La Uil Scuola riavvia il confronto sul protocollo di sicurezza
Destinati al contagio. Tutti: bambini, insegnanti, personale Ata, famiglie. Ma di chiudere questo grado di scuola non se ne parla proprio. Non importa se la curva dei contagi cresce, come fanno i genitori? A chi lasciano i propri figli?
Il Miur ha riconosciuto la specificità delle scuole dell’Infanzia – fascia di età 0-6 – dove non è previsto il distanziamento sociale e la mascherina, giacché corporeità, socialità, relazione, esplorazione e movimento sono aspetti irrinunciabili per l’esperienza di vita e di crescita dei bambini, ma non le strategie specifiche di contenimento del virus. La ministra Azzolina aveva dichiarato più volte, nei mesi estivi, che per scongiurare l’esplosione di eventuali focolai di contagio nelle scuole dell’infanzia, sarebbe stato necessario dividere le classi- sezione in piccoli gruppi, e assumere un maggior numero di docenti. Ma tutto si è risolto in un nulla di fatto: l’assetto didattico-organizzativo non è cambiato. Si continua a operare con gruppi di 20/23 bambini negli stessi edifici, in spazi chiusi e affollati, facendo i salti mortali per rispettare un protocollo sanitario anticocovid-19, che a conti fatti serve a poco, se non a nulla: l’aula è uno spazio chiuso occupato da bambini senza DPI e distanziamento fisico, in permanenza lì per otto ore al giorno. Le autorità sanitarie al momento riconoscono tre tipi di contagio: le goccioline che espellono gli infetti quando parlano o tossiscono e che finiscono negli occhi, nella bocca e nel naso di chi entra in contatto; le superfici contaminate, e l’aerosol, quando si respirano le particelle invisibili infette. Respirare, parlare, gridare e cantare in uno spazio chiuso favorisce il contagio. Non è dunque difficile trarre le conclusioni: le scuole dell’Infanzia non sono un luogo sicuro o a basso rischio: perché devono restare aperte?
Per ridurre il contagio sarebbe necessario operare sulla numerosità, creando piccoli gruppi – proposta avanzata dalla UIL Scuola, per consentire una più facile diluizione delle particelle infette nell’aria tramite ventilazione. Cruciale è inoltre l’uso dei dispositivi di protezione adatti. A tal proposito la Uil Scuola Sardegna si è fatta portavoce degli insegnanti della scuola dell’Infanzia dell’isola, che chiedono al Miur di ricevere i DPI adeguati, le mascherine FFp2 ad azione filtrante. “Il ministero”, denunciano i docenti, “non ci fornisce queste mascherine filtranti, ci mette a disposizione solo le chirurgiche che proteggono gli altri dalle emissioni di droplet, ma non chi le indossa”. E’ stato dunque riaperto un tavolo di confronto con il commissario Arcuri. Condizione necessaria, qualora andasse a buon fine, ma non sufficiente. In mancanza di una strategia consona e con la curva dei contagi in crescita se non si chiude, bisogna solo sperare nella buona sorte.
Pubblicato anche su www.horealizzatounsogno.it