Quercia
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Dopo la strage di palme causata dal punteruolo rosso e il pericolo di insetti che giungono clandestini nell’area mediterranea il sempre più raro Cerambice delle querce è accusato di strage di alberi nelle città. A dare l’allarme in Sardegna è stato il Comune di Quartu Sant’Elena che ritiene responsabile della moria dei lecci cittadini il Cerambyx cerdo, un grosso coleottero caratteristico dei boschi nostrani.

L’insetto è considerato vulnerabile e di interesse comunitario secondo la classificazione IUCN, l’Unione internazionale per la conservazione della natura. Una rarità che secondo la Comunità Europea andrebbe preservata e difesa nei territori di distribuzione naturale.

Il ciclo vitale del Cerambice dura da tre a quattro anni, un tempo infinito se si pensa che l’adulto vive qualche mese soltanto. Le uova, due o tre, sono deposte ad una ad una entro singole fessure della corteccia di vecchie querce malandate. La larva, biancastra e strisciante, con zampine appena accennate, scava complicate e caratteristiche gallerie all’interno del tronco raggiungendo la lunghezza di circa 15-20 millimetri. Al terzo anno, quando raggiunge la lunghezza di 70-90 mm dirige la galleria verso l’esterno e costruisce una celletta ovoidale dentro la quale si sistema per passare allo stato di pupa e aspettare che la magia della metamorfosi si compia. Nell’autunno inoltrato del quarto anno un bellissimo insetto nero lucente dalle lunghissime antenne, preda ambita dei collezionisti, fuoriesce dal nido e si affaccia al mondo per la sua seconda vita. Una vita da insetto volatore, ghiotto di linfa e di frutti, che lo vedrà attivo la primavera seguente.
Cosa ha in comune col Punteruolo rosso killer delle palme?

Ovviamente il fatto di essere un insetto e di appartenere alla famiglia dei coleotteri cioè un raggruppamento di insetti aventi un paio di ali, le elitre, trasformate in robusta custodia entro la quale sono ripiegate le “vere ali” che gli consentono di volare.
Il Cerambice è solo un parente del Punteruolo rosso col quale non condivide né habitat né gusti alimentari.
Il Punteruolo è un insetto introdotto nell’area mediterranea a causa di importazioni clandestine di palme non sottoposte a quarantena.
Il Cerambice è parte integrante dell’ecosistema boschivo mediterraneo e della biodiversità che lo compone. La sua larva si sviluppa all’interno del tronco e dei rami maggiori delle querce, ma non è la causa principale della morte degli alberi! Il cerambice in natura è un indicatore ambientale dello stato dei boschi e la sua presenza indica quali alberi sono sofferenti perché è solo in questi che depone le uova.

Ma come può godere ottima salute una quercia in riva al mare immersa nello smog della città e fuori dal suo contesto naturale?
Anche ad uno sguardo profano non può passare inosservato lo stato di salute delle querce destinate ad arredo urbano. Coperte di fumaggine e smog, con le foglie asfittiche che a malapena svolgono la fotosintesi, con la linfa che cola sui marciapiedi rendendoli appiccicosi per ogni tipo di scarpa, diventano una irresistibile attrattiva per i pochi cerambici sopravvissuti a disboscamenti e incendi che trovano in città nuova dimora dove metter su famiglia. Può l’uomo arrestare un fatto così naturale? A chi spetta decidere se è più importante salvare le querce o l’insetto raro in un ambiente, quello urbano, che è comunque artificiale?

All’origine dei fatti ci sono le scelte delle specie vegetali da introdurre nelle città. Troppo spesso le piante con le quali decidiamo di convivere sono preferite in base a fattori estetici o di mode del momento. Poco ci importa delle loro esigenze perché siamo abituati a vederle come oggetti ornamentali dimenticando che sono pur sempre esseri viventi. Alberi sempreverdi come le querce hanno un lento ricambio delle foglie che non consente loro di liberarsi di polvere e smog che le ricopre. Questo comporta una fotosintesi rallentata e lo sviluppo stentato delle chiome che richiama funghi e muffe parassite oltre che i più svariati insetti.

Perché allora non guardare a piante che stagionalmente perdono le foglie e con esse tutti i depositi dannosi e che magari attenuano il grigiore cittadino con fioriture colorate?
Se è vero che le querce sono scelte spesso perché caratteristiche della natura mediterranea, la città è un habitat diverso dal bosco dove possono addirittura divenire dannose per la salute delle persone. A pensarci bene le querce, come gli ulivi, molto alla moda in questi anni nelle rotonde e nei viali, sono fra le piante maggiormente responsabili di allergie stagionali.
Valutare attentamente la scelta dei nostri coinquilini verdi può risparmiare sgradite sorprese e mai dovremmo dimenticare che anche le piante respirano in un ambiente, la città, che non è il loro.

Se da un lato insetti di importazione come il punteruolo rosso distruggono parte del paesaggio urbano attaccando le palme, la farfalla delle palme minaccia la palma nana e il tarlo asiatico è una minaccia in arrivo per gran parte di specie arboree, dall’altro il cerambice nostrano indica semplicemente uno stato di malessere di specie che mal si adattano alla vita cittadina.

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