Abbiamo assistito negli ultimi tempi, anche a causa della pandemia da covid-19, a quanto il Marittimo sia la colonna portante dell’economia globale… basti pensare ai pescatori che sono stati praticamente tenuti in ostaggio per troppo tempo in Libia, complice forse il concetto di baia storica mai concesso al Paese nordafricano per avvantaggiare gli interessi di altre potenze marinare, chissà, oppure al blocco commerciale voluto dal governo cinese in alcuni suoi porti meridionali, piuttosto che all’ingorgo causato nell’incidente presso il Canale di Suez e che fino ad oggi ha comportato un’elevazione dei costi di nolo e trasporto dei container che danneggiano le economie di diversi paesi ed il futuro commerciale di molti importatori… una partita decisiva che tutt’oggi si gioca tra Asia e Mediterraneo.
È un dato inconfutabile che l’80% delle merci ed il 50% dei passeggeri globali viaggino per Mare.
Per quanto attiene all’Italia resta il Paese europeo leader nel trasporto marittimo a corto raggio nel Mar Mediterraneo con oltre 216 milioni di tonnellate di merci ed una quota di mercato pari al 36%, è il primo al mondo per trasporto autoveicoli e automezzi gommati, contando una flotta di navi ro-ro con oltre 5 milioni di tonnellate di stazza lorda, superando persino la Germania e la Francia negli scambi via mare con i cosiddetti Paesi M.E.N.A., ossia del Middle East e North africa.
Provate a immaginare cosa potrebbe accadere se il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture funzionasse davvero, se non esistesse un rapporto clientelare tra Stato, compagnie di navigazione e centri di formazione privati e se la politica cominciasse a dare un impulso serio allo sviluppo del cluster marittimo al Sud Italia ed alle isole.
E invece no…
È palese l’incapacità di interpretare i regolamenti internazionali da parte di tutti gli organismi preposti o la loro malafede nell’applicazione, delle due l’una insomma, nelle aule del potere girano bellimbusti che si atteggiano a strateghi di diritto marittimo senza manco sapere la differenza tra la prua e la poppa; nella repubblica del ponte sullo stretto che non c’è viene concessa la gestione del Fondo Nazionale Marittimi e del welfare esattamente con lo stesso criterio col quale si affiderebbero le pecore ai lupi, si è distrutta sistematicamente una serie di generazioni di Marittimi grazie al registro internazionale e le politiche del lavoro hanno costretto chi è impiegato a bordo, fatte salve poche eccezioni, a vivere nell’eterno precariato, mentre si affidano prestiti, concessioni, sgravi fiscali a tutti gli stramaledetti “Agnelli” che giocano a fare gli imprenditori dello shipping col danaro pubblico, colando a picco a piacer proprio, certi di essere foraggiati tutte le volte che vorranno e senza rimetterci un soldo.
Il nostro Paese è diventato per questi armatori da due soldi, per la classe di sindacalisti più lercia che si sia mai vista e per quei marinaretti d’acqua dolce che presiedono alle Capitanerie di Porto, una sorta di bambola gonfiabile da passarsi a giro, mentre per il Marittimo l’Italia non è che un padrone assenteista ed un esattore fin troppo esigente: stipendi incongrui, assistenza sanitaria indegna, istruzione nautica falcidiata, incapacità nel gestire l’emergenza sanitaria da covid-19 con un piano vaccinale serio e criteri logici nell’avvicendare gli equipaggi non pervenuti… il tutto in cambio di programmi di formazione a pagamento, una burocrazia farraginosa nella gestione della Gente di Mare e che fa somigliare il lavoro marittimo più come un macigno insostenibile da portare addosso che un’opportunità professionale dignitosa.
E se pensiamo al fatto che la via per l’inferno è lastricata di buone intenzioni il Movimento 5 Stelle di buone intenzioni verso i Marittimi d’Italia ne ha avute parecchie, tradendo le speranze dei lavoratori del Mare e sé stesso.
