La parola Integrazione, dal latino integratío-ōnis, comprende l’insieme di processi sociali e culturali che rendono un individuo parte di una società.
Processi che implicano socializzazione, solidarietà e cooperazione come è accaduto nel mese di Aprile 2016, quando hanno preso il via le attività del programma Navigare i Confini. L’obiettivo del progetto è stato quello di favorire, attraverso una serie di incontri, laboratori, percorsi esperienziali e feste, l’interazione multiculturale, stimolare lo scambio, e generare la reciproca fiducia senza forzature.
Ognuno di noi ad un certo punto della propria vita si è ritrovato ad un bivio: partire e lasciare tutto alla ricerca di una nuova possibilità, oppure restare e provare a far funzionare la vita che si è costruito fino a quel momento? Spesso, per molti, non si tratta di fare una scelta, ma dell’unica opportunità per scampare a guerre, fame, persecuzioni, violazioni dei diritti umani, e un destino segnato.
Per sostenere coloro che hanno dovuto lasciare casa, sono state presentate tante attività multidisciplinari che spaziano tra danza, musica, video, sport e scrittura creativa; le attività organizzate comprendono anche corsi di alfabetizzazione all’italiano e percorsi di accoglienza ai migranti, anche in supporto alla loro richiesta di permesso di soggiorno. Il programma ha permesso ai partecipanti di scoprire vari angoli suggestivi della città e di interagire con la stessa in un’ottica di sviluppo di attività creative e di apprendimenti trasversali.
Si è organizzato una sorta di viaggio immaginario attraverso le storie di chi ce l’ha fatta e ha lasciato la propria terra con la speranza di riuscire ad ottenere un presente e un futuro migliore, o che ha deciso di riunirsi ai familiari già presenti nel territorio sardo. Un percorso intrecciato alle attività e capacità dei mediatori culturali di tanti paesi diversi, i quali hanno messo a disposizione dei partecipanti le proprie esperienze e professionalità combinando diverse discipline per
sviluppare nuove relazioni nel rispetto delle reciproche differenze.
Cartoline video, teatro e percorsi narrativi con il dichiarato intento di rigenerare lo spirito e il gusto del gioco e l’ilarità per innescare un sorriso in ogni partecipante. In un momento di incertezza come quello nel quale viviamo, l’arte del saper raccontare significa principalmente saper coniugare, anche in contesti difficili, etica ed estetica, e in contesti come quello del progetto Navigare i Confini viene a coincidere con il saper vivere e con la voglia di costruire nuovi mondi e nuove vite, nelle quali le diversità saranno solo equilibri diversi verso una più sentita consapevolezza collettiva. Nonostante siano trascorsi gli anni e molto si sia fatto per supportare una piena e reale integrazione fra i popoli, ancora oggi tutto ciò che è diverso incute paura; per questo motivo Navigare i Confini si adopera perché crolli il muro del pregiudizio e non si definisca un “nemico” in base all’appartenenza etnica, sociale, religiosa e politica.
Quale migliore strumento per riuscire in questa impresa se non le parole, scritte o recitate; parole che descrivono una situazione e che siano capaci di comunicare con tutti, senza escludere nessuno. È necessario sensibilizzazione l’opinione pubblica sulla condizione dei Migranti e puntare l’attenzione sulle tante esperienze di buona accoglienza e integrazione presenti in Italia. E soprattutto non bisogna dimenticare mai che dietro ognuno persona c’è una storia che vale la pena di essere ascoltata. Storie di sofferenze, di umiliazioni ma anche storie di riscatto, di chi vuole ricominciare a ricostruire il proprio futuro, e vuole che sia qui.
Tutti gli eventi in programma hanno permesso di realizzare diverse immagini fotografiche evocative del progetto a cura di Ignazio Dessì, Ernest Riva, Destiny E. Siwekwu.