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“Lo Spirito di Stella” è il catamarano nato grazie all’esperienza condotta dall’omonima associazione nel 2003 per la realizzazione della prima imbarcazione di questo tipo del tutto priva di barriere architettoniche.

Si può così realizzare il sogno di Andrea Stella di poter tornare a navigare, nonostante la sedia a rotelle.

Andrea Stella nel 2000 è in Florida per un viaggio premio per la Laurea in Giurisprudenza da poco conseguita; una sera sorprende alcuni malviventi intenti a rubargli l’auto, che non appena lo vedono, aprono il fuoco contro di lui, colpendolo al fegato e ad un polmone. Dopo 45 giorni trascorsi in bilico tra la vita e la morte, Andrea si riprende e deve riorganizzare la propria esistenza con la sedia a rotelle a causa della lesione causata alla colonna spinale.

Stella inizia a coltivare il sogno di poter tornare a navigare, come aveva fatto da sempre, rendendosi conto che non esiste al mondo imbarcazione in cui una persona con difficoltà motorie possa essere autonoma sia per le proprie esigenze personali che per la partecipazione alle manovre veliche.

Grazie al sostegno della propria famiglia ed alla collaborazione di numerose personalità, Andrea può realizzare il suo sogno, dando concretezza al reale spirito dell’associazione:

“Se abbiamo reso usufruibile, comodo e funzionale un mezzo tradizionalmente inaccessibile perché non utilizzare la stessa filosofia progettuale per migliorare gli standard di accessibilità delle nostre città, degli edifici e dei mezzi di trasporto? Perché in sintesi non si possono realizzare progetti integrati che consentano a tutti, indipendentemente da handicap o da limitazioni, di vivere meglio?”

Nel 2004 Andrea Stella ha effettuato un importante viaggio in catamarano da Genova a Miami, accompagnato da alcuni velisti quali Giovanni Soldini e Mauro Pelaschier.

L’associazione “Lo Spirito di Stella” cura e promuove numerosi progetti, come l’attività velica gratuita destinata a persone disabili, ed una continua campagna di sensibilizzazione per l’abbattimento fisico e culturale delle barriere architettoniche, proponendo tra le iniziative incontri con le Università e la realizzazione di un concorso internazionale di idee.

L’Associazione ha partecipato alle attività del progetto “La Chiesa nell’Arte”, prima scuola plastica diretta dallo scultore non vedente Felice Tagliaferri, e si sta impegnando nell’iniziativa “Una casa per tutti”, volta a dar vita ad una struttura intermedia tra edifici ospedalieri e famiglie, per supportare persone che siano al termine della fase di ospedalizzazione successiva ad una lesione spinale.

Per seguire le attività dell’associazione “Lo Spirito di Stella” potete collegarvi al link http://www.lospiritodistella.it/news.html

Lo sport per i disabili diviene una pratica in un periodo relativamente recente. Il primo ad approfondire ed a riconoscere l’importanza dell’attività sportiva per persone con disabilità motorie è il dottor Ludwig Guttman, che nel 1944, all’interno del centro di riabilitazione motoria di Stoke Mandeville, cominciò a organizzare allenamenti specifici per sollecitare la collaborazione attiva dei disabili.

Il medico in un primo momento introdusse l’attività sportiva per coinvolgere attivamente nell’iter riabilitativo i giovani pazienti para-tetraplegici, e successivamente si rese conto che, oltre al miglioramento psicologico, vi era nei pazienti un notevole e significativo incremento delle capacità muscolari, respiratorie e di gestione della carrozzina, obiettivi che con i metodi tradizionali difficilmente era possibile ottenere.

Nel 1948, sono stati organizzati i primi giochi per atleti disabili a Stoke Mandeville. Il grande successo dell’iniziativa condusse le organizzazioni ad istituzionalizzarli 1960, rendendoli internazionali.

In quell’anno si tenevano le Olimpiadi a Roma, e così vennero organizzate anche le gare per persone con handicap, le prime Paralimpiadi.

Durante questa prima esperienza, il villaggio olimpico risultò essere completamente inadatto agli atleti in carrozzina: ognigiorno le carrozzine e i loro occupanti dovevano essere portati su e giù per le scale per entrare e uscire dalle loro stanze; le partite di basket si disputarono, con enormi difficoltà, su campi in terra battuta. Nonostante gli impedimenti pratici, i giochi furono un successo, e da allora i paesi che ospitavano i Giochi Olimpici ebbero la precedenza per organizzare anche quelli che Guttmann chiamava Olimpiadi per disabili.

Seul, capitale della Corea del Sud, ospitò i giochi del 1988. Non è mai stato chiaro se i Coreani abbiano colto o no la differenza fra le Paraolimpiadi e le Olimpiadi che avevano ospitato nelle due settimane precedenti. Grazie al loro trascinante entusiasmo, è sembrato quasi che le Olimpiadi per normodotati fossero la prova delle Paraolimpiadi! La cerimonia di apertura fu esattamente uguale, con una folla immensa a presenziarvi; le gare furono tenute nello stesso stadio, in mezzo a folle eccitate ed entusiaste; per la prima volta si fecero controlli antidoping; le misure di sicurezza erano rigorose.

Oggi l’attività sportiva per disabili è molto diffusa. Sono molte le federazioni e le associazioni che organizzano gare e corsi per favorire l’integrazione umana e sportiva degli atleti con disabilità.

L’UNESCO ha definito lo sport come “Qualsiasi attività a carattere di gioco o che implichi una lotta con se stesso o con gli altri, o un confronto con elementi naturali. Se questa attività implica competizione, deve essere realizzata con spirito sportivo. Non ci può essere vero sport senza fair-play. Ogni regola va osservata tenendo presente questo principio.

Lo sport ha molti ingredienti e può essere goduto in diversi modi. Anche se è definito tenendo presente le persone normodotate, le esigenze e i requisiti per le persone disabili sono gli stessi.

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