Ma qualcuno, forse, ancora ci crede e, più che dalla fiducia in una classe politica decaduta e smidollata, continua ad essere animato dal suo regolamento interiore e dalla sua determinazione e ce la mette davvero tutta per portare a casa un risultato positivo per la categoria a cui appartiene…
Salvatore Mare è un marittimo carottese, diplomato macchinista nel luglio dell‘81 presso l’Istituto Tecnico Nautico “Nino Bixio” di Piano di Sorrento ed è da sempre interessato alle tematiche ambientali, del mare e delle criticità che riguardano chi per mare ci lavora. Aveva 18 anni quando s’era preso il diploma e cominciò a navigare sui cargo della MSC destinati alle rotte tra Sud Africa, Nord Europa ed Africa Orientale, per poi passare dapprima ai mezzi ecologici di Ecolmare e, dopo una breve parentesi, sulle navi traghetto di Navarma verso la Corsica e dedicarsi definitivamente al Diporto Nautico professionistico con incarichi ed armatori sempre più di prestigio.
Nella vita privata è felicemente sposato ed è padre di due figli, è appassionato di musica e di scrittura letteraria, suona la chitarra, è compositore ed autore, già iscritto alla SIAE, ed il suo motto preferito, giusto per tagliar corto e tenere sempre a mente le sane regole di buonsenso, è homo sapiens non urinat in ventum. Non è mai stato tesserato ad alcun partito politico né sindacato, nonostante il suo impegno particolarmente indirizzato a favore dei diritti dei Marittimi, è stato però fondatore e presidente dell’associazione di categoria Marinai Sorrentini, co-fondatore e segretario nazionale della Lega Autonoma delle Associazioni Marinare, per un breve periodo, fino alle dimissioni per motivi personali, è stato responsabile nazionale del settore per il diporto professionistico dell’Associazione Professionale Europea Capitani Marittimi d’Italia, nonché membro del Gruppo di Lavoro Personale Marittimo istituito con Decreto 649/2009 del 25/6/2009 presso il Comando Generale delle Capitanerie di Porto a Roma fino allo scioglimento del 2011. È stato attratto dalla lettura satirico-politica di Beppe Grillo e, da iscritto al suo blog, si è reso immediatamente disponibile all’attivismo fin dalla stipula della carta di Firenze, iscrivendosi al MoVimento 5 Stelle, sino alla formazione del MeetUp Penisola Sorrentina – amici di Beppe Grillo. Da questo stesso gruppo è stato scelto nel 2016 quale candidato sindaco della città di Piano di Sorrento e quindi eletto consigliere comunale.
Salvatore Mare continua a navigare su unità da diporto, per quanto non iscritto ad alcuna associazione il suo desiderio di equità per i lavoratori marittimi non si è mai affievolito, non ha mai fatto mancare la voce dell’opposizione nel consiglio comunale della sua città di origine, né quella dei marittimi nelle istituzioni.
Un aneddoto che ti riguarda personalmente e che ti ha segnato positivamente…
Comincio ad avere una ragionevole età per cui credo che ogni evento segni in un modo o nell’altro e formino l’individuo, non potrei citarne uno prescindendo dagli altri.
Una persona vicino a te, magari di famiglia o un maestro, piuttosto che un personaggio politico, dello sport, dello spettacolo o della cultura, che ti ha ispirato ad una qualche misura…
Sono nato e cresciuto con dei riferimenti ma senza avere miti, alcune entità le ho ammirate più di tutte, fra queste sicuramente il “Madiba” Nelson Mandela ed il Mahatma Gandhi.
Hai animali da compagnia? Un animale che per comportamento racchiude un poco i tuoi tratti caratteriali e perché?
In questo momento no, ma ho sempre avuto dei gatti; se vogliono non hanno bisogno di nessuno, desiderano solo essere liberi. Sono schietti, graffianti e fedeli anche negli affetti.
Il tuo rapporto col cibo, piatti che preferisci, eventuali abilità culinarie e cosa ci abbini…
Ottimo: mi piace tutto ma sono molto esigente per quanto riguarda l’elaborazione, anche di un semplice, si fa per dire, spaghetto aglio olio e peperoncino.
Sono circa dieci anni che per motivi etici, salutistici ed ambientali non mangio carne, né bevo latte; cerco di tenere uno stile di vita ed un’alimentazione il più possibile cruelty free, per quanto mi risulti difficile principalmente per motivi di lavoro.
Comunque in cucina e a tavola mi sento perfettamente a mio agio.
