Italia e adozioni
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Gli italiani hanno un’opinione tutto sommato positiva dell’adozione di bambini. Tanto che la consiglierebbero, come via da prendere in considerazione, a una coppia che è impossibilitata a procreare.

A pari merito viene, come consiglio, la fecondazione omologa. In via successiva sono consigliati l’affido e la fecondazione eterologa.

L’aspetto interessante è che il consiglio di adottare arriva proprio da chi l’adozione la conosce in modo diretto, grazie ai contatti con persone e famiglie adottive.

L’adozione di bambini gode insomma di una “buona reputazione”. Questo nonostante la rappresentazione data dai media sia talvolta – nelle notizie di cronaca e in alcune fiction televisive – connotata da toni negativi; se non addirittura allarmistici.

A rafforzare il quadro positivo verso la scelta di adottare un bambino o una bambina contribuiscono le reazioni che gli italiani hanno davanti alla comunicazione di un amico di volere intraprendere un’adozione.

Le emozioni positive (come ammirazione, gioia e comprensione) sono di gran lunga più rappresentate (tanto da superare l’80% delle risposte) di quelle negative (preoccupazione, compassione, imbarazzo).

Sono questi alcuni dei risultati di una ricerca universitaria condotta su scala nazionale, sulle adozioni di minori, promossa dall’associazione ItaliaAdozioni, che si occupa di cultura dell’adozione e dell’affido.

La ricerca – progettata da un gruppo di docenti universitari di ben sette atenei italiani (rilevazione dei dati a cura dell’agenzia specializzata Praxidia) – aveva come obiettivo quello di comprendere quali siano gli atteggiamenti della popolazione italiana nei confronti dell’adozione di bambini e delle famiglie con figli adottivi e il ruolo giocato dai media.

La ricerca è stata resa possibile grazie ai contributi di Fondazione Cattolica Assicurazione, Fondazione Cariplo e Banca di Credito Cooperativo di Milano.

“Più del 71% del campione conosce l’adozione, conosce delle famiglie adottive e le ammira”, spiega Ivana Lazzarini, presidente di ItaliaAdozioni. “L’esperienza diretta è la fonte principale di informazione e di conoscenza dell’adozione, anche se la percentuale di adozioni (nella propria famiglia o tra parenti) nel campione è bassa e in linea con la percentuale di persone adottate nella popolazione italiana (inferiore al 10%)”.

“Oltre all’esperienza diretta e personale”, osserva la presidente di ItaliaAdozioni, “circa oltre l’80% degli intervistati conosce l’adozione attraverso racconti e libri, in cui l’esperienza genitoriale è descritta come gioiosa, appagante, ma anche sfidante”.

“Le scelte familiari, che in genere si configurano quali scelte private, sappiamo invece avere ampie ricadute sul piano sociale”, sottolinea Ivana Lazzarini. “Questo è ancor più valido nel caso dell’adozione dove il benessere di tutti gli attori coinvolti e l’accoglienza influiscono sulla riuscita finale”.

I docenti universitari coinvolti nel progetto di ricerca sono Lavinia Barone (Università degli Studi di Pavia), Maurizio Corte (Università di Verona), Davide Dragone (Università di Bologna), Cinzia Novara (Università di Palermo), Chiara Oldani (Università degli Studi della Tuscia), Venanzio Raspa (Università di Urbino) e Rosa Regina Rosnati e Laura Ferrari (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).

La percezione dell’adozione di bambini e il ruolo dei media

Il ruolo dei media nell’indagine promossa da ItaliaAdozioni è di grande interesse. Gli intervistati si informano in prevalenza attraverso la televisione, i social media e internet.

Libri, articoli di giornale e periodici sono una fonte residuale d’informazione. Per oltre il 70% del campione, l’opinione sull’adozione, invece, è influenzata da fonti specialistiche (ad esempio le informazioni fornite dai servizi dedicati all’adozione), oltre che dall’esperienza diretta personale.

“Le esperienze adottive si accompagnano spesso all’impossibilità di procreare, ma ciò non influisce in modo negativo sulla percezione dei genitori adottivi”, osserva Ivana Lazzarini.

Secondo la maggioranza degli italiani, quelli adottivi sono considerati genitori a tutti gli effetti, persone altruiste e benestanti, pur mosse dal bisogno di riempire un vuoto.

L’Italia è dal 2008 il primo paese in Europa e il secondo al mondo (dopo gli Stati Uniti), per numero di adozioni di minori: dal 2000 al 2018 sono 50.152 i bambini accolti dalle famiglie italiane. Dal 2012 si è registrato un calo – iniziatosi ancor prima a livello mondiale – che non ha risparmiato neppure il nostro Paese

La maggior parte degli italiani considera i bambini adottivi come gli altri figli, ma anche coraggiosi e allo stesso tempo fragili. Un quadro che sfugge a visioni stereotipate in cui è tutto roseo o critico, descrivendo così la complessità e ricchezza di sfumature che caratterizza lo scenario adottivo.

Unica nota grigia riguarda i temi della ‘nazionalità italiana’: se per il nostro ordinamento giuridico è chiaro che “gli adottati nati in un altro paese sono cittadini italiani a tutti gli effetti”, lo è meno per gli intervistati, che nel 60% dei casi ritiene che la maggior parte delle persone non sia concorde con tale affermazione. Conforta sapere che tale posizione va comunque scemando al crescere dell’età degli intervistati e in corrispondenza di un titolo di studio superiore. Come dire che maturità e cultura rappresentano buoni antidoti per posizioni meno accoglienti verso l’adozione di bambini.

D’altra parte, va detto che tale chiusura risulta, nell’opinione degli italiani, associata invece a reazioni emotive spiacevoli come preoccupazione, compassione, imbarazzo. Ciò a conferma che la narrazione che si costruisce attorno al mondo dell’adozione può fare la differenza. I messaggi che vengono dati, anche dai media, possono contribuire a nuove aperture verso la scelta adottiva; oppure portare ad atteggiamenti di chiusura.

Cosa sta accadendo?  Il declino del numero di adozioni internazionali può avere ragioni tra loro molto diverse, tra cui:

  1. modifiche “strutturali” che riducono il ruolo e l’appeal dell’adozione come scelta genitoriale: nuove forme di protezione dell’infanzia realizzate nei Paesi di provenienza (affido e adozione nazionali), crescente numero di minori con bisogni  speciali, sia psicologici che fisici, ed età media dei minori molto alta;
  2. un sistema di “adozioni” farraginoso con lunghe attese, alti costi, non pochi imprevisti;
  3. altre vie di accesso alla genitorialità, sempre più alla portata di tutti, come la procreazione medicalmente assistita, sia omologa che eterologa e con costi assai più contenuti;
  4. rappresentazioni semplicistiche se non addirittura distorte dell’adozione da parte dei media che spesso riportano fatti di cronaca nera che hanno connessione con l’adozione con superficialità e sensazionalismo, gettando una luce negativa sull’intera questione.

“Una buona notizia è che il clima politico non pare aver condizionato l’opinione degli intervistati”, dichiara Ivana Lazzarini, presidente di ItaliaAdozioni. “Ci auguriamo che il governo possa davvero prendere in seria considerazione il tema delle adozioni, reso ancora più urgente a fronte di un calo consistente e progressivo delle nascite.


Sito web ItaliaAdozioni