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Oggi annoverato tra le più famose Città del Vino in Italia, Pontelatone è un borgo di poco più di 1600 abitanti posto ad un’altitudine dal livello del mare di 120 metri in provincia di Caserta, situato ai piedi del Monte Friento, una delle vette dei Monti Trebulani, e costituito dal centro storico e dalle seguenti frazioni: Barignano, Funari, Savignano-Casalicchio e Treglia, sede degli importanti scavi archeologici di Trebula Balliensis.

Citato nel Catalogus Baronum, pare che l’impianto cittadino, col nome che conosciamo oggi, sia sorto attorno alla prima metà del X secolo, in coincidenza dell’incastellamento e quindi con l’edificazione del castrum longobardo; durante il periodo normanno entrò a far parte della Baronia di Formicola, il cui feudatario era un certo Manasseus, di cui si trova menzione nell’Archivio Storico di Terra di Lavoro. Dal 1189 al 1268 Pontelatone divenne possedimento dalla famiglia Montefuscolo e, nel periodo angioino, passò ad Emanuele Frangipane. Nel 1268 Carlo II d’Angiò, dopo la battaglia di Tagliacozzo, assegnò la Baronia di Formicola alla città di Capua, assegnandola alla famiglia Ragosio di Dragono; nel 1465 Ferrante I d’Aragona concesse la Baronia di Formicola, Pontelatone incluso, a Diomede I Carafa, grande umanista e valoroso uomo d’armi: è a lui che si deve la frequentazione sul territorio dei maggiori artisti e degli uomini di sapere dell’epoca, inclusa la presenza di evidenti tracce dell’arte gotico-catalana. È noto, dal 1590, l’esistenza di una chiesa dell’Annunziata aperta al culto, come si evince dalle relazioni della Diocesi di Caiazzo del tempo. Gian Tommaso Carafa, figlio di Diomede I, prese le redini del feudo e si occupò sia di rimodellare la struttura del Convento dell’Annunciazione di Maria Santissima, massimizzandone le rendite, sia di abbellire, insieme al figlio Diomede II, il castello fortificato anzitempo da Tommaso Marzano, grande ammiraglio del Regno di Napoli, nonché duca di Sessa Aurunca, facendone la sua residenza. Divenuto Marchesato nel 1612, Pontelatone ne mantenne il fregio fino al 1806, anno in cui, dichiarata decaduta la feudalità da Giuseppe Bonaparte, entrò a far parte dei comuni del Regno delle Due Sicilie.

Particolarmente sentita è la Festa Patronale di Maria Santissima dell’Orazio, che si tiene nel mese di agosto e dura tre giorni, celebrata con processione religiosa, degustazione di piatti tipici locali e musica dal vivo.

Nascosto tra i rilievi di Monte Maggiore, protetto da una miriade di rilievi collinari e montani, Pontelatone è separato dalla piana del Basso Volturno, dalla dorsale del Monte Raggeto, su cui è arroccato il Monastero di Maria Santissima di Gerusalemme; la conca su cui insiste il territorio pontelatonese è chiusa in direzione Nord-Ovest dalla catena del Monte Serrone, ricca di vegetazione boschiva e fauna selvatica.

Vini Alois è la cantina fondata ufficialmente da Michele Alois nel 1992 a Pontelatone, per quanto le radici familiari in tale attività siano anteriori, ed è una tra le aziende protagoniste di una tradizione fra le più autentiche nel panorama vitivinicolo casertano. Michele, discendente del letterato napoletano Gian Francesco Alois, acquistò alcuni ettari di vigneti sulle pendici dei Monti Caiatini con annessa casa rurale borbonica risalente all’800. Inoltre, gli Alois sono stati a lungo impegnati nel commercio tessile, fin dai tempi di Ferdinando IV di Borbone, e i loro tessuti possono essere ancora ammirati in alcune delle sale più importanti di tutto il mondo come il Quirinale, la Casa Bianca e il Louvre, legandosi alla storia dell’attuale Complesso Monumentale di San Leucio.

Con Massimo Alois

La zona di Morrone della Monica, è l’area di origine delle uve di Pallagrello Bianco deputate alla produzione del Morrone di Vini Alois, situata ai piedi del Monte Friento: qui le vigne, impiantate nel 2005, allevate a Guyot e poste a 360 metri di altitudine, godono di un’esposizione Est-Ovest e di declivi dalle buone pendenze, oltre che di suoli dalla matrice prevalentemente argilloso-calcarea, per un totale di poco più di due ettari. Con una resa di 35 quintali per ettaro, la vendemmia viene generalmente effettuata nei primissimi giorni di settembre, mentre la fermentazione alcolica avviene per i 2/3 della produzione in inox per un mese e per la restante parte in legno sulle fecce fini, per poi affinare due anni in vetro ad assemblaggio delle masse compiuto, per un totale di 3000 bottiglie.

Il Morrone Pallagrello Bianco Igt Terre del Volturno 2022 di Vini Alois, presenta le seguenti caratteristiche all’assaggio: è giallo dorato e consistente all’esame visivo, mentre al naso presenta accenni di ginestra, salvia e fiori di camomilla essiccati, a cui seguono sentori di pesca bianca, mela champagne, cedro e albicocca, poi tè verde ed infine note lievi di nocciole tostate e pan brioche. Il sorso in apertura è lievemente gessoso, presenta una sottilissima astringenza, per poi spaziare, vibrante e avvolgente, con un carattere fresco e salino e un finale persistente. Per quanto non abbia evidentemente espresso tutto il suo potenziale e si presti ad un lungo affinamento, si abbina benissimo a dei tubetti con zucca, cicale di mare e finferli.

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