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Poco più di un migliaio sono gli abitanti di Prignano Cilento, il cui nome si lega a quello della culla della Dieta Mediterranea e ai paesaggi di un territorio che spazia tra il mare e la montagna, che caratterizzano l’area a Sud della provincia di Salerno.

Un po’ di storia di Prignano Cilento

Stando a quanto riportato da Pietro Ebner, storico, numismatico e medico italiano originario di Ceraso, la prima notizia di questo piccolo borgo appare in un atto di vendita del 1070, conservato presso l’Archivio dell’Abbazia di Cava de’ Tirreni. Interessante l’origine del nome, per cui si sostiene esistano diverse tesi, tra cui quella che vorrebbe il nome Prignano derivi dall’abbondanza di alberi di pero, faccenda molto attinente al vino che vorremmo raccontare, tra l’altro. Dopo alcune vicissitudini storiche Carlo II d’Angiò restituì Prignano alla famiglia Sanseverino nel 1276, poi il feudo venne ceduto da quest’ultimo casato ad Antonello Prignano, il cui nipote Fabio lo alienò nel 1458 a Prospero Lanara. A seguito di altri avvicendamenti, Prignano, comprensivo dei villaggi di Melito e di Poglisi, venne acquistato nel 1564 dal poeta napoletano Bernardino Rota. Nel 1649 passò a Pietro Brandolino, il quale lo cedette nel 1701 a Tommaso Cardone, di origine spagnola che qui ottenne il marchesato. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Torchiara, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie ed infine, dal 1860 al 1927, ha fatto parte del mandamento di Torchiara, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.

Il territorio di Prignano Cilento è incluso nell’itinerario enogastronomico delle Strade del Vino del Cilento, mentre il comune è iscritto nell’elenco delle associazioni delle Città del Bio e Città del Vino; attualmente costituito dalle frazioni di Melito e San Giuliano, oltre che della località di Piano della Rocca, ove si trova l’Oasi Naturalistica della Diga del Fiume Alento, Prignano Cilento è facilmente raggiungibile, si trova vicino a località turistiche molto popolari, tra cui i Templi di Paestum e la città di Agropoli, visibilissima dalle alture collinari che conducono presso il borgo.

Una cantina emblematica del Cilento

Qui si trova il cuore pulsante della cantina Viticoltori De Conciliis, azienda agricola nata nel 1996 grazie alla passione di tre fratelli per i vitigni autoctoni campani: Paola, Bruno e Luigi, hanno unito infatti le loro professionalità di agronomo, di enologo e di amministratore commerciale quasi trent’anni fa, ereditando l’attività familiare che all’origine era di loro padre Alessandro De Conciliis.

Gli elementi che meglio identificano la filosofia di Viticoltori De Conciliis, i cui tenimenti si estendono per oltre 15 ettari, sono i seguenti: La caparbietà contadina, l’amore per il Cilento, patria indiscussa della Dieta Mediterranea, la sostenibilità ambientale, validata anche dalla certificazione biologica, la salvaguardia del paesaggio, un’infinita voglia di migliorarsi sempre ed un gran senso di ospitalità, caratterizzandosi per essere una cantina moderna ed efficiente, dotata di vasi vinari in acciaio, botti grandi in legno e delle anfore.

Tra i Fiano più espressivi del Cilento

Il Fiano, necessario alla produzione del Perella, viene allevato a Guyot su terreni di matrice argilloso-calcarea, più tipicamente afferenti alla complessa geomorfologia del Flysch, per una densità di impianto di 5500 viti per ettaro. La raccolta avviene normalmente verso la metà di settembre, dopodiché le uve vengono avviate alla fermentazione con inoculo di lieviti naturali, quindi il mosto soggiace sulle bucce per otto giorni, al termine dei quali avviene una pressatura soffice e il passaggio in contenitori di acciaio a temperatura controllata. L’affinamento in acciaio dura sei mesi, mentre soltanto un 30% della massa ne farà 9 in tonneau, per poi ricongiungersi in bottiglia, affinando per ulteriori 12 mesi.

Il Perella Fiano Cilento Doc 2019 di Viticoltori De Conciliis, è visibilmente piacevole nel suo colore giallo oro luminoso che, ruotando nel calice, lascia evidenti tracce di consistenza. Al naso è un inno all’etimo locale in quanto, dopo il profumo di ginestra e biancospino che quasi si fondono ai sentori di zagara, sfoggia la franchezza di un fruttato da pera coscia, di quelle che hanno appena cominciato a maturare, quindi alla nota tropicale della guayaba, che a poco a poco digradano verso un’idea di pesca bianca, mela champagne e timo limonato. In bocca è avvolgente e dritto, fresco e salino, con ritorni di note agrumate. Abbastanza persistente e ancor lontano dalla piena maturazione, il Perella si sposa alla perfezione con un’insalata di salmone affumicato, gorgonzola, pere e noci.

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