Rincorrere i sogni e afferrarli non è facile, ma Stefano Oppo conosce la sua strada e sa che la caparbietà a volte rende possibile l’impossibile. Nato il 12 settembre 1994 a Oristano, lui a 16 anni ha lasciato la Sardegna, la famiglia e gli amici di sempre e si è trasferito in Umbria per poter praticare ad alti livelli il suo sport preferito. Oggi, allenato da Agostino Abbagnale, fa parte della Canottieri Firenze, è uno degli atleti d’oro della Nazionale italiana e da poco più di un mese è campione del mondo juniores.
Stefano, quando e come è nata la passione per il canottaggio?
«Ho iniziato a impegnarmi in questo sport a nove anni, seguendo le orme di mio fratello, più che altro per semplice curiosità. Ed è dalla curiosità che è nata la passione».
Nella sua vita c’è stato o c’è un interesse altrettanto grande?
«Non c’è stato e non c’è un interesse che si avvicini neanche lontanamente a questo, anche perché il canottaggio assorbe tutto il tempo che ho a disposizione. In questo momento non riuscirei proprio a pensare ad altro».
In Sardegna ci sono otto società remiere e 356 atleti. Considerato che l’isola ha oltre 1800 chilometri di costa, questi numeri possono essere considerati bassi? Perché, secondo lei, il canottaggio fatica a emergere?
«Se confrontati con quelli di altre regioni italiane, i numeri in questione risultano sicuramente bassi, ma il mare non è particolarmente adatto per il canottaggio. Servono bacini e laghi, che in Sardegna sono pochi. E quelli esistenti non sono sfruttati appieno, anche perché le società remiere non sempre sono strutturate e gestite bene. Tra l’altro i soldi che circolano in questo sport non sono tanti e spesso sono spesi male».
Che cosa le piace dell’Umbria?
«Sinceramente non la amo particolarmente e qui i primi tempi sono stati abbastanza duri, ma Piediluco, la frazione di Terni in cui vivo, ospita il Centro Nazionale di Canottaggio, che mi sta permettendo di competere a livello internazionale. E già per questo, comunque, ovviamente sono grato all’Umbria».
Che cosa le piace della Sardegna?
«Mi piace il mare… Mi piace la cordialità della gente, che altrove non sempre trovo…E quando manca soffro un po’. .. Mi piace tutto… La Sardegna, ovunque il canottaggio voglia portarmi, è e sarà per sempre la mia unica terra».
Ci racconta il suo giorno più bello?
«Il mio giorno più bello è stato lo scorso 18 agosto, quando insieme ai compagni del quattro senza sono diventato campione del mondo a Plovdiv, in Bulgaria. È stata