Il vitigno Famoso ha diversi sinonimi quali Rambèla o Rambella, Famoso di Cesena, Valpiese o Valdoppiese e si presume provenga dalla Val di Pesa in Toscana, per quanto abbia maggior diffusione presso i borghi delle alte colline in provincia di Forlì, come Castrocaro Terme, Dovadola, Predappio e Rocca San Casciano, e sia allevato anche nella pianura di Ravenna, nonché sulle coste adriatiche verso Pesaro.
Al tempo in cui quest’uva veniva impiegata per il consumo a tavola il termine Famoso sottintendeva sia il Cesenate, più simile all’Albana, che il Pesarese o Riminese, dalle caratteristiche prossime a quelle del Trebbiano, oggi praticamente scomparse, di fatto però il vitigno è menzionato già nel 1825 da Norberto Marzotto oltre che in numerosi bollettini ampelografici dello stesso secolo, citazioni che aiutano moltissimo a non confonderne l’identikit.
Il vitigno Famoso viene ammesso nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite il 27/03/2009 anche grazie al lavoro del Consorzio “Il Bagnacavallo” che ne detiene la tutela dopo che per anni era stato messo nel dimenticatoio per via delle sue componenti aromatiche per un mercato che richiedeva uve meno caratterizzanti.
L’area di provenienza delle uve impiegate per il vino Rambëla è proprio quella di Boncellino di Bagnacavallo nel ravennate, lo stesso paesino in cui Antonio Longanesi acquistò nel 1913 la proprietà che oggi costituisce l’odierna Azienda Agricola Longanesi Daniele, costituita dalla stessa famiglia di vignaioli che al tempo scoprirono la vite che oggi porta il loro nome attuandone la diffusione.
Il Rambëla Igt Ravenna 2015 pur nella sua curva evolutiva discendente ha saputo dare non poche emozioni a partire da quel giallo dorato carico luminoso col quale si è presentato al calice ed a cui hanno fatto seguito gli archetti e le lacrime a denotarne la buona consistenza. Al naso affiora da subito la salvia, la pesca bianca, l’uva spina con innestato un tocco di liquoroso ed arancia candita con un finale sottilissimo da nocciola tostata. Glicerico, tondo accarezza da subito il palato e, mentre una vena timida di freschezza sembra insufficiente a raddrizzare l’equilibrio, ecco che arriva una piacevole sapidità a ribadire che il vino ha ancora qualcosa da narrare, proprio quando in retrolfattiva arriva di nuovo la salvia, il candito, la crema pasticcera ed un tocco di miele di zagara a rendere il tutto ancor più avvolgente. Filetto di cernia al forno con patate ed un’idea di pepe di Sichuan, ricoperto generosamente da lamelle di tartufo bianco di Ceppaloni.