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Da sempre la storia ufficiale ha narrato i grandi eventi, quelli che hanno riguardato i destini delle nazioni, dei popoli vincitori e dei loro governanti relegando la vita della gente comune nella penombra. Accade così che la memoria privata dei popoli e delle vicende che li coinvolgono, spesso loro malgrado, sia sottorappresentata rispetto a quanto avviene nella scena pubblica e nei contesti istituzionali.

Gli scritti e i dipinti hanno, infatti, prevalentemente dato spazio ai Casati nobiliari, agli imperi, ai generali di corpo d’armata protagonisti di imprese che ne evidenziavano i riti codificati, la tempra, gli umori e, solo talvolta, le debolezze.
Con l’avvento della fotografia i reporter del XX secolo, grandi narratori per immagini, hanno raccontato anche la vita di chi era in ombra, smuovendo con i loro scatti emozioni su scala mondiale.
Ma è con l’avvento delle cineprese manuali che i resoconti video hanno reso ancor più dinamico il narrare consentendo a ciascuno la possibilità di raccogliere un piccolo pezzo di storia.
Oggi il diffuso utilizzo della tecnologia a portata di smartphone offre l’occasione di immortale qualsiasi situazione e di condividerla con un pubblico “social” istantaneamente, in tempo reale, ma fino a pochi decenni fa effettuare delle riprese era un rituale laborioso, quasi sacro.
Le attrezzature spesso ingombranti, poco maneggevoli, avevano un esito visivo e di replicabilità incerto, affidato alla fortuna, ma nonostante ciò qualcuno era sempre pronto a riprendere amatorialmente eventi accomunati dalla convivialità familiare, amicale e di comunità: feste, celebrazioni, viaggi, incontri …

Negli armadi e negli scaffali delle nostre case si è così depositato, in scatole accuratamente custodite, un repertorio consistente che nel tempo è diventato sempre più difficile da riprodurre per la fragilità delle stesse pellicole e l’obsolescenza dei proiettori.
La valutazione di questa documentazione come preziosa e unica, da qualche anno ha spinto l’Associazione Home Movies a raccogliere su nuovi supporti digitali queste riprese per creare un archivio dei film di famiglia che ne celebrasse in qualche modo il valore della memoria.
In quest’ottica la Sardegna è stata uno degli ambiti territoriali più significativi nell’operazione di recupero delle immagini grazie al progetto “Film di famiglia Sardegna” che l’Università di Sassari e l’Istituto Superiore Regionale Etnografico hanno avviato in collaborazione con l’Archivio Nazionale film di famiglia. La raccolta – unico precedente in Italia su base regionale – è stata avviata a partire dal 2011 con la collaborazione di diversi centri culturali, biblioteche, università e istituzioni e ha dato risultati fruttuosi e in qualche modo inaspettati: circa 1000 pellicole raccolte per oltre 150 ore di filmati.

Sono emerse immagini che abbracciano un periodo che, a partire dagli anni Cinquanta, restituiscono con immediatezza il clima di festa dei riti familiari dei matrimoni, dei battesimi, delle comunioni e che, oltre a mostrare il mutamento dei costumi degli ultimi decenni, offrono anche eccezionali immagini sulla trasformazione del territorio con riferimento al paesaggio costiero e al suo sviluppo turistico come la nascita della Costa Smeralda e di altri centri balneari. Altre pellicole raccontano i viaggi e la complessità della partenza dai moli isolani ma si soffermano anche nella ripresa di eventi metrologici eccezionali, come la famosa nevicata del ’56, o legati a un rapporto con un mondo animale oramai scomparso, come le eccezionali immagini della cattura della foca monaca o la mattanza dei tonni. Un particolare sguardo è dedicate alle feste sacre e profane locali più importanti (S. Efisio, i Candelieri, la Sartiglia…) che ritraggono un’isola fortemente legata a tradizioni e riti secolari.
Tutte le pellicole, generosamente donate dai privati, sono state accuratamente digitalizzate e ora sono un vero e proprio archivio dal quale attingere per ri-scoprire luoghi che sono stati definitivamente modificati ma, soprattutto, per vedere gli sguardi di un popolo che non aveva l’abitudine a stare davanti ad una cinepresa.

Sono spesso sguardi pudici che, proprio per questo, ricostruiscono con freschezza una memoria collettiva privata che emoziona perché dà voce a donne, uomini e bambini di una terra dal cuore antico che grazie a questi video forse ora può anche capire meglio se stessa.

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