Furono le Popolazioni Pelasgiche provenienti presumibilmente da una città della Tessaglia di nome Aminaios ad importare il vitigno Greco e a diffonderne l’allevamento in Campania.
Dapprima nelle aree rivierasche partenopee per poi vederne la diffusione nell’hinterland avellinese già verso il I secolo a.C., epoca comunque al quale risale un affresco pompeiano in cui compare la dicitura “vino greco”; dopo una confusione secolare, grazie all’inconfondibile forma dei suoi grappoli, finalmente viene avanzata da Michele Carlucci nel 1909 l’ipotesi che questo grande vitigno discenda dall’Aminea Gemina Minor. Iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 1970, il Greco di Tufo assurge al disciplinare di Denominazione di Origine Controllata e Garantita nel 2003, ove è espressamente fatto divieto di impiegare qualsiasi forzatura che modifichi la proprietà delle uve e del vino che ne deriva.
La zona di elezione dalla quale l’Agricola Bellaria attinge ai preziosi grappoli per vinificare il suo Oltre è quella di Prato di Principato Ultra, un comune di neanche 3000 abitanti ubicato su uno sperone di roccia calcarea con presenza di greto e ciottoli a poco più di 300 metri sul livello del mare, che scende a strapiombo sulla riva sinistra del fiume Sabato, circondato da boschi e frutteti ed il cui primo insediamento risale ai tempi preistorici, stando ai reperti, per quanto venga citato per la prima volta in un manoscritto del 1070.
La produzione di questa referenza si attesta tra le 5000 e le 12.000 bottiglie, numero variabile in accordo alla scrupolosa selezione per la sanità delle uve provenienti da un unico vigneto dalla cui produzione, a dispetto dei 150 quintali per ettaro di resa stabiliti dal disciplinare, si ottengono soltanto 80 per veicolare nei grappoli il massimo di sostanza e quindi di qualità. Una volta intercettata l’area maggiormente indicata si passa alla vendemmia in una triplice fase per enfatizzare, dei diversi gradi di maturazione, le proprietà delle uve, raccolte rigorosamente a mano.
Dopo la pigiatura soffice le uve vengono convogliate in un contenitore d’acciaio dove il mosto verrà separato dalle parti solide e quindi iniziare la fermentazione, innescata da lieviti secchi selezionati appositamente per esaltare i marcatori tipici varietali ed a una temperatura controllata di 12-13° C sul filo della sopravvivenza dei lieviti per mantenere intatti i profumi primari e le componenti aromatiche. Naturalmente per le uve raccolte in periodi precisi di Settembre, Ottobre e Novembre, corrispondono altrettanti serbatoi ed altrettante scelte di selezione dei lieviti, i quali consentono di esaltare le diverse caratteristiche in misura della maturazione tecnica, fenolica ed in fase di surmaturazione, sviluppando in tutti i casi il massimo potenziale alcolico possibile, bloccando però le fermentazioni ad un minimo di residuo zuccherino per conferire una piacevole avvolgenza, fugando eventuali note aspre; dopo una grossolana separazione dalle particelle fermentative più grosse viene effettuato un rimontaggio per rimettere le fecce in sospensione, a cadenza settimanale, per almeno un mese, al quale ha seguito la chiarifica e la stabilizzazione malolattica.
Inserito nella lista dei vini per il viaggio apostolico di Francesco Bergoglio, l’Oltre ha conseguito numerosi premi e riconoscimenti tra cui il Los Angeles Wine Competition Gold & Best of Class del 2018 e la Medaglia d’Oro al London International Wine Challenge del 2017, premio a cui è seguita la Trophy Medal, assegnata nello stesso contesto londinese al secondo assaggio dei migliori vini già vincenti la medaglia d’oro, con il massimo punteggio ottenibile da un bianco: 97 centesimi!
L’Oltre Docg Greco di Tufo 2016 sfoggia una leggiadra veste dorata che brilla di luce propria e dalla piacevole densità, indicatori mediante i quali è possibile rilevare la maestria dell’enologo nel gestire tre distinte fermentazioni fugando il rischio di ossidazioni, rischio a cui quest’uva è particolarmente esposta. Fiori di gelsomino e l’erbaceo di sottofondo di ginestra e timo aprono l’ampio portale olfattivo alla mela verde ed alla mela champagne assieme, il pizzicore della nespola leggermente agrumata che cede lo spazio alla guayaba, al miele ed a toni piacevolmente minerali; l’equilibrio e l’eleganza gustolfattiva dimostrano che non esistono cattivi allievi ma soltanto cattivi maestri, pertanto anche un soggetto difficile come il Greco di Tufo può tirare fuori il meglio di sé se lo si sa prendere per il verso giusto. In bocca è una riconferma del fruttato, soprattutto nelle note tropicali alle quali si aggiunge una piacevole nota tostata, più evidente adesso, e dove il miele, meno timido, diventa di acacia. Tondo e dalla verve di succosa freschezza non manca di un sottofondo lievemente sapido ed ammandorlato in chiusura. Aragosta alla Thermidor.
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