di Giuseppe Santa Cruz
Donne mediterranee… e l’immaginario collettivo vola veloce su capelli corvini, grandi occhi, labbra carnose, fianchi importanti, su donne sane e distanti dal concetto di anoressia. La maggior parte delle donne mediterranee, infatti, convive con i cibi più genuini del mondo: varietà di frutta e verdura, ottimo pesce di cui il mare nostrum è ricco, ma anche di carni pregiate. Difficile sottrarsi a simili tentazioni che se si gestiscono con intelligenza, insieme ad una congrua attività sportiva, sono una garanzia per la salute fisica, mentale e sessuale.
E l’immaginario vola ancora su donne mediterranee passionali e sensuali, che hanno segnato il corso della storia e della letteratura con i loro amori travolgenti quale quello tra Cleopatra ed Antonio, tra Giulietta e Romeo tanto per citare i più famosi.
Nei paesi più caldi del mediterraneo la mestruazione (menarca) compare più precocemente che nei paesi più freddi, cioè intorno ai dieci/undici anni.
Da quel momento queste donne anche se giovanissime potrebbero procreare. Ma uno sviluppo così precoce non va di pari passo con quello mentale. Pertanto esistono precise norme di legge e sanzioni penali a tutela di queste nostre bambine-donna che, data la giovane età ed un fisico appena sviluppato, subirebbero da rapporti sessuali più stress che piacere.
Fare sesso dovrebbe essere la risultante di un incontro di piacevoli sensazioni comuni, di affettuose attrazioni fisiche e psicologiche, del cosiddetto corteggiamento e “batticuore”. Tale premessa potrebbe concludersi in maniera naturale con un rapporto sessuale condiviso che può tradursi anche in un semplice bacio.
Ma purtroppo gravi fattori e scompensi psicologici fanno sì che questa atmosfera idilliaca venga spesso distratta da questo progetto così semplice che madre natura propone per essere riportata ad una realtà ben diversa, registrata anche dalle cronache nere. Si legge ormai quasi quotidianamente nei nostri quotidiani di azioni violente, costrittive, per lo più da parte dell’uomo verso la donna, finalizzate a soddisfare unilateralmente le proprie pulsioni, a volte anche con il piacere della sofferenza altrui. Una tragedia in fase crescente senza regole, senza traccia di rispetto umano, spesso senza volto e senza alcun criterio neppure per l’età delle vittime. Le aggressioni sessuali sono argomento presente sempre più spesso nei media con dettagli scabrosi che aumentano tensioni ed insicurezze proprio tra le donne in quanto la violenza sessuale non raramente degenera nella soppressione della vittima.
Quindi quanto di bello potrebbe nascere da una relazione normale e cioè il sesso gradito tra due persone che si piacciono può rivelarsi sesso non gradito soprattutto se si dovesse avere la disgrazia di incappare in una persona con disturbi psichici o violenta.
E’ statisticamente provato che sono prevalentemente le donne oggetto di attenzioni sessuali non gradite e non condivise e vittime di violenze e di abusi. Sono loro a trovarsi spesso in situazioni di grave disagio psicologico ed emotivo e a trarre malessere laddove potrebbero trovare appagamento fisico, benessere e amore.
Le nostre donne mediterranee così belle ed attraenti diventano vittime involontarie del proprio fascino.
La personalità del violentatore spesso riesce a sfuggire a schemi precostituiti, pertanto non è facilmente individuabile neppure ad occhi esperti.
Sarebbero decisamente efficaci per prevenire questo dramma lo studio, l’approfondimento delle causalità di tali fenomeni, l’educazione sessuale del tutto assente nelle scuole italiane ed la diffusione di opuscoli redatti da esperti.
Ritengo assolutamente utile parlarne a gran voce in modo che famiglie e scuole siano in grado di fornire consigli comportamentali utili alle potenziali vittime.
Le cause sono verosimilmente molteplici e, come per altre forme di violenza, almeno per quanto riguarda le violenze sessuali “da strada”, alla solitudine, si associano al degrado, alla certezza “di farla franca” per scarsa informazione e controlli insufficienti, il permissivismo ed anche la probabilità, anche se scoperti, di poter sfuggire in parte o totalmente, alla pena.
Un aspetto peculiare e preoccupante di tale comportamento è che vi sono numerose statistiche che evidenziano che l’aver subito violenze da bambini aumenta il rischio di comportarsi a propria volta in modo altrettanto violento. Talvolta, infatti, in questi casi l’abuso sessuale è un modo per manifestare la propria aggressività e spesso l’aggressore presenta un elevato tasso di recidiva.
