Dna forestale
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La natura, con tutte le sue forme di vita, è qualcosa di sorprendentemente straordinario. Ci sono dei meccanismi pensati per essere perfetti e per funzionare in modo corretto, salvo manipolazioni. Esistono ovviamente dei fenomeni che talvolta interrompono o compromettono il corretto ciclo vitale di un organismo, si pensi agli handicap o alle malattie che sorgono spontanee senza apparenti influenze da parte dell’ambiente esterno.

L’uomo ha aumentato progressivamente le sue aspettative di vita e la sua capacità di adattamento all’ambiente circostante ed è facile pensare che se un essere primitivo poteva vivere per venti o trent’anni la causa fosse insita nella natura ostile. In realtà l’uomo ha dovuto imparare a conoscere se stesso, l’ambiente, gli animali, scoprire quali cibi sono commestibili, imparare a coltivare e allevare. Ha dovuto scoprire il meccanismo che regola la vita sulla Terra.
Secondo alcune teorie, la natura sa sempre quando è necessario “rimettere ordine”: carestie ed epidemie non sarebbero altro che un riassestamento per una più equa distribuzione delle risorse nel momento in cui queste diventano insufficienti. È un’idea affascinante e triste nello stesso tempo, ma in effetti non tiene conto dell’agire umano che alterna comportamenti spietati e noncuranti della sua salvaguardia ad altri degni di nota per la bontà delle intenzioni.
Uno di questi è stato l’Istituzione in Italia, nel 2007, della Banca Mediterranea del DNA forestale presso l’Università della Tuscia di Viterbo. Fino ad oggi sono stati raccolte migliaia di campioni di DNA relativi a una moltitudine di specie arboree dell’area mediterranea.

Questo interessante progetto si proponeva non solo di salvare dall’estinzione specie rare, ma anche di conservare l’insieme genetico dell’ecosistema forestale in cui le singole piante vivono.
Sempre nel bacino del Mediterraneo è nato anche un altro importante progetto volto a proteggere e valorizzare la biodiversità vegetale della Sardegna: SarDiNiA BarCoding.
È stato ideato da due giovani ricercatori vincitori della “Borsa di studio per Giovani Ricercatori” finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna. Il progetto prevedeva l’utilizzo di diverse tecnologie volte a permettere l’identificazione univoca degli organismi viventi partendo dal loro DNA e la conseguente creazione di un database con tutte le informazioni raccolte su ciascuna specie arborea, semplificando l’attuazione di programmi efficaci di salvaguardia e avendo, nel contempo, una visione d’insieme della flora isolana.
Esistono poi tanti Parchi disseminati nel territorio nazionale con lo scopo di proteggere non solo le specie arboree ma anche quelle animali.
Nel nostro Paese non mancano i progetti di tutela delle biodiversità, fa però specie il fatto che questi comportamenti encomiabili siano delle piccole perle in un mare di azioni negative che mettono a repentaglio la vita non solo delle piante e degli animali ma dell’uomo stesso.

Nella sua corsa verso la conoscenza assoluta, l’uomo ha progressivamente perso di vista l’obiettivo primario della sopravvivenza. Le scoperte scientifiche hanno, infatti, sia migliorato sia peggiorato le nostre condizioni di vita.
Dagli anni Cinquanta a oggi molte ricerche hanno riguardato la struttura del DNA sia animale (uomo compreso) sia vegetale. Ma accanto alle scoperte positive ve ne sono molte discutibili per il modo in cui vengono utilizzate. Quindi se da un lato lo studio e la catalogazione del DNA hanno come scopo la salvaguardia delle specie per come la natura le ha create, da un altro lato si è attuata una corsa scellerata alle più svariate modifiche della sua struttura, come nel caso delle manipolazioni genetiche. Siamo circondati da Organismi Geneticamente Modificati e viene da chiedersi ogni volta che mangiamo un pomodoro o della carne cosa sia stato fatto per renderli così gradevoli alla vista (ma non necessariamente al palato). Per sfuggire a queste aberrazioni è ormai di moda fare acquisti nei negozio “bio”, dove tutto ciò che non contiene fitofarmaci ed è stato coltivato secondo regole naturali viene venduto a prezzi elevati perché, per chissà quale motivo, il cibo avvelenato e modificato costa incredibilmente meno.
E dopo il caso della pecora Dolly, sappiamo che è possibile anche la clonazione degli esseri viventi.

Siamo davvero certi che la clonazione umana non sia già avvenuta? Esistono leggi al riguardo che dovrebbero impedirne la sperimentazione, ma non tutti gli scienziati sono d’accordo, pertanto non è così assurdo ritenere che qualcuno ci abbia già provato.
È in questi casi che si sente spesso parlare di “etica”. Ma ne esiste una definizione oggettiva? Ognuno di noi ha una sua coscienza che rende i concetti di Bene e Male estremamente soggettivi. Anche gli Stati hanno una loro coscienza: l’omicidio è un reato ma la guerra, che di persone ne uccide davvero tante, non lo è, almeno nei confini delle regole prestabilite al riguardo. La diffusione volontaria di batteri e virus non è consentita e ci fanno credere che i laboratori siano sicuri e inespugnabili, però le armi batteriologiche vengono usate molto più spesso di quanto non immaginiamo.

Da questi pochi esempi si capisce che il progresso dell’uomo è sempre più lontano dall’essere simbiotico con la natura e che le conseguenze sono disastrose per la nostra esistenza, non solo nei casi di inquinamento volontario attraverso la disseminazione di rifiuti tossici in tutto il pianeta, ma anche nelle scelte scellerate fatte in nome di una scienza che non sempre è benevola.
E la conseguenza più drammatica è la distruzione della biosfera, nonostante essa abbia sempre prodotto quel che serve all’uomo e agli altri esseri per vivere: il cibo, l’acqua o le piante che sono state usate per secoli come medicine oltre che per nutrirsi.
Alluvioni sempre più frequenti, tsunami, scioglimento dei ghiacciai, nuove malattie ogni giorno più resistenti alle cure e agli antibiotici in particolare, sono solo alcune risposte che la natura dà ai nostri comportamenti, e questa sua apparente ribellione ai nostri tentativi di autodistruzione è il suo modo di fornirci istruzioni intrinseche per cessare immediatamente ogni azione negativa da parte nostra.
Spiace vedere che l’uomo, profondo conoscitore perfino di strutture infinitesimali come cellule, atomi e DNA, ancora non abbia imparato a comprendere il linguaggio della natura che ci ospita e a vivere secondo la sua etica.

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