Gli scritti rimangono. Sarà forse per questo che la rete brulica di novelli scrittori, alcuni talentuosi che però faticano a emergere, altri molto meno dotati ma convinti che sia sufficiente avere Microsoft Word per scrivere un romanzo.Anche per questi ultimi però ci sono ormai infinite possibilità di vedere la propria opera pubblicata. Con la rivoluzione digitale si è assistito a una proliferazione di siti che offrono servizi di editoria a pagamento: scrivi, paghi e loro stampano e ti inviano i libri a casa, oppure li vendono per tuo conto sui principali canali di distribuzione. I risultati sono spesso penosi, sia perché scrivere non è per tutti e in ogni caso per farlo bene anche i più bravi devono fare esercizio e studiare, sia perché nella maggior parte dei casi non viene fatto nessun lavoro di editing. E così ci si trova di fronte a frasi sgrammaticate, punteggiatura usata a caso, figure retoriche (queste sconosciute) assenti. La totale mancanza di ritmo nella narrazione, gli errori grossolani e l’incapacità di coinvolgere il lettore fanno il resto.
Anche l’editoria tradizionale si è dovuta però adeguare al nuovo stile fai da te: ilmiolibro.it, supportato da Feltrinelli, permette di stampare e pubblicare il proprio libro con regolare codice ISBN. Inoltre, la community di lettori iscritti al sito giudica i lavori pubblicati e di conseguenza ne decreta il successo. Al servizio di base se ne aggiungono poi altri come i concorsi per prosa e poesia o la pubblicazione retribuita di storie brevi. L’iniziativa di ilmiolibro.it è una via intermedia tra il self publishing sfrenato e la supervisione di un grosso gruppo editoriale.
Se invece si opta per una pubblicazione esclusivamente digitale, Amazon garantisce royalties molto alte (fino al 70%) a fronte di una pubblicazione online totalmente gratuita. Questo servizio è molto vantaggioso per chi scrive in inglese perché può raggiungere un numero di lettori molto elevato e vario, mentre per chi scrive in italiano la diffusione rimane comunque vincolata al territorio nazionale o poco oltre. Se si aggiunge poi che l’acquisto degli ebook nel nostro Paese è ancora a livelli molto bassi, si può solo sperare di essere talmente bravi da farsi notare per poter fare il salto di qualità e pubblicare poi per una casa editrice tradizionale che, a fronte di un minor compenso a volume, ne cura però l’editing e la promozione. Inoltre, l’enorme diffusione della pirateria consente di scaricare illegalmente qualsiasi tipo di ebook, dalla manualistica alla narrativa, con un conseguente minor introito per gli autori.
I servizi a pagamento citati sono solo alcuni esempi, peraltro chiari e senza inganno, che si perdono nel mare di offerte che la rete propone. In moltissimi casi la truffa è dietro l’angolo e alla frustrazione per gli anelati e mai raggiunti riconoscimenti, tanti aspiranti scrittori devono aggiungere anche il pagamento di cifre esorbitanti per non ricevere in cambio neppure i testi stampati promessi.
Occorre pertanto essere molto cauti e documentarsi a dovere prima di inviare le proprie opere a chiunque pur di raggiungere la meta della pubblicazione, affidandosi a nomi conosciuti che rendono noti tutti i termini contrattuali senza indugi.
Nonostante le problematiche, non si può comunque prescindere da questo nuovo modo di concepire l’editoria, perché attraverso smartphone, tablet e e-reader, chiunque può avere accesso al mondo della lettura, senza dover uscire di casa per andare in libreria. È pur vero però che esiste una nutrita schiera di persone che non si è ancora convertita ai libri digitali: il profumo della carta stampata, il rumore del dorso che si piega alla prima apertura del volume, il piacere di toccare le pagine, sono tra le motivazioni che i tradizionalisti adducono a favore della loro scelta conservatrice.
Eppure la strada è segnata; anche i testi scolastici sono ormai disponibili nel duplice formato, cartaceo e digitale. La ragione di questa scelta è il minor costo della pubblicazione digitale, che dovrebbe tradursi in un significativo risparmio per le famiglie. Non sempre, però, le case editrici abbassano i prezzi degli ebook, che rappresentano una possibilità concreta di margini di guadagno più ampi in conseguenza dell’eliminazione dei costi di stampa e di distribuzione, almeno di quella tradizionale.
Se si osserva bene questa corsa sfrenata alla digitalizzazione, emerge che l’Italia sembra non essere ancora pronta per il grande salto. Il digital divide è un fenomeno persistente, ci sono a tutt’oggi tante famiglie che non dispongono di un computer e ancora meno di una connessione a Internet. E se la strada che abbiamo intrapreso porterà a pubblicazioni esclusivamente digitali si rischia di emarginare una cifra consistente di persone, che saranno completamente tagliate fuori dagli innovativi metodi di fruizione della cultura. Quel che è certo è che prima di prevedere nuovi e futuristici formati bisognerebbe ripartire dal basso: dare a chiunque la possibilità di accedere al mondo digitale eliminando, una volta per tutte, le grandi distanze sociali e culturali che impediscono al nostro Paese di crescere e, ancora più importante, instillare nuovamente nelle persone un sano amore per la lettura.