttori facendo nascere il Mamuthone del 2000. Poi, tra questi, Giampietro Puggioni ha lasciato il consorzio e preso una strada propria trasformato esteticamente e nei macchinari la ex cantina sociale, oggi una torre di 5 piani rosso cupo come il cannonau. In seguito le cantine sono aumentate ed è cambiato anche il paesaggio attorno al paese, circondato da vigne curate come fossero distese di preziosissimi bonsai. Anche i prezzi sono cambiati e danno il senso dello sviluppo del comparto: qualche anno fa un ettaro di vigna si aggirava sui 30 mila euro, oggi il costo è raddoppiato. Ma, come è facile comprendere, nessuno vuole vendere.