Che strani che siamo noi sardi, diciamo poco per dire molto (ma significa molto), diciamo un paio per intendere 4 o 5, e non ti azzardare a presentarmene 2 o tannalla (taccagno) e poi abbiamo un rapporto morboso di odio e amore con la nostra isola. Lasciarla è per noi la cosa più difficile che ci possa essere al mondo, anche se poi la maggior parte di noi parla male dei sardi. Frasi tipo “certo che noi non ci sappiamo proprio fare, non siamo tagliati per il commercio, non sappiamo valorizzare il nostro paradiso, ecc” è frequente sentirle in bocca a un isolano, ma alla fine siamo tutti orgogliosi di esserlo, sardi intendo.
Io, Amanda, sarda doc sono esattamente cosi: malata di Sardegna. E non è una malattia dalla quale si guarisce, no, non esistono cure o rimedi, e anzi certe volte sembra che tutto sia li, pronto a mettere alla prova il tuo legame per lei.
Ma per farvi capire meglio è il caso che vi racconti la mia storia.
Come ho detto mi chiamo Amanda e sono nata nel paradiso terrestre chiamato Sardegna. Ho trascorso un’infanzia molto felice grazie al fatto di vivere in una isola. L’estate, oh si che me la godevo, 4 mesi di costume e ciabatte. Aria, mare e sole erano i miei compagni preferiti. Arrivavo ad ottobre nera come la pece e con tante nuotate alle spalle.
L’inverno avevo sempre dei diari dove segnavo tutto e dove contavo i giorni che mi separavano dalla tanto amata estate. Ma d’inverno coltivavo altre passioni comunque legate al mare. Il fine settimana e ogni volta che avevo un momento mi bastava attraversare la strada per trovarmi nella spiaggia del poetto a fare surf e canoa, e quando il tempo non lo permetteva ripiegavo sulla piscina.
Crescendo le cose sono un po’ cambiate, ma l’amore per la mia terra, per il mare e l’estate sono rimaste invariate, anzi crescevano di intensità con gli anni.
Ma come dicevo spesso i veri amori sono messi a dura prova e infatti così fu per me e per il mio idillio con la mia isola. Finite le superiori mi iscrissi all’università nella facoltà di scienze politiche per coronare un sogno, scrivere e diventare una giornalista famosa. Anche gli anni dell’università furono meravigliosi. Studiavo moltissimo per raggiungere il mio obiettivo e nel mentre continuavo col nuoto, col mare, il sole e la simbiosi con mamma Sardegna. Mi laureai in soli 4 anni col massimo dei voti. Ricordo ancora come se fosse oggi il giorno della festa di laurea. Era il mese di luglio e per festeggiare, i miei genitori mi organizzarono una festa in spiaggia, una serata indimenticabile. Cosa potevo volere di più dalla vita? Fra l’altro fu proprio durante la festa che conobbi Stefano. Venne alla festa con la mia amica Alessandra, era il cugino che abitava a Roma e trascorreva l’estate da lei. Lui era molto timido ma fu amore a prima vista. Era bello, moro e mi faceva ridere moltissimo. Da quel momento non ci lasciammo più nemmeno per un istante, una storia d’amore perfetta. Ma l’estate volgeva al termine e lui doveva tornare a casa. Gli ultimi giorni furono terribili, aspettavamo il giorno dell’addio nella speranza di un miracolo o di un segno del destino, e anche se Roma è raggiungibile con un’ora di aereo, il rapporto a distanza ci terrorizzava. Come avremmo fatto a sopravvivere lontani?
Naturalmente non ci fu nessun miracolo e nessun segno, e il primo di settembre lui partì. Iniziò per noi un periodo di domeniche passate al telefono e di sacrifici per risparmiare i soldi per un biglietto aereo. Finché un giorno Stefano mi chiama e mi dice di aver avuto una proposta di lavoro in Irlanda, “sistem manager” presso un’importantissima azienda di software. Avrebbe accettato ma non voleva stare senza di me, quindi mi chiese di andare con lui. Ero talmente felice di passare la mia vita con lui che dissi subito di si, senza esitare. Ma appena chiusi il telefono pensai che avevo solo 15 giorni per organizzarmi per la partenza e guardando fuori dalla finestra, vidi il mare. Abitavo al poetto, e dalla finestra della mia camera lo vedevo, tutte le mattine appena sveglia io aprivo le tende e lo ammiravo. Come avrei fatto ora? Mi sarei alzata e cosa avrei ammirato dalla finestra? Oddio quanto mi sarebbe mancato tutto questo, quando avrei ammirato di nuovo il mio regno? Sospirai e senza neanche pensarci mi ritrovai sulla spiaggia, feci una passeggiata guardando ogni angolo come se lo vedessi per la prima volta, come per imprimere nella mia mente ogni singolo granello di sabbia, ogni piccolo angolo, ogni goccia di quella meravigliosa distesa azzurra. Raccolsi una bottiglia che trovai sulla sabbia e la riempii con acqua di mare.
E così decisi e seguii il mio cuore, mi trasferii con Stefano in Irlanda. È da 26 anni che porto questa bottiglia con me, mi ha seguito in tutti i viaggi, traslochi o movimenti che ho fatto. È grazie a lei che ho sopportato la mancanza della mia terra, è lei che mi ha dato la forza di continuare ad andare avanti senza il mare e senza la mia isola.
Oggi ho 50 anni, ho lasciato Stefano e il mio cuore è a pezzi. Lo amavo con tutta me stessa e non credo che ci sarà mai un altro Stefano nella mia vita. Ma è stato più forte di me, non riuscivo più a vivere, a respirare, mi mancava l’aria, la terra sotto i piedi non era la mia. Mi sembrava di impazzire ogni mattina quando aprendo la finestra non vedevo lui. Non era più vita, e così ho dovuto scegliere tra due grandi amori e questa volta ha vinto la mia terra.
Sono tornata a casa, da sola, e appena l’aereo è atterrato sono andata al poetto e ho versato l’acqua della bottiglia che mi ha accompagnato per ben 26 anni.
Ora non ho più bisogno di quella bottiglia, ora sono tornata e ogni mattina apro le tende e lui è li ad aspettarmi. Stefano mi manca ogni minuto, non c’è giorno che io non pensi a lui, al suo viso, alle sue carezze. Vorrà dire che il mio destino è quello di poter avere solo un amore per volta.
E così la mia vita riprende, ogni giorno apro la finestra e dopo aver respirato “Sardegna” sono pronta ad iniziare la giornata, ho iniziato pure a scrivere per un giornale locale e ho ripreso a vedere e ad uscire con le mie amiche.
Ma la storia non è ancora finita.
Un giorno apro la mia finestra e lui è li, Stefano e lì che mi sorride con una bottiglia piena d’acqua in mano.
So cosa state pensando, che sono stata fortunata ma che solo una pazza poteva rinunciare al vero amore, ma l’avevo detto all’inizio, noi sardi abbiamo un rapporto simbiotico con la nostra terra, cosa ci posso fare?