Libri, Film, Hobbies, Programmi e Sport preferiti e perché…
Fantascienza e avventura hanno segnato la mia adolescenza; più in avanti ho letto praticamente tutti i libri di Bernard Moitessieur, ma un buon libro è un buon libro a prescindere. Uno che mi ha particolarmente commosso è stato “alle tre del mattino” di Gianrico Carofiglio. Non ho scrittori preferiti, ho spaziato da “i pilastri della terra” di Ken Follett ad “io uccido” di Giorgio Faletti.
Per i film, oltre i classici, sicuramente il buon cinema d’autore italiano.
Fra i miei tanti hobbies coltivati negli anni c’è stato il modellismo navale statico, dapprima la fotografia e poi l’elaborazione grafica, la scrittura è tuttora una mia compagna, ma la chitarra mi ha seguito da sempre, anche sugli oceani.
In merito ai programmi se intendi quelli televisivi, guardo pochissima tv.
Per sport praticati fino a qualche anno fa ti avrei detto corsa e vela; spero di riprendere a breve entrambi.
La corsa di fondo perché ti fa ascoltare la voce del tuo corpo e la fa vibrare in assonanza con quella della mente, questo è uno dei motivi per cui non ascolto mai musica quando corro, o meglio quando correvo, preferendo essere assorbito dal suono del mio respiro e dei miei passi.
La vela perché è lo sport perfetto per farti maturare, crescere in convinzione dei propri mezzi e capacità, e trovare le giuste soluzioni che sono sempre a portata di mano e dentro ciascuno di noi.
Da ragazzo ero judoka agonista e sono stato ad un solo esame mai sostenuto dalla cintura nera, inoltre praticavo il nuoto e l’apnea.
A quando risale la prima volta che hai immaginato la tua vita in mare e quando hai capito che quella sarebbe stata la giusta via per te?
Sono nato e cresciuto in spiaggia giù da mia nonna materna Assunta, mentre la sartoria di quella paterna Angelina, era frequentata anche da vecchi comandanti di brigantini che avevano preso vita giù alla Marina di Cassano, e che farcivano le serate con i loro racconti e le loro esperienze di mare.
Geppina, mia madre, era figlia del mare e mio padre Vincenzo, dottore in economia marittima e velista ai tempi di quando era guardiamarina, mi hanno sempre invogliato in qualsiasi mia iniziativa volta a prendere il largo. I miei cugini Carmine e Mauro, compagni d’avventura e scorribande di quando i fuoribordo erano un lusso e si usciva in barca solo a forza di remi, la scuola nautica, insomma un crescendo che indicava che dovessi trovare la mia professione in mare. Ho sempre avuto un rapporto molto intimo con il mare, al di là del lavoro non riesco ad immaginare la mia vita senza.
Su quali unità hai esperito e quali capacità bisogna avere per poter svolgere professionalmente quel tipo di lavoro?
Ho cominciato con la navigazione di lungo corso, su bulk carrier che in quel periodo si usava adattare a portacontainer, ma sono sempre stato attratto dallo yachting e, quando mi si è presentata l’occasione, l’ho colta al volo.
Sicuramente il sacrificio e lo spirito di adattamento alle varie situazioni che si presentano sono un buon inizio, poi certamente lo studio, le miglia che ti fanno acquisire la competenza e l’esperienza.
Nel mondo dello yachting dev’essere sempre tutto perfetto, arrivati ad un certo livello non si può improvvisare, anche e soprattutto nella “gestione” dei rapporti con gli armatori e gli ospiti; sicuramente è quello il lato più difficile del lavoro.
La Marineria del Diporto evidentemente presenta più che semplici sfumature rispetto alla Marineria Mercantile e la Marineria da Pesca, ma questo giustifica la separazione ed il classifico che serpeggia tra la Gente di Mare?
Ci sono delle peculiarità, ma la professione del marittimo è unica. È giusto che ci siano le familiarizzazioni e quindi approcci diversi affini ad una specializzazione, ma la navigazione o la gestione degli impianti è simile sia che si tratti di ro-ro, pax, portacontainer, petrolchimiche, yacht, motopesca o bettoline.
È ed era palese ad una compagnia armatrice, che un comandante proveniente da esperienze DSC di traffico nel Golfo di Napoli, non potesse assumere il comando di una portacontainer ed avesse necessità di una più o meno lunga familiarizzazione con qualifiche via via crescenti. Il comandante e il direttore, avevano voce in capitolo per il passaggio di un ufficiale, al di là di quello che dicessero i titoli professionali e l’armamento era gestito con meno burocrazia e più rapporti umani.
