Sabato 13 giugno nel tardo pomeriggio si potrà viaggiare con i versi e le riflessioni sulla “restanza“, sullo restare qui, del talentuoso Nicola Grato.
restare qui
restare qui – mantra ch’è preghiera
perché fuori è già sera, perché spera
ancora qualcuno anche in silenzio
come nel tempo delle catacombe.
Quella sera essere stati qui: le prove
precedute dalla lettura di Soldati
dal brindisi a Luigi Veronelli –
poi vedemmo i filmini in super 8
di Tommaso Bordonaro: nipoti
di uno che non abbiamo conosciuto
figli d’una età incerta, secolo breve.
Quando aprimmo la porta per fumare
era tutto coperto dalla neve.
Nicola Grato (Palermo, 1975) è laureato in Lettere moderne. Insegnante, ha pubblicato tre libri di versi Deserto giorno (La Zisa, 2009) e Inventario per il macellaio (Interno Poesia, 2018) e Le cassette di Aznavour (Macabor, 2020) oltre ad alcuni saggi sulle biografie popolari
Nicola scrive: <<il tema del restare, la restanza discussa e teorizzata da Teti, è il centro della mia scrittura poetica e, più specificamente, della mia vita. È vero che io mi sono spostato tantissime volte: ho cambiato case, abitudini, visuali affacciandomi dai balconi delle mie abitazioni; un tempo il mare del Porto di Palermo, ora una collina di querce e roverelle, la Brigna di Mezzojuso. I miei occhi hanno visto e assorbito città e paesi, facce di palermitani distratti e facce di vecchi dei paesi. In questo continuo mutamento che non è mio particolare di certo ma è dell’uomo in sé, di tutti gli uomini nella storia, io ho trovato la radice profonda del restare. Abitavamo con mia moglie e mia figlia in campagna, abbiamo deciso di “tornare” in paese. Tornare, certo valeva per mia moglie, che è nata e vissuta in paese, a Mezzojuso. E per me? Valeva una scommessa: restare in un luogo che molti abbandonano tutt’ora, restare come prospettiva etica, come ricerca di profondità. Non ti nascondo che molte volte ci è capitato di volere scappare. Intanto restiamo, qui è nato il nostro secondo figlio>>.
carnevale a Mezzojuso
la cera, l’acciaio della voce, l’accordatura:
è calante, una limata un colpo
di pollice — il mattino è nuvole sfilacciate
sulle colline gialle, ed è gennaio e non piove –
Palermo è piena di pappagalli in amore;
pure questa nostalgia è vita:
ti commuove un tamburo, sulle strade
i bambini faranno un gioco antico
come il mondo — lo chiamerai paese.
Sogni il suono nei cortili, il carnevale
di tutti, il fuoco è segno, mi diresti –
non basta, lo sappiamo ma è tanto
restare anche dove non si vuole.
<<Restare anche dove non si vuole, cioè preferire non tanto la sofferenza, la resilienza; non adottare per partito preso lo spirito di contraddizione ma, più semplicemente se vuoi, vivere profondamente, sentire il disagio umano di restare>>.
L’iniziativa è promossa da La Scatola di Latta con “Daìmon: A scuola per restare”: una scuola che non terminerà mai: itinerante, multidisciplinare, inclusiva, gratuita e accessibile a grandi e piccini; senza porte e finestre, senza pagelle e attestati, senza compiti e calendari da rispettare; con luoghi di apprendimento disseminati nei campi, nelle cantine e nelle botteghe, diffusa nei paesi e nei paesaggi d’Italia. Una scuola adatta a chi vorrà abitare poeticamente e civicamente i propri territori e a chi vorrà conferire pienezza al proprio re-stare.
Per seguire il video incontro su GOOGLE MEET cliccate su: meet.google.com/gdr-mxdg-uig
POSTI LIMITATI per garantire un “clima conviviale di ascolto e compartecipazione”. Si richiede puntualità “in classe”.
Sabato invitiamo i “corsisti” e simpatizzanti della Scuola per Restare a collegarsi per un “arrivederci virtuale” ai prossimi videoincontri di autunno che saranno inaugurati dal prof. Vito Teti a fine settembre 2020.