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Con la lectio magistralis di Salvatore Natoli dal titolo La felicità, il LEI Festival approda a Sassari lunedì 4 dicembre (inizio ore 17) nel Dipartimento Storia, Scienze dell’uomo e della formazione, Aula O, Via Zanfarino 62.dell’ Università.

La felicità, di Natoli, si ritiene comunemente sia fatta di attimi intensi ma, fugaci. È vero, ma non è tutto. A considerarla a fondo è molto di più: è frutto della virtù da intendere, però, nel suo significato originario di perizia, abilità. Per essere felici, bisogna perciò divenire virtuosi ma al modo di come lo si direbbe d’un acrobata, d’un grande pianista: di come lo si dice di tutti coloro che sanno trasformare le difficoltà in stimolo, il dolore in gioia, la fatica in bellezza.

Libri di riferimento: La Felicità. Saggio di teoria degli affetti (Feltrinelli, 2003); La felicità di questa vita (Mondadori, 2001)

IL TEMA
Nel concetto di felicità è insito un mistero che coinvolge da sempre l’umanità sollevando dubbi e domande: artisti, scrittori, poeti, filosofi, psicologi, persone comuni, riflettono quotidianamente, si interrogano, provano a definire, a raggiungere o semplicemente si impegnano a negare, l’esistenza di questo stato di grazia emozionale. Blasonato o stigmatizzato resta ad oggi il traguardo (illusorio o reale) a cui tende l’individuo e la collettività.

Le emozioni positive rimangono, oggi come ieri, le componenti fondamentali che muovono l’uomo, danno colore e senso all’esistenza, consentono la relazione con l’altro e con l’ambiente circostante. Capire la felicità oggi, intenderne il senso nel presente, consente di creare una mappa per delineare i percorsi individuali e collettivi, ma soprattutto consente di capire la direzione verso cui le società si muovono. Possiamo chiederci se la felicità esista, o sia una mera illusione, ma non possiamo negare che consenta a chi la sperimenta di sentirsi vivo, e l’uomo tende da sempre a provare sensazioni ed emozioni che lo appaghino: in una parola, è alla ricerca di uno stato emotivo di benessere che, sia che esista o meno, continuiamo a chiamare Felicità.

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