È qui il tasto dolente: la voluta confusione creata da funzionari ministeriali più o meno ignoranti, fra i titoli professionali e le qualifiche di bordo, fra capitani e comandanti o direttori.
Ma è anche sbagliato ridurre i problemi ai soli titoli, se consideriamo l’importante indotto creato in passato dai comuni che contribuivano, con il loro lavoro, ad innalzare il benessere del paese. In penisola sorrentina era così, i marinai non si contavano, figure che invece sono andate via via scomparendo, impoverendo di fatto il tessuto economico locale.
Cosa faresti per riunire la Categoria dei Marittimi qui in Italia?
Una domanda da un milione di dollari che non può prevedere una risposta secca. Chiaro che i guai sono cominciati nel 1998 con la legge 30, e da lì una serie di provvedimenti culminati con il disastro derivato dallo scellerato decreto del ministro Alessandro Bianchi il 30 novembre 2007.
Credo che occorrano fondamentalmente dei riferimenti normativi, laddove il ministero nemmeno si è dotato di una versione tradotta “ufficialmente” dalla lingua inglese all’italiano del STCW code.
Immagino che bisogna quindi ricondurre tutto al Codice internazionale degli standard di tenuta della guardia, al Codice della Navigazione ed al suo regolamento attuativo; questo deve essere assolutamente ammodernato con la partecipazione indispensabile delle associazioni di categoria (i sindacati ormai sono fuori tempo massimo), in modo da dare una guida unica al marittimo, che attualmente deve barcamenarsi fra decreti e circolari interpretative che chiaramente hanno valore nullo all’atto pratico.
Il libretto unico e l’anagrafe digitale, che fra poco diventeranno anacronistici senza che si sia riusciti a renderli operativi, darebbero comunque un buon segnale ai lavoratori del comparto.
In effetti cosa è cambiato da quando hai cominciato a navigare ad oggi?
Il lavoro in mare è stato burocratizzato in maniera esponenziale. Il mio primo imbarco l’ho fatto con il solo foglio provvisorio di navigazione ed il nulla osta. Ora il livello di professionalità sembrerebbe notevolmente aumentato grazie ai corsi di formazione dettati dall’STCW, ma in effetti non è così.
In linea generale e senza voler offendere ragazzi studiosi e volenterosi che escono dai banchi degli istituti tecnici, una volta nautici, ora logistica dei trasporti, hanno una scarsa preparazione, dovuta principalmente al taglio delle ore di lezione specialistiche volute dalla sciagurata riforma Gelmini, demandando tutta la futura preparazione alle private academy, inoltre a totale carico economico dei marittimi. C’è poi l’accademia del mare che dovrebbe sopperire a quello che la scuola pubblica non è in grado di dare, ma anche in questo caso lo sfruttamento dell’allievo è palese, giacché la retribuzione è minimizzata in favore dell’offerta scolastica e lavorativa… ed il trend è che se non la frequenti le società di armamento non ti fanno imbarcare.
Ho seguito a distanza i tuoi passi sia in Penisola Sorrentina che a Castellammare di Stabia, parlo dei tempi in cui hai mostrato una rara sensibilità nei confronti della Gente di Mare. Quand’è stato che hai avvertito questo bisogno?
Sono sempre stato un tipo abbastanza focoso, già in tempi scolastici. Non ho mai tollerato le ingiustizie, le disparità di trattamento e quello che accade ai marittimi ho la sfortuna di toccarlo con mano e sentirlo particolarmente.
Sono stato un privilegiato perché nonostante abbia sempre vissuto come la maggioranza dei marittimi da precario, ho sempre trovato arruolamenti importanti, e questo mi ha dato un motivo in più per cercare di aiutare chi è stato meno fortunato di me, anche se questa mia esposizione, alla fine, mi è costata particolarmente in termini di mobbing.
Qui su Mediterranea Online abbiamo riportato di una tua iniziativa mirata a cambiare il nome dell’Istituto Nautico di Piano di Sorrento. Com’è andata e perché?
