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L’enoturismo riesce a promuovere il turismo come se fosse un indiscutibile volano economico dell’Italia. A piccoli passi diventa un fattore determinante nel momento della scelta di una località, ben caratterizzato da tre elementi: autenticità, novità e qualità. C’è da registrare una rivoluzione in piena regola riguardante gli addetti del settore turistico, poiché le tradizionali motivazioni come il mare, la montagna e l’arte lasciano il posto alle esigenze più definite, non sempre legate a caratteristiche geografiche. A guidare questa trasformazione sociale sono proprio i produttori di vino, pronti a destinare ingenti risorse economiche alle loro cantine, al fine di agire in maniera risoluta come vero promotore delle località del belpaese. L’enoturismo, purtroppo, è stato un settore economico dimenticato dalla politica senza avere iniziative a supporto opportunamente studiate per favorire, promuovere e sviluppare il comparto. È bene ricordare che stiamo parlando di un importante asset economico italiano che rappresenta il Paese nel mondo, come se fosse un autentico ambasciatore inconsapevole del made in Italy.

Il settore economico potrebbe aumentare in modo considerevole il prodotto interno lordo del Paese se fossero accuratamente adottate strategie di promozione, capaci di aumentare la conoscenza all’estero sia dell’Italia sia del bene vino. La nostra ricchezza culturale derivante dell’enorme patrimonio artistico e archeologico è ancora poco valorizzata, mentre serve un cambio di marcia per conferire quella maggiore possibilità di crescita alla Penisola. Per favorire il turismo si dovrebbero organizzare tour ad hoc. Nelle straordinarie abitazioni di un tempo è possibile immaginare i diversi stili di vita magari lontano da quelli attuali, ai quali siamo ormai abituati. È un viaggio nel passato che permette di comprendere le differenze di vita sociali e filosofiche.

«L’enoturismo assume un ruolo sempre più importante – afferma David Navacchia, proprietario dell’azienda Tre Monti in Romagna – dovuto al fitto tessuto di aziende vitivinicole italiane. Non c’è alcun dubbio che sia una grande risorsa economica, ancora solo in parte sfruttata, ma ritengo sia sovrastimata. Penso che una redditizia valorizzazione dell’enoturismo debba passare attraverso una ragionata programmazione aziendale. Non s’improvvisa. Non è sufficiente attrezzare una saletta con bicchieri e salatini, bensì dotarsi di locali idonei ed accoglienti e, soprattutto, di una adeguata preparazione e formazione. È un servizio che solo poche aziende vitivinicole sono in grado di offrire. Il vino può agire da promotore del settore economico poiché è uno dei fattori del made in Italy. Milioni di bottiglie lasciano l’Italia per approdare sulle tavole più trendy del mondo: ambasciatori delle nostre tradizioni, della nostra storia, della nostra terra».

L’enoturismo apre scenari economici interessanti ricoprendo un ruolo strategico come settore sociale e culturale dell’Italia, poiché la gente vuole conoscere, di persona, i produttori di vino. Tutto ciò per comprendere la storia, per vedere i luoghi della produzione, per conoscere le realtà vinicole della Penisola. Il made in Italy non ha bisogno di essere rilanciato perché all’estero è fortissimo. Sarebbe necessaria un’opportuna valorizzazione con eventi da organizzare all’estero per proporre la vetrina dei prodotti italiani, nell’ottica di una promozione costante e mirata al fine di coinvolgere i buyer internazionali. Pochi prodotti sono veramente trendy come quelli genuinamente italiani, con il settore dell’agroalimentare in pole position. Si tratta piuttosto di mettere in atto le giuste azioni, tese a combattere le imitazioni che rappresentano, nell’agroalimentare, un valore più che doppio rispetto ai prodotti originali italiani. Nell’economia italiana, l’agroalimentare e il vino in particolare, rappresentano una delle voci attive degli scambi con l’estero. Ma ancor più grande è il valore d’immagine che il made in Italy rappresenta all’estero. I prodotti alimentari italiani sono testimoni indiscussi del gusto, del bello e del buono.

Il territorio della Franciacorta è divenuto un polo di riferimento molto ambito, con una profonda cultura enogastronomica caratterizzata dalla dolcezza e dalla serenità dei suoi borghi. È nel cuore della Lombardia, adagiata a sud del Lago di Iseo, offrendo un nutrito ventaglio di attrattive: svolgere interessanti escursioni fra monti, colline e laghi, praticare sport di ogni tipo, partecipare a un ricco calendario di eventi e feste, all’insegna della buona tavola e delle rinomate bollicine. È conosciuta in Italia e nel mondo per i suoi vini, il cui simbolo è il Franciacorta Docg. Prodotto con la lenta rifermentazione naturale in bottiglia di uve esclusivamente dei vitigni Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero della zona geografica strettamente delimitata, il Franciacorta si riconosce per l’inconfondibile colore paglierino con riflessi verdognoli, il delicato profumo di lievito e talvolta fruttato, il gusto sapido, fresco e armonioso, oltre al perlage finissimo e persistente. Sono tutte qualità che hanno consentito di ottenere nel 1995, primo tra i brut, la Docg, il massimo riconoscimento riservato ai vini di qualità eccezionale.

