I rapporti della società con la scienza sono cambiati. Da oggetto di ricerca puramente accademica nelle istituzioni la scienza è diventata protagonista della vita quotidiana, si interseca con tutte le discipline del sapere, non ne possiamo più fare a meno.
Scienza e marketing si intrecciano, annullano ogni barriera fra ricerca e mercato quando decidiamo di acquistare un prodotto perché “scientificamente testato”, ma ci siamo domandati che cosa vuol dire? No, non ci interessa perché è la scienza a garantire. E se poi è stato testato sugli animali? Allora ecco che la scienza diventa il nemico dell’etica, della morale.
I problemi di etica e morale possono passare in secondo piano, quasi scomparire, quando è la scienza a esprimersi, ma anche a non esprimersi negli ambiti apparentemente lontani della giurisprudenza. L’11 gennaio 2013 la Cassazione affidava un minore a una coppia omosessuale portando tra le motivazioni il fatto che “non sono poste certezze scientifiche…” che l’affidamento sia dannoso per lo sviluppo equilibrato del bambino. La scienza è spesso chiamata in causa quale metro di misura nei tribunali e ha fatto scalpore il caso degli scienziati condannati per il terremoto dell’Aquila. Condannati per non aver previsto un evento scientificamente imprevedibile, per non aver saputo comunicare con la popolazione. Si perché la scienza ha il suo linguaggio tecnico, difficilmente traducibile nel parlare comune, che troppo spesso porta a messaggi il cui significato non ci è per nulla chiaro. E’ però rassicurante pensare che la scienza ci aiuta in cucina, che le scienze statistiche predicono la durata della vita se mangiamo verdura o carne.
Cosa sta cambiando nel rapporto della società con la scienza? La scienza è stata considerata per secoli l’unica fonte della vera conoscenza, appannaggio di ristrette cerchie di specialisti e considerata qualcos’altro dal vivere comune. Oggi sempre più frequentemente la parola scienza, scientifico, scienziato, diventano di uso comune nella comunicazione dei media. Se da una parte la scienza diventa sempre più patrimonio di tutti dall’altra giustificare con la scienza può essere un modo per avvalorare indirizzi di mercato, decisioni politiche, modi di pensare e non solo. Il confine tra ciò che è scienza e ciò che non lo è sfuma odiernamente in un contesto transdiciplinare di vedute, opinioni e interpretazioni in un’agorà mediatica dove altri settori del sapere cercano nella scienza la propria legittimazione.
L’immagine della scienza nella storia è passata da meraviglia per il nuovo e il progresso tra il ‘400 e il ‘500, a metodo conoscitivo e strumento di dominio e controllo sulla natura nel ‘600, a sapere democratico per eccellenza nel ’700. Nel secolo dei Lumi la scienza è un sapere importante per tutto e per tutti in un grande movimento di diffusione, divulgazione e popolarizzazione del sapere. Nell’ ‘800 la scienza diventa l’unica fonte di conoscenza vera e obiettiva tanto che da allora scienziati e società sembrano appartenere a mondi distanti, senza confini comuni. Nel ‘900 la fisica della relatività e della meccanica quantistica prima, la fisica nucleare dopo, contribuiscono a definire un limite invalicabile tra ricercatori e persone comuni, tra il mondo accademico e le altre discipline.
Nel 2000 la figura dello scienziato tradizionale come colui che ha fatto della ricerca la propria vita all’interno di un’istituzione, viene totalmente stravolta dallo scienziato dell’anno per la rivista Time. E’ John Craig Venter che insieme a Francis Collins ha sequenziato il genoma umano. Craig non lavora in un’università: è un libero professionista fondatore di compagnie no-profit per il sequenziamento dei genomi di diversi organismi. E’ uno scienziato/imprenditore che rifiuta le regole accademiche nega addirittura la pubblicazione dei dati che ha a disposizione aprendo un dibattito sul concetto di pubblicazione scientifica. In cosa è diverso Craig? Ha relazioni profonde col mondo della finanza e dell’industria, con i media e la politica.
Filosofi, storici e sociologi sono convinti che il modo di fare scienza cambia di pari passo ai cambiamenti della società. Il mutamento oggi in atto è profondamente legato alle politiche di mercato. In un mondo globale le interazioni fra ricerca, impresa, Stato e politica diventano inevitabili, cambia il modo di fare scienza cambiano i rapporti con la collettività. Le decisioni scientifiche non sono più prese in base ai soli criteri intellettuali, ma in base alla competitività sul mercato, alla compatibilità con gli interessi pubblici, in base al bilancio costi-benefici.
Spesso conferenze e congressi sono trasformati in appuntamenti fieristici con loghi e sponsor nella logica del marketing. Ricerche di eccezionale portata come il Progetto Genoma Umano o lo Human Brain Project sono presentate con le regole dei media: annunci e progressi strutturati per tenere alta l’attenzione di TV, radio e giornali che poco hanno a che fare col vero sviluppo scientifico del progetto. Il linguaggio specialistico viene semplificato e termini tecnici lontani dal parlare corrente sono tradotti in parole semplici, storie e metafore con l’obiettivo di abbattere i confini comunicativi tra scienza e società. DNA, molecola, nucleare, gene, infinito, energia, atomo sono alcuni esempi di termini che viceversa diventano metafore essi stessi ed entrano nel linguaggio comune per essere poi usati nei più diversi contesti.
La scienza diventa ormai un fenomeno comunicativo globale figlio dell’era dell’informazione. Non più il prodotto della ricerca di scienziati chiusi nella loro “torre d’avorio” impegnati in progetti di inestimabile valore intellettuale, ma lontani dalla realtà. E’ una scienza che ha come propulsore la società, le sue esigenze, le sue richieste. La paura della perdita di controllo della conoscenza e delle sue applicazioni, l’euforia per il superamento del concetto di animato e inanimato, i pericoli e i vantaggi di tutto ciò che è nuovo, sedimenti antichi della nostra memoria storica, sono oggi visti in maniera sempre più consapevole e interdisciplinare.
Siamo chiamati continuamente a prendere decisioni, dal nucleare agli OGM, dalle cure con le cellule staminali alla sperimentazione animale, ma anche nelle nostre scelte quotidiane dal cosa mangiare al prodotto migliore per lavare i vetri senza ormai poter fare a meno della scienza. Il confine netto tra la scienza e tutte le altre discipline che ruotano intorno all’esistenza umana è sempre più sfumato. Il concetto di scienza come verità assoluta si trasforma e diventa un valore aggiunto che può fare la differenza nei processi decisionali della società moderna e di ciascuno di noi.