Nino Bixio è stato un animale assassino dalla ferocia inaudita, ma i libri lo ritraggono quale eroe che ha contribuito con il suo coraggio all’unificazione d’Italia, leggasi annessione. Poco importa a chi ha dettato la scrittura della storia che sia stato autore di spietate rappresaglie contro popolazioni inermi, fra cui il massacro di Bronte nel 10 agosto del 1860.
In tutto questo doveva esprimersi il Consiglio d’Istituto, ma non mi aspettavo più di tanto considerato che il dr. Vincenzo Iaccarino, Sindaco di Piano di Sorrento, in campagna elettorale alla domanda su chi fosse stato il suo eroe, il suo mito di gioventù, rispose candidamente «Giuseppe Garibaldi». Con tutti gli armatori che abbiamo avuto in penisola sorrentina, capitani ed illustri presidi, non dovrebbe essere difficile individuare una o più personalità di spicco cui intitolare la nostra scuola nautica.
Facciamo qualche passo indietro… un marittimo che si schiera dalla parte del Movimento 5 Stelle. Perché?
Semplice, perché era una forza rivoluzionaria in crescita, con dei forti valori in cui mi sono rispecchiato, e che ascoltava i cittadini, tutti, portando la loro voce nelle istituzioni. Quindi, più che essere io a schierarmi, è stato il Movimento a darmi la sensazione di schierarsi con me.
Ricordo che anni fa qualcuno ha avuto la dabbenaggine di organizzare un incontro a Torre del Greco tra Beppe Grillo e Vincenzo Onorato. Il capo del Movimento pare definisse l’armatore suo amico senza sapere chi fosse. Ma avete fatto bene i conti a quel tempo?
Personalmente si ed ero contrario a quell’appuntamento, lo trovavo politicamente molto sconveniente, giacché abbastanza noti erano i fatti Moby-Tirrenia.
Si era molto scollegati e comunque i consiglieri comunali non hanno mai avuto realmente un peso politico all’interno della campagna elettorale; per chi ha vissuto quel periodo basti ricordare il caso Vitiello nella nostra circoscrizione o quello De Falco nel livornese. A loro appariva quale strada migliore per crescere nei consensi: una brutta campagna elettorale che ci ha visti vincitori, ma a quale prezzo!?
Ma il Movimento 5 Stelle, a tuo avviso, si è sinceramente speso per la Gente di Mare?
Come in tutte le forze politiche alcuni si, ed ancora stanno provando con risultati che sono palesi nella loro esiguità, ma con il massimo impegno; altri si barcamenano in un lessico che non gli appartiene e credo mai comprenderanno appieno.
E veniamo al 5 febbraio del 2019. Cosa è accaduto quel giorno?
Dovremmo dire cos’è accaduto in un lasso di tempo e non unicamente quel giorno…
Per il tramite e con Luigi Gallo, avevamo avviato un proficuo dialogo con il ministro Danilo Toninelli e questo è avvenuto particolarmente per il mio costante lavoro, come dire, istruttivo presso i nostri terminali in parlamento. Luigi, che è espressione di uno storico luogo di mare quale Torre del Greco, ha raccolto il mio invito, ed abbiamo avviato una serie di incontri con marittimi sul territorio italiano.
Da lì abbiamo sentito l’esigenza di condensare il lavoro in un documento unico, che ripercorresse tutte le tappe e fornisse oltre che spunti di riflessione, anche risposte; a questo documento hanno partecipato i marittimi che ci diedero disponibilità e fornissero garanzie di serietà, competenza ed affidabilità, persone di cui ancora mi onoro di frequentare, coinvolgendomi nelle discussioni sulle criticità. Gallo volle creare un team che raccogliesse i diversi settori ministeriali riguardanti il settore, e da Presidente della Commissione Cultura, convocò una seduta speciale facendo intervenire la senatrice Virginia La Mura, oceanografa ed esperta del settore ambiente, e deputati delle varie Commissioni, fra cui Valentina Barzotti, Angela Raffa e Davide Aiello.
Eppure oggigiorno c’è un manipolo di marittimi siciliani che si arroga la paternità del documento con buona pace di Luigi Gallo e addirittura con la benedizione di Davide Aiello.
