Un musicista
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di Veronica Paniccia

Un musicista era trattato dai Sumeri al pari di un re. La sua arte? Interpretare la Parola degli dèi. Il mito e – l’Arte delle Muse – nacquero con questa finalità: fornire senso al mondo, raccontarne la genesi esprimendo l’intrinseco desiderio d’immortalità attraverso le forme e i linguaggi dell’Arte.
Esiodo nella sua Teogonia scrisse che all’inizio fu il Suono e non il Verbo.
“Tutti i popoli della terra hanno una musica e un canto” scriveva Rousseau.
Musica è un modo dell’uomo di autorappresentarsi, di esserci. E’ cultura e controcultura; è una maniera di fare Storia trascendendo tempo e spazio; è elemento di aggregazione; è identità; è la forma di comunicazione ecumenica per eccellenza.

Il segreto della sua universalità sta nella capacità di essere emotivamente ed immediatamente comprensibile. Tale segreto vive nelle modalità scelte dal compositore e nelle forme predisposte dal suo specifico sistema musicale. Ma c’è un di più, una sorta di valore aggiunto che rende quel segreto permeabile al di là del suo specioso culturale.
La rivisitazione della Taranta pugliese di Eugenio Bennato in fondo, mi ha insegnato questo.
Le Launeddas sarde (particolare strumento policalamo) ad esempio, antiche quanto l’Argul egiziano, hanno 25 secoli di storia come simboli di una specificità regionale ricche di forte spinta aggregativa per la comunità. Strutture melodico-ritmiche misurate su passi di danza, per occasioni d’incontro, rievocano il contesto esecutivo del Flamenco spagnolo. Repertori e temi a metà strada fra tradizione ed improvvisazione innovativa. Le Launeddas parlano alla comunità e la comunità, prima che il singolo musicista, è il determinante del loro valore artistico.

Dionigi Burranca, Luigi Lai, Aurelio Porcu suonatori e divulgatori a fianco di costruttori specializzati come Giulio Pala, Luciano Montisci e Luigi Pili per mantenere vitali in Sardegna antiche forme d’espressione.Un importante contributo al panorama musicale internazionale.
Ci spostiamo in Puglia ed abbiamo esempi di band multietniche che mescolano suoni e dissonanze italiche a quelle d’oltremare. Parlo dell’esperienza del percussionista Pierangelo Colucci e degli operai marocchini residenti ad Ostuni. In questa terra di frontiera la Musica diviene il collante tra Occidente ed Oriente, fra mondi ed esperienze umane, tra forme di resistenza ed equilibrio sociale.

Suggestivo Il gioco alchemico degli Opa Cupa leccesi: musicisti dell’ Est Europa, Algerini e italiani combinano sonorità balcaniche e salentine.
Collaborazioni di questo tipo in Italia sono presenti da lunga data. Dagli anni Ottanta ad oggi molti i connubi felici di cui maggiormente il Sud può fregiarsi.
I siciliani Kunsertu raccolgono l’eredità africana dell’isola utilizzando particolari vocalità mediorientali e gli Agricantus hanno registrato dal vivo assieme a Touareg del Mali. Una Sicilia transculturale per Storia e vocazione quindi.
Un salto a Torino et incontriamo I Mau Mau che lavorano assieme a percussionisti senegalesi e cubani.

Fenomeni sotterranei, esperienze ludiche o estese ad artisti del calibro di Pino Daniele avvalsosi di musicisti arabi per comporre il suo Medina.
Il meticciato delle intenzioni artistiche che libera le culture da vincoli geografici esprimendo la loro porosità, è la base di queste collaborazioni.
Come non menzionare la popolare et ormai famosa Orchestra di piazza Vittorio, nata nel 2002 in uno dei quartieri più ‘ibridi’ di Roma, l’Esquilino. Ben diciotto solisti di dieci nazionalità diverse, ognuno col suo bagaglio di suoni e melodie, riuniti in un’unica volontà compositiva.

Contaminazione come benedizione e come pista e traccia d’incontri umani fruttuosi ed augurabili.
La World Music ha aperto nuove frontiere nel panorama musicale occidentalmente (ri)conosciuto: che si tratti di nuova interpretazione della tradizione attraverso un ensemble di sonorità, o di repertori nati ex novo. Viviamola e consideriamola come un’ attuale risposta dell’uomo moderno alla modernità. Quando la Musica smette di essere puro virtuosismo di nicchia scende da un fittizio piedistallo e si fa ‘mondana’: voci plurime del mondo che si raccontano e che ce lo raccontano.
Chiedo venia per i nomi omessi, tra gli esempi citati, di molte altre esemplari esperienze in Italia e nel mondo.

 

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