di Maria Melania Barone
La Corte Costituzionale ha detto Sì al referendum sulla Legge Ronchi che regola la distribuzione dell’acqua pubblica affidandola ai privati assieme ad altri servizi necessari per i cittadini. Il Referendum è stato chiesto con insistenza dal Comitato Referendario “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”.
Finalmente potremo sperare nella gestione pubblica dell’acqua. Un regalo grande in un tempo storico come questo, dove le risorse idriche o le risorse di idrocarburi sono veramente esigue al punto da far prospettare future ed imminenti guerre per l’approvvigionamento del bene più prezioso per la vita. Diventa così inaccettabile che l’acqua diventi merce, un servizio gestito da privati e, soprattutto, da multinazionali. L’acqua è un bene che nasce nel nostro territorio e che deve essere gestito da noi. Il nostro è un paese geologicamente giovane, ricco di sorgenti e di vita.
I risvolti negativi di questa privatizzazione possiamo vederlo in molti paesi del Nord Europa o, se vogliamo, anche in Patagonia dove “Il 96% dell’acqua dell’Aysen è in mano all’Endesa, quindi all’Enel”, come affermano gli stessi imprenditori della Camera di Commercio locale che aggiungono: “il dato su scala nazionale si attesta sull’82%”. Ma è davvero così giusto che le risorse idriche di un paese e quindi di un popolo siano gestiti da multinazionali? L’unica speranza per l’Italia era ottenere il Referendum in quanto il ddl 135/09 o decreto Ronchi fu approvato, come di consueto, senza la volontà popolare.
Finalmente il 22 Dicembre arrivò la prima buona notizia: la Corte di Cassazione aveva comunicato al Comitato, l’avvenuto conteggio delle firme necessarie alla richiesta dei referendum. Le firme raccolte erano 1 milione e 400 mila.
Il Comitato aveva richiesto l’ammissibilità di tre quesiti referendari, ma la Corte Costituzionale ne ha approvati solo due tramite le sentenze depositate il 26 Gennaio 2011. Si tratta del quesito relativo alla privatizzazione della gestione contenuta nel decreto Ronchi e quello sul profitto garantito sulla gestione del servizio idrico. Adesso si attende l’ufficializzazione della sentenza e la data per il voto che il Ministro dell’Interno deve ancora convocare.
I promotori del Comitato hanno già richiesto che i referendum vengano accorpati alle votazioni amministrative previste per il 2011. In questo modo sarà possibile anche risparmiare soldi pubblici.
L’approvazione della Corte Costituzionale smentisce in primis l’ex ministro Ronchi e quanti avevano sostenuto che il decreto 135/09, poi divenuto legge, era un atto dovuto in attuazione di obblighi comunitari. La Corte chiarisce che con l’abrogazione della legge comporterà l’applicabilità immediata nell’ordinamento italiano della normativa comunitaria che prevede la possibilità di gestione pubblica. Infatti con l’eliminazione del riferimento «all’adeguatezza della remunerazione del capitale investito» ci si propone di rendere estranea alle logiche di profitto la gestione dell’acqua che è considerata dalla nostra Costituzione e dalla normativa europea un bene comune e necessario.
Il Comitato ha sollecitato quindi il Governo all’approvazione di un immediato provvedimento di moratoria sulla privatizzazione dei servizi idrici e a fissare la data del Referendum.
Dunque adesso non ci resta che sperare nella vittoria del Sì. Una scelta importante per l’economia dell’Italia ma è anche il dono più grande per la vita.