Ricordo le nottate fatte per raccogliere e condensare tutte le varie mail, le scansioni di pile di documenti cartacei, le ricerche di tutti i riferimenti normativi; ci vuole un coraggio al solo leggermente paventare la proprietà intellettuale di una sola parola di quel lavoro. Il mio rammarico è che, nonostante tutti gli incontri successivi al ministero e al parlamento, sia lì, in qualche cassetto romano, sminuito e sbrindellato nella sua anima da qualche inconcludente OdG; chiaro che si è in un governo multicolore, ma l’impressione che se ne trae è che in parlamento si appaia molto e si conti poco.
In definitiva i due signori citati prima sono a dir poco a digiuno sul cluster marittimo e temo abbiano abusato sin troppo della buona fede di chi si è speso a ciò che loro incamerassero sufficiente conoscenza e contezza dei fatti per induzione, limitandosi a gettare fumo negli occhi a suon di ordini del giorno. Giusto?
Di Luigi Gallo sono testimone dell’impegno profuso quotidianamente, dell’avere sempre il telefono acceso; mai ha fatto mancare il dialogo.
Davide Aiello lo conobbi il 5 febbraio in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati: quando seppi che fosse palermitano gli raccontai l’aneddoto dell’ex sindaco Cammarata, il quale noleggiava abusivamente la propria barca, e condannato a due anni in via definitiva per questo episodio. Inoltre il comandante figurava assunto dalla Gesip Palermo che gli pagava lo stipendio.
Si pensa che lo stesso Movimento abbia letteralmente fatto le scarpe a Danilo Toninelli, forse l’ultimo ministro seriamente deciso a mettere mano alle annose e dolenti faccende presso il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Che diamine è successo?
Non so risponderti, ho le mie ipotesi ma non confortate da riscontri oggettivi. Quel che posso dirti è che con Danilo Toninelli si erano poste le basi per rendere operativo un gruppo di lavoro partecipato da marittimi, sulla scorta di quanto riportato nel “nostro” documento. Credo che Danilo sia stato una delle migliori espressioni ministeriali del M5S: caparbietà, lavoro e voglia di fare… forse se avesse fatto meno dirette e magari ci avesse risparmiato il plastico da Vespa.
Ma il Movimento poi si è accorto delle procedure di infrazione dell’European Maritime Safety Agency a carico dell’Italia tra Mit, Cogecap? Ha notato che Mario Mattioli riveste un ruolo in pieno conflitto di interesse e che il Nautico è stato letteralmente inghiottito per favorire istituzioni e centri di formazione privati?
Il Movimento non è l’unico partito al potere; mi chiedi se avesse potuto mostrare i muscoli sulla questione marittimi? Ti dico che secondo me doveva alzare i toni, ma le dinamiche romane le vivo di riflesso; chiaro che dal mio movimento mi sarei aspettato che si fosse scoperchiato il pentolone.
Una riflessione che credo di aver esplicitato in più occasioni: in passato i grossi imprenditori compravano centri commerciali e supermercati per la loro capacità di fornire contanti. Evidentemente per gli imprenditori del settore, ora la mammella da cui attingere è quella dei marittimi, sempre più avvizzita, ma comunque in grado di generare liquidità per le casse dei centri di addestramento.
In buona sostanza quali erano e quali sono i problemi della Gente di Mare?
Non c’è una guida univoca e non esiste una vera rappresentanza dei lavoratori marittimi, sempre troppo divisi in categorie e diversificazioni. Come si dice divide et impera.
E durante la pandemia da covid-19 cos’altro non è stato fatto?
Non essendoci un Ministero che possa essere riferimento per la Marina Mercantile, il marittimo è stato preso in mezzo e frastornato da provvedimenti che non potevano essere attuati.
Si veda ad esempio la difficoltà di avvicendamento degli equipaggi nella prima fase, o ancora più evidente la vaccinazione covid, a gestione regionale, e quanti disagi ha causato ai lavoratori in carico alla Servizio di Assistenza Sanitaria ai Naviganti. Ancora non si sa come faranno i marittimi vaccinati “altrove” ad avere il green pass. Insomma, è tutta un’improvvisazione, una mancanza di programmazione: è tutto un mettere la toppa lì dove si palesa un buco.
Ci sarebbe poi la questione delle proroghe dei certificati da aggiornare prima della scadenza, che andrebbe rivista a prescindere, ma anche in chiave post covid, chiaramente aprendo un canale comunicativo con l’International Maritime Organization.
