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Ha suscitato scalpore e molta preoccupazione tra gli abitanti del borgo di Rocca Imperiale, famoso dal 2009 come “Il Paese della Poesia”, l’accorato appello lanciato dalle pagine di Paese24.it da Giuseppe Aletti, ideatore del concorso “Il Federiciano” (proprio in questi giorni è stata indetta la nuova edizione) e del brand “Il Paese della Poesia”.

Bevilacqua-Aletti

Il brand “Il Paese della Poesia”, che ormai caratterizza Rocca Imperiale da ben undici anni, potrebbe infatti essere a forte rischio. Rocca Imperiale, come “Paese della Poesia”, raduna in estate, nel borgo dell’Alto Jonio, migliaia di poeti e aspiranti tali che affollano per diversi giorni ristoranti, alberghi e B&B del comprensorio per decantare versi, partecipare a laboratori di scrittura creativa, assistere ad eventi culturali che hanno portato a Rocca, negli anni, personaggi come Michele Placido, Eugenio Bennato, la famiglia del compianto Rino Gaetano, Giancarlo Giannini, Mogol, Alessandro Quasimodo, Katia Ricciarelli, e tanti altri. Ma il riuscito esperimento di turismo culturale, messo in piedi negli anni dall’editore Giuseppe Aletti – la cui eco si è subito diffusa a macchia d’olio sui social network – ha cominciato a fare gola ad altri comuni soprattutto del Centro Nord Italia. Ed ecco che Aletti, pressoché quotidianamente, è impegnato in azioni di diffida tese a scongiurare pericolosi plagi. Però ben tre comuni, tra quelli diffidati, hanno fatto orecchie da mercante, costringendo il poeta editore Aletti a pensare di affidarsi ad una vera e propria azione legale.

«Non possiamo permetterci – commenta Aletti –  di sprecare un lavoro di 11 anni dove a Rocca Imperiale abbiamo costruito un modello unico di turismo culturale che muove, ogni edizione, centinaia di migliaia di euro, offrendo una tangibile opportunità di guadagno a tanti cittadini rocchesi e non solo. Portando così una boccata di ossigeno ad un territorio economicamente in grande affanno». Qualora il “Paese della Poesia” dovesse volgarizzarsi dando a chiunque la possibilità di copiarlo, realizzando manifestazioni simili con le poesie appese ai muri, tutto l’indotto creato a Rocca Imperiale in breve tempo si sgonfierebbe, in quanto le migliaia di partecipanti all’evento si dividerebbero tra i tanti paesi della poesia nascenti.

«Ed è per questo – dichiara Aletti – che faccio appello alle due liste impegnate nella campagna elettorale, guidate da Giuseppe Ranù e Tiziana Battafarano, affinché si impegnino, da subito, a tutelare Rocca Imperiale come “Paese della Poesia”, unico ed inimitabile, dalla concorrenza sleale di altri Comuni che vogliono dirottare verso i propri territori le persone che seguono “Il Paese della Poesia” e il Festival “Il Federiciano”. Lo dobbiamo ai rocchesi tutti, che hanno donato un intero borgo a questo progetto e che ospitano, sulle loro case, le stele poetiche che creano grande interesse e portano continuativamente sul posto tanti curiosi, anche oltre la durata del festival “Il Federiciano”. Il Paese della Poesia è di tutti i rocchesi e la politica deve difenderlo da chi vuole appropriarsene».

La preoccupazione del poeta editore, diventato negli anni anche esperto di marketing territoriale (che quindi conosce bene i rischi che il progetto sta correndo) è palpabile e quindi fondata. «Chiedo ai candidati a sindaco, chiunque tra loro vinca le elezioni, di tutelare questa grande opportunità che Rocca Imperiale si è costruita nel tempo. Dopo il 26 maggio, il Comune si costituisca parte civile, finanziando le dovute azioni legali che si dovranno intraprendere nei confronti degli imitatori del progetto. La forza del progetto del “Paese della Poesia” è dovuta al chiaro posizionamento nell’offerta culturale e turistica italiana, che lo rende immediatamente riconoscibile per chi è attratto dalla produzione in versi: basti pensare che la pagina Facebook ha già oltre 40mila persone che la seguono; i post che quotidianamente vengono diffusi giungono in un anno fino a 8milioni di persone. Dati incredibili per un paese di poco più di 3mila abitanti. È evidente che a fronte di questi numeri poi i poeti d’Italia sentano il bisogno di andare a visitare il loro paese, quello della poesia, che sentono come un ideale luogo di approdo».

L’appello di Giuseppe Aletti affonda le sue radici nelle origini rocchesi, spinto dall’amore per il suo territorio che lo ha portato a realizzare a Rocca Imperiale il suo ambizioso progetto. «Ma io sono abituato da sempre a pianificare e a programmare – chiarisce allo stesso tempo Aletti – e pertanto devo avvisare la popolazione di Rocca Imperiale che l’unicità del progetto e la ricaduta economica sul territorio sono a rischio. 

Se da Rocca Imperiale non arriveranno le necessarie garanzie, dovrò pensare, a malincuore, che “Il Paese della Poesia” e il Festival “Il Federiciano” non rientrano nella pianificazione del futuro di Rocca Imperiale: un suicidio economico, di visibilità e turistico. Tutti i comuni che hanno la fortuna di avere manifestazioni culturali di valenza nazionale, – oggi il “Paese della Poesia” ospita il più importante concorso e festival di poesia in Italia – ci hanno costruito intorno un sistema per far conoscere il territorio e aumentare l’attrattiva turistica. Per l’amore profondo che porto per la mia terra, mi sento in dovere di avvertire per tempo, anche se temo che un giorno dovrò dire: “Io vi avevo avvisati”».

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