Presentazione della Mostra di Scultura e videoarte. Padova, dal 7 al 8 Giugno 2014
SPAZIO BIOSFERA
Via San Martino e Solferino 5/7
orari mostra: Domenica
10.30 – 13.00 16.30 – 19.30
testo critico a cura di Mariolina Cosseddu
Parole – video di Genesio Pistidda
interpreti e scritti di: Luana Farina, Savina Dolores Massa, Rita Bonomo
montaggio audio e video di Giovanni Soletta
inaugurazione Sabato 7 Giugno ore 18.30
info / mail: nuragicocontemporaneo@gmail.com
cel. +39 3393747854
Programma Senza Parole
Senza Parole è un percorso didattico – artistico.
L’installazione di “Senza Parole” vuole essere una chiave di lettura per chi cammina ed affronta il primo approccio con la tematica del femminicidio. Il disagio è vissuto, da persona a persona, da donna a donna, la cui forza viene espressa “senza”gesti personali, ma solo con impronte capaci di evocare quella unione d’intenti comuni. Il disagio è spiegato, da parole scritte e recitate, dove le interpreti agiscono nell’interesse di una comune relazione di vita vissuta o narrata da storie di replicata violenza. Senza Parole, vuole essere lo sguardo, il gesto e la voce femminile che attraversa il passato violento di uomini incapaci di amare una donna, si trasforma in comunicazione artistica, veloce, videodinamica positiva. L’istallazione è composta da 300 sagome di scarpe di donna collocate a terra a forma di chiocciola, determinano un’estensione a raggiera, costruendo un perimetro spaziale invalicabile e impercorribile ma solo espandibile. Il sentiero installativo – scultoreo è animato da un video tra immagini e parole di donne (scrittrici e poetesse) che recitando liberamente in spazi aperti, evocando il disagio e la voglia di vivere che appartengono loro.
Presentazione di Mariolina Cosseddu
Una spirale che si avvolge ritmicamente su se stessa e si avvita in un gorgo che pian piano si dirada e si orienta in mille infinite direzioni: così si offre alla vista l’ installazione di Genesio PIstidda. Formata da 300 sagome di scarpe dall’intensa cromia verde smeraldo, la composizione, evocando i simboli stessi della violenza sulle donne, ne capovolge il carattere doloroso per trasformarlo in un vasto e trascinante percorso di riscatto e speranza. Recuperati dagli scarti di una fabbrica, i modelli si danno come orme frementi che si incamminano silenziosamente. Ma la raggiera è luogo impercorribile nel suo stringente andamento, spazio inviolabile concesso solo alla presenza femminile, custode della propria intimità. Decise però, le donne qui celate, a cercare sentieri praticabili di umana convivenza. L’intento di Genesio Pistidda è dunque quello di superare la funzione denunciataria, implicita nel simbolismo della forma, per farsi riflessione più vasta e corale di un mondo in cui, azzerati brutalità e soprusi, possa prendere consistenza una condizione di assoluta libertà e fiducia. A questo allude la poetica struttura, dinamica e armonica, che si anima di forza propria e si compenetra dei suoni e dei sussurri diffusi nello spazio colmo di sollecitazioni. Quei suoni provengono da voci di donne, da loro racconti e dalle loro storie che, come un’eco lontana, vibrano nell’aria saturando l’atmosfera.
biografia di Genesio Pistidda
Classe 1974, nato a Sassari. Attivo sulla scena dell’arte da 20 anni. Il suo percorso lavorativo – creativo è indirizzato principalmente sulla ricerca di un’estetica – filosofica, sociologica. Genesio è approdato a questi esiti artistici sperimentando sempre nuovi strumenti di indagine e rivisitando alcune esperienze fondamentali della storia dell’arte contemporanea, attraverso la realizzazione di opere d’arte, allestimenti teatrali ed oggetti ad’uso comune, fino alla consulenza tecnica-artistica e direttiva d’immagine per la riqualificazione di prodotti già esistenti nel commercio. Collabora con aziende quali Enel, Endesa Spa, Confcommercio, Comuni, Provincie ed Enti privati per il settore Cultura e Promozione. Progetti e Oggetti, idee e pensieri “in progress” mostrano la genesi di un percorso artistico nelle diverse fasi creative, ispirate alla natura, ai colori e alla dinamiche sociali della vita. I suoi lavori sono a New Delhi of India, Bangkok, Berlino.
La ricerca intrapresa da Genesio Pistidda, artista attivo sulla scena sassarese fin dagli anni ’90, costituisce un insieme di tappe sperimentali in cui si incontrano, con versatile libertà e autonomia, tecniche variegate, antiche e moderne, che dalla scultura vanno alla pittura, dal disegno alla grafica, dal video alla fotografia, dalla stampa digitale al collage. Altrettanto diversificate e poliedriche appaiono le sue opere, costituite da installazioni e da soluzioni fotografiche, plastiche e grafiche che propongono immagini ispirate al corpo umano, al mondo animale e vegetale, e a oggetti talora privi di rimandi alla realtà oggettiva. Il compimento di questi lavori è quasi sempre preceduto da un’importante fase progettuale che l’autore registra su supporti per lo più cartacei allo scopo di documentare dei processi creativi che diventano essi stessi opere d’arte. Genesio è approdato a questi esiti artistici sperimentando sempre nuovi strumenti di indagine e rivisitando alcune esperienze fondamentali della storia dell’arte contemporanea. Di questo percorso sono rappresentativi alcuni lavori suggestionati dal linguaggio minimalista e neo-minimalista, dal graffitismo di Basquiat, dalla progettualità di Plessi, dall’immaginario pop, dal collage di materiali recuperati. Attraverso le proprie sperimentazioni Genesio cerca anche di avvicinarsi al dibattito artistico attuale alludendo talvolta a problematiche scottanti, come l’inquinamento dell’ambiente e la mercificazione del corpo umano.
300 sagome di scarpe dall’intensa cromia verde smeraldo, evocando i simboli stessi della violenza sulle donne, ne capovolge il carattere doloroso per trasformarlo in un vasto percorso di riscatto. Il sentiero installativo, finisce con un video tra immagini e suoni e sussurri diffusi nello spazio di donne che raccontano il disagio è la voglia di vivere che le appartengono.