I produttori di vino destinano risorse economiche alle loro cantine, per agire come un autentico promotore delle località. Tra gli industriali del settore spicca Vittorio Moretti. Nel 1974 cambia la sua filosofia economica nell’anno che segna il suo avvicinamento alla terra a cui è sentimentalmente legato. Il desiderio di Vittorio Moretti di qualificare e promuovere il territorio di Franciacorta lo vede promotore, a partire dagli anni ’80, di alcune iniziative imprenditoriali, volte a portare in questo lembo di terra bresciana un turismo qualificato, in grado di apprezzarne le innumerevoli bellezze storiche, naturali e artistiche.

«Il turismo nella Franciacorta – spiega Vittorio Moretti – è nato grazie al vino, all’impegno e all’intuizione di alcuni imprenditori, legati a questa terra, che hanno creduto e hanno creato le condizioni perché un certo tipo di turismo potesse trovare accoglienza. Un turismo di classe, che ama la qualità del vivere, ricerca sapori e gusti raffinati e vuole abbinare natura e cultura. C’è l’Associazione Strade del Franciacorta che è riuscita, attorno al valore del vino quale elemento di aggregazione, a coinvolgere tutti i soggetti pubblici e privati per fare sistema. Ma senza l’intuizione imprenditoriale di chi, trent’anni fa, ha creduto in questa terra e nella possibilità di valorizzarla, la Franciacorta non sarebbe quello che è oggi».

Arnaldo Caprai inizia a lavorare all’età di 28 anni. Come imprenditore, commerciante al dettaglio e all’ingrosso di biancheria per la casa. Attualmente questa attività, trasformata in industria, è diventata il Gruppo Tessile Arnaldo Caprai Spa, filiera tessile completa: filatura, tessitura, tintoria, ricamo, merletto, trapuntatura, confezione. Dopo varie vicissitudini, nel 1971, Caprai acquista una fattoria nel Comune di Montefalco, in Umbria, nucleo primario dell’Azienda Agricola Arnaldo Caprai con circa 150 ettari coltivati a vigneto. Con la collaborazione di professionisti del settore e di Istituti di Ricerca, il Sagrantino è attualmente uno dei vini più apprezzati del panorama vitivinicolo nazionale ed internazionale. Il colore, l’aroma, il gusto del Sagrantino divulgano il carattere forte e l’amore degli uomini che lo coltivano, la dolcezza delle colline dove cresce, per non parlare della ricchezza e della complessità del grande patrimonio di cultura e tradizione conservato, nei secoli, proprio a Montefalco. L’enoturismo può offrire una grande vetrina per conoscere queste grandi realtà imprenditoriali, volano di un’economia squisitamente made in Italy. Arnaldo Caprai crede nella potenzialità economica della strada del Sagrantino perché può diventare un grande polo di attrazione turistica per promuovere il turismo in Italia.

«Oltre alla proposta – afferma Arnaldo Caprai – di pacchetti turistici, la Strada del Sagrantino può offrire il punto informazioni aperto tutti i giorni; pernottamenti in agriturismo, case vacanza, hotel, bed & breakfast e residenze d’epoca; accoglienza e assistenza in loco a turisti individuali e gruppi; pranzi e cene a tema con abbinamenti cibo e vino del territorio; visite guidate culturali in diverse lingue (inglese, tedesco, francese); visite guidate in cantine e frantoi in diverse lingue; escursioni a piedi, cavallo, mountain bike con o senza assistenza; servizio taxi e servizio navetta da e per le principali località; transfert da e per stazioni treno ed aeroporti di Perugia, Ancona, Firenze, Roma; degustazioni guidate; organizzazione di colazioni, pranzi e merende tra le vigne; collegamento con altre manifestazioni della regione; servizi personalizzati su richiesta. La Strada del Sagrantino è un itinerario enoturistico appositamente segnalato che prevede tappe nelle cantine, nei frantoi, nei laboratori artigianali, negli agriturismi, ma anche nei musei e nei centri storici dei piccoli borghi che si trovano lungo il percorso. L’itinerario può essere percorso a piedi, in mountain bike, talvolta a cavallo o in auto, in qualsiasi periodo dell’anno».

1 thought on “Quella ricchezza economica chiamata enoturismo

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