IL 14 luglio, dopo la chiusura durata 5 anni, la Collezione Piloni è tornata ad essere per un giorno meta turistica dedicata al territorio e alle tradizioni popolari della Sardegna. Il Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari Maria Del Zompo ha voluto fare un omaggio alla città in occasione di Unicomunica, la maniferstazione che, a 100 giorni esatti dalla sua nomina, ha incontrato il pubblico per ilustrare le iniziative dell’Università, le ricerche, il patrimonio non solo intellettuale, ma anche storico e artistico e gli obiettivi per il futuro dell’ateneo cagliaritano. Gli oltre 900 pezzi della collezione costituiti da carte geografiche, quadri, stampe, tappeti, arazzi e gioielli, che racchiudono molta della storia sarda degli ultimi secoli, sono stati oggetto di grande interesse anche dei numerosi turisti stranieri sbarcati a Cagliari dalle navi da crociera presenti in porto.
La Collezione è situata al piano terra del n° 32 del settecentesco palazzo Belgrano. Tutto il patrimonio venne donato all’Università nel 1980 dal Dott. Luigi Piloni Bagliolo Dell’Arme e inaugurata nel 1984 col vincolo che sarebbe sempre rimasta in questo sito. Luigi Piloni, discendente di nobile famiglia veneta, stimato docente all’Eleonaora d’Arborea e successivamente direttore generale dell’ANAS, era un raffinato collezionista, amava gli oggetti d’arte e le tradizioni popolari della Sardegna. Per tutta la vita collezionò non solo opere di artisti famosi dal considerevole valore economico, ma anche documenti, mappe, carte geografiche il cui valore nel ricostruire la storia dell’isola diventa inestimabile da un punto di vista culturale.
Sei sale tematiche accolgono il visitatore in un percorso insolito, perché non siamo in un museo tradizionale, ma in allestimento voluto così dal Piloni, con la visione da amatore, quasi una wunderkammer dell’era moderna. All’ingresso un piccolo acquerello raffigurante Alberto Ferrero Della Marmora in tenuta da naturalista sembra ricevere i visitatori. Nella prima sala una Santa Chiara di M. Cavaro, proveniente dal disperso Retablo di Bonaria, si affianca alla tavoletta con La sepoltura di Cristo attribuita ad A. Mainas, capolavori cinquecenteschi forse fra i pezzi più pregiati in mostra. Nella seconda sala trovano sistemazione le tempere di Philippine Della Marmora, nipote di Alberto Ferrero che con colori ingenui e brillanti illustrano come cartoline luoghi della Sardegna ottocentesca. La terza sala è forse il cuore dell’esposizione: una galleria d’arte, una carrellata di nomi illustri tra pittori sardi e non per oli, acquerelli e tempere di A. Ballero, G. Biasi, C. Cabras, S. Dessy, M. Sironi, A. Sassu, F. Figari, M. Delitala, G. Ciusa Romagna, R. Locatelli, G. Sciuti e tanti altri. La quarta sala è quella dell’argenteria, gioielli che adornavano i costumi, insieme a rosari, reliquari e amuleti testimoniano l’abilità degli orafi sardi nella lavorazione a filigrana, tipica dell’area mediterranea. Nella quinta sala ancora testimonianze della Sardegna nei secoli passati con vedute litografiche, acquerelli e chine. In una nicchia un originale album del XIX sec. è dedicato a tutti i fari presenti nel territorio italiano completo di spese in lire dell’epoca relative alla manutenzione degli stessi. In un crescendo di emozioni fra il bianco e nero litografico e i colori di irripetibili dipinti si accede alla sesta e ultima sala, la più grande, dove trovano spazio gli arazzi, i tappeti, le bisacce. In un allestimento insolito fatto di pannelli mobili i visitatori possono ammirare questi manufatti in lana come si sfoglia un libro, un libro di enormi dimensioni che racconta la tessitura tipica dell’Isola. E ancora carte geografiche e una parete interamente ricoperta di stampe, disegni e acquerelli dedicati ai costumi sardi. Il costume sardo nelle sue innumerevoli versioni diventa manifestazione tra le più ricche e genuine di tutto il folklore mediterraneo già nel XVIII sec.
“La collezione Piloni è un tesoro dell’Università che va reso fruibile, deve rimanere aperto tutto l’anno. Per questo ci sono alcuni lavori urgenti da fare, come la climatizzazione delle sale, lo studio di un percorso di tipo museale all’interno delle sale con pannelli esplicativi e didascalie e la produzione di materiale illustrativo. Ma già da ottobre voglio riaprire al pubblico la collezione” Sono le parole del Rettore che ha visitato l’esposizione soffermandosi in maniera appassionata sui pezzi della collezione illustrati per l’occasione da Alessandro Ruggeri, dipendente dell’Università cagliaritana che da anni si occupa della collezione.
L’apertura del 14 luglio è stata solo un assaggio di quella che già da ottobre diventerà una meta degli itinerari turistici e culturali del capoluogo. E’ prevista infatti tra ottobre e dicembre la riapertura dell’esposizione almeno tre volte la settimana e a partire da gennaio 2016 tutti i giorni.