Mentre torna la campagna di allerta dell’Ispra sul pesce palla maculato o Lagocephalus sceleratus e sul pesce scorpione o Pterois miles nel Mediterraneo, nuovi rinvenimenti di specie rare come Patella ferruginea e Charonia lampas danno segnali positivi sulla salute del Mare Nostrum. Buone notizie anche da uno studio sui coralli di Pantelleria che fungono da veri e propri predatori di meduse.
Nella stagione estiva, con l’aumento esponenziale dei fruitori dell’ambiente marino, è di grande importanza conoscere le specie marine invasive, in particolare quelle che possono rappresentare dei pericoli per la salute umana. L’ISPRA, Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, che da anni studia il fenomeno, rilancia anche quest’anno la campagna di allerta sul pesce palla maculato e sul pesce scorpione.
Il pesce palla maculato, segnalato per la prima volta nelle coste italiane nel settembre 2013, all’interno dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie, continua ad espandere la sua distribuzione geografica nel mar Mediterraneo. Grazie alla campagna di informazione dell’Ispra, lanciata già nel dicembre 2015 in collaborazione con il Reparto Pesca Marittima del Corpo delle Capitanerie di Porto è stato possibile reperire nuove segnalazioni da regioni come Sicilia, Calabria e Puglia. La legge italiana vieta la commercializzazione di tutti i pesci palla. È importante sapere che l’alta tossicità delle carni del pesce palla maculato permane anche dopo la cottura. Se catturato bisogna stare attenti a maneggiarlo per evitarne il potente morso.
Il pesce scorpione è una delle specie marine più invasive al mondo. Introdotto accidentalmente in Florida alla fine degli anni ’80, ha invaso tutto il Mar dei Caraibi e buona parte delle coste Atlantiche occidentali, con impatti sulla biodiversità marina costiera, dovuti prevalentemente alla sua formidabile capacità predatoria. La specie, entrando dal canale di Suez, si è rapidamente diffusa anche nel Mediterraneo orientale. Nel settembre 2016 è stato avvistato e fotografato per la prima volta in acque italiane, all’interno della “Riserva Naturale Orientata Oasi Faunistica di Vendicari”, in Sicilia. A causa delle lunghe spine velenose i subacquei e pescatori possono pungersi facilmente.
Se da un lato l’aumento della temperatura del mare e il venir meno delle escursioni termiche da nord a sud e nell’arco della stessa giornata ha come conseguenza l’invasione di specie di origine tropicale, dall’altro non mancano rinvenimenti di specie autoctone sempre più rare che costituiscono comunque un segnale positivo del funzionamento di aree mediterranee soggette a ripopolamenti o di aree note più per le attività di pesca che per la ricchezza di biodiversità.
I ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova, intenti a monitorare tratti di costa delle 5 Terre e Bergeggi nell’ambito del progetto Relife, hanno avvistato una decina di esemplari di Patella ferruginea. Questa Patella è una specie esclusiva del Mediterraneo Occidentale e molto rara lungo le coste settentrionali. È considerata l’invertebrato marino più minacciato di estinzione ed è specie protetta da convenzioni internazionali. La patella è al centro del Progetto Relife che ha l’obiettivo di reintrodurla nei tre ambiti protetti liguri di Portofino, Bergeggi e Cinque Terre. Un mese fa è iniziato il posizionamento delle prime patelle nell’ambito di Portofino. “Il ritrovamento di esemplari di questa specie, considerata scomparsa dalle coste continentali italiane è un segnale positivo delle attività previste dal Progetto Relife” ha detto Giorgio Fanciulli, direttore dell’area Marina protetta di Portofino, ente coordinatore del progetto Avviato a ottobre 2016. Il progetto Re-establishment of the Ribbed Limpet in Ligurian Mpas by restocking and controlled reproduction, Relife, unisce l’AMP Portofino – coordinatore capofila, Acquario di Genova/Costa Edutainment, Softeco, il Distav di Unige, Parco Nazionale delle Cinque Terre, AMP Tavolara-Punta Coda Cavallo e AMP Isola di Bergeggi. Il progetto è cofinanziato dall’Ue.
Pescata a 60 metri al largo di Ostia il 13 agosto scorso, un esemplare di Charonia lampas rappresenta un altro eccezionale rinvenimento. Un pescatore l’ha trovata nelle reti e ha prontamente avvisato i biologi Aldo Marinelli Filippo Fratini che si sono adoperati per liberarla.
Il tritone è una specie protetta a livello internazionale, molto rara e dalla conchiglia tra le più grandi nel nostro mare. Questa misurava 35 cm. Dopo oltre due ore di riossigenamento il mollusco si è sporto al di fuori della conchiglia mostrando le sue peculiari antenne gialle, orlate da due anelli neri. Il corpo del mollusco è di un acceso color arancione.
Vive normalmente tra i 15 e i 65 metri di profondità, su fondali melmosi e rocciosi. E’ un grosso carnivoro e le sue prede preferite sono le ofiure, stelle marine dai tentacoli esili che si muovono come un serpente.
La sua rarità nel Mediterraneo occidentale è dovuta al prelievo indiscriminato, soprattutto in passato, per la bellezza della sua conchiglia.
Recentissima è poi la scoperta che i coralli arancioni del Mediterraneo, della specie Astroides calycularis, sono killer di meduse: aspettano che le ignare prede si avvicinino alle loro pareti e le catturano colpendole con un piccolo dardo avvelenato e quindi le sbranano. Sono anche i primi coralli che collaborano tra loro nella caccia, come fa un branco di lupi. Per questa loro caratteristica, i ricercatori italiani che hanno notato il fenomeno a Pantelleria, hanno rinominato le colonie Muri della morte. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Ecology e si deve ai biologi marini della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Cnr, e le università di Bologna e Edimburgo.
Le popolazioni di coralli arancioni, pur inseriti nella lista rossa IUCN e protetti da diverse convenzioni internazionali, non corrono al momento preoccupanti pericoli di diminuzione, ma addiritura sembrerebbe che l’aumento delle temperature ne favorisca la proliferazione.
Il Mediterraneo subisce in maniera crescente gli effetti del riscaldamento globale e delle attività commerciali marittime che inducono una sempre più ampia invasione di specie aliene, cioè estranee all’ecosistema naturale. Se ne contano infatti oltre 800 e sono considerate emergenza ambientale e una delle principali cause di perdita della biodiversità su scala mondiale. Ma il mare non smette mai di stupirci e l’ecosistema cerca e trova nuovi equilibri con capacità di autoconservazione inaspettate. Organismi rari e fenomeni, come quello dei coralli predatori, ancora oggi poco conosciuti, non smettono di stupire i ricercatori e tutti coloro che del mare ne fa lavoro o passione.
Fonti:
ANSA
www.lamiaostia.com
Foto Pesce palla: Massimiliano Marcelli
Foto Pesce scorpione: Alexander Vasenin
Foto Charonia lampas: www.lamiaostia.com