Vedi uno spiraglio di luce per i Marittimi d’Italia ed una possibilità che il Movimento 5 Stelle o la politica in generale possano recuperare ancora una qualche credibilità e porre rimedio ai misfatti orditi e sottaciuti a loro danno?
Ultimamente abbiamo visto che quando si vuole si può, infatti a seguito della brexit, il GMDSS conseguito nei paesi anglosassoni, pareva non fosse più “endorsabile”. Chiaro che la procedura sarebbe dovuta essere differente, ma altrettanto chiaro è che si potesse fare: infatti, in questa ottica, non comprendo perché costringere i marittimi che abbiano conseguito altri certificati all’estero a ripeterli in Italia.
Bisogna riordinare un sistema che andava a mille e che ora è imbrigliato da una miriade di procedure, spesso interpretate diversamente anche fra vicine capitanerie, che costringono il lavoratore a sentirsi un numero, e come tale trattato dalle agenzie e finanche dagli operatori degli Uffici della Gente di Mare.
Il problema è che in parlamento e al governo non c’è mai una competente rappresentanza dei marittimi, mentre altre sono invece molto preparate; chi dovrebbe ergersi a tutela, Gregorio De Falco?
E Valeria Ciarambino? Inconcludenza e sue presunte simpatie verso Vincenzo De Luca a parte, ma s’è fatta due conti su quanti Marittimi ci sono in Campania?
Ultimamente Valeria ha lanciato un video in cui parla di una misura da lei voluta fortemente, il “distretto del mare”. Si tratta di una sua proposta che sarà finanziata con 900.000 € dalla Regione Campania, sarà una casa dell’economia blu nel porto di Napoli.
Qualche conto se l’è fatto sicuramente ma in senso di crescita imprenditoriale.
In generale, non vedo in Regione una particolare attenzione per la Gente di Mare, diciamo che i segnali per il cluster non erano positivi prima e non lo sono attualmente.
Credo che il settore meriti un impegno particolare, studio della materia e consulenza specialistica, scelta con metodo meritocratico.
Un tuo pensiero sulla leadership di Giuseppe Conte nel M5S e sull’andamento generale della politica italiana…
Chiaro che il M5S è altro rispetto quello per cui abbiamo messo in gioco la nostra vita e si palesa laddove Conte rappresenti una leadership mentre il movimento voleva essere leaderless, cosa per altro espressamente votata dagli iscritti agli Stati Generali.
Le critiche che ci piovono addosso ci stanno tutte giacché è evidente che si vive una fase caotica che si protrae da più di un anno, con un capo politico reggente ormai scaduto e uno in pectore che però non è gradito al garante, seppure questi l’avesse indicato in un primo momento.
Giuseppe Conte non ha dato l’impressione di voler essere un leader inclusivo: il non aver reso pubblico il “suo” statuto, e le risposte alle domande della consigliera partenopea Marta Matano unito all’atteggiamento tenuto nel breve scambio di battute, mi hanno lasciato perplesso.
Allo stesso modo la situazione amministrative di Napoli, in considerazione del fatto che il Sindaco lo sarà anche di Città Metropolitana, un ente che gestisce grosse quantità di denaro pubblico e che può indirizzare interventi nevralgici nelle zone omogenee, ma questo è un capitolo molto vasto derivante dalla legge Delrio che non si può liquidare in una battuta.
Per il resto, come la maggior parte dei “grillini” impegnati nelle istituzioni, attendo l’evolversi degli eventi per maturare decisioni, consapevole che finora le espressioni politiche locali, non hanno mai toccato palla.
Un tuo sogno da Marittimo, da esponente politico e da carottese…
Un marittimo Sindaco nelle città di mare e che ci sia la dicitura “marittimo” anziché “altro” nelle opzioni delle professioni indicate nei form precompilati.
Riferendomi a cose più pregnanti, auspico una gestione smilitarizzata degli Uffici della Gente di Mare, giacché il corpo delle capitanerie di porto è chiaramente in perenne conflitto di competenze, culminando nel ruolo di controllori di loro stessi.
Da carottese e da cittadino, auspico che la qualità della vita sia messa in primo piano nelle agende delle prossime amministrazioni, che ci sia un cambio di tendenza, una svolta effettivamente green, mirando alla localizzazione delle produzioni e all’autosufficienza energetica, magari con l’acqua finalmente a gestione completamente pubblica.