Un grande dramma all’interno del dramma è dato anche dagli abusi sessuali che le donne subiscono all’interno del nucleo familiare, il più grave e spregevole è l’incesto tra padri e figlie, talora minori. All’interno delle pareti domestiche si consumano queste tragedie: amori rubati, regole infrante, sprezzo del dolore, super dominio, padri padroni convinti di avere solo diritti sulla “proprietà privata” denominata “figlia”.
La consapevolezza che la punizione del colpevole porterebbe non solo alla vergogna ma alla mancanza dei mezzi di sopravvivenza per la famiglia, unita alla sfiducia generalizzata, fa sì che turpi situazioni vengano tollerate e si protraggano nel tempo in assoluta omertà sino a conseguenze estreme e irreparabili.
Nell’ambito delle “aggressioni sessuali” particolare repulsione e orrore provoca la “pedofilia” al solo pensiero della costrizione cui sono sottoposti bambine/i ad una stretta intimità corporea, ma spesso e drammaticamente anche psicologica con danni permanenti psico-fisici che difficilmente si cancelleranno. Purtroppo non esistono profili univoci degli “abusatori”: i responsabili di tali atti non presentano caratteristiche “comuni” o “simili” tra loro rendendo ancor più difficile la prevenzione e la loro individuazione.
Anche in questo caso l’”aggressore” vive spesso nell’ambito familiare, potrebbe trattarsi di parenti stretti zio, cugino, nonno o cosiddetti“amici” di famiglia. Tuttavia è sempre più numeroso il turismo pedofilo sessuale praticato da persone le più insospettabili nei paesi dove l’estrema povertà determina il commercio sessuale infantile o le “attrazioni” e “parafilie” attraverso internet.
Altro fattore importante di tale problematica legata ai comportamenti sessuali.
L’aumento di tali reati forse impropriamente e superficialmente viene spesso attribuito alla società multietnica che inevitabilmente sta crescendo in Italia, (ma alla quale non siamo correttamente preparati), forse a causa della separazione forzata dei due sessi, infatti, è prevalente l’immigrazione di uomini. Fondamentalmente, invece, si tratta di individui predisposti, violenti e malati.
Pertanto mi limito, come medico, a fornire una serie di indicazioni igienico-sanitarie e comportamentali nel caso in cui una donna dovesse aver subito violenza sessuale.
1) Recarsi al più presto ad un pronto soccorso e riferire il fatto alle forze dell’ordine.
2) Non lavarsi e non cambiare gli indumenti ma eventualmente conservare ciò che si indossava, allo scopo di poter identificare l’aggressore attraverso le analisi del dna lasciato.
3) Rivolgersi a laboratori accreditati.
4) Far certificare immediatamente la violenza subita, possibilmente fare delle foto con i segni dell’aggressione: graffiature, ematomi, ferite come documentazione e prove dell’aggressione.
5) Effettuare quanto prima una serie di esami clinici ed emato chimici (tamponi e prelievo ematico) e test da ripetersi anche nei mesi successivi alla ricerca di eventuali malattie sessualmente trasmissibili che si potrebbero contrarre in seguito alla violenza. Se individuate per tempo possono essere curabili: sifilide, gonorrea, linfogranuloma venereo, granuloma inguinale, vulvovaginiti, Herpes simplex, condilomi acuminati e verruche, epatite, mollusco contagioso, epatiti, aids, hpv tricomoniasi. Fondamentale è la profilassi post-esposizione, (farmaci antibiotici, antivirali, ecc).
6) Le principali sedi di localizzazione di tali malattie sono la cute e le mucose; pertanto lo specialista da consultare è innanzitutto il dermatovenereologo per la sua specifica competenza nel rilievo e valutazione delle lesioni anche molto piccole.
7) Fare al più presto anche un test di gravidanza. Nonostante sia rara, è possibile che la vittima possa incorrere in una gravidanza. In tal caso è possibile avere una diagnosi precoce, deve essere accertata l’attitudine della paziente nei confronti della gravidanza e dell’aborto, e se appropriata, deve essere offerta la possibilità di fare ricorso alla contraccezione del giorno dopo o ad un’interruzione elettiva.
8) Infine il grave trauma psichico conseguente alla violenza sessuale comprende una serie di stati d’animo che rientrano in un quadro psicologico molto complesso (paura rabbia, shock, imbarazzo, vergogna come reazioni immediate; ansia, fobie, flashback dell’aggressione subita, avversione e diffidenza per il sesso, depressione, isolamento, sensi di colpa come effetti a lungo termine) e che, come tale va gestito da personale altamente competente. Pertanto sarebbe meglio rivolgersi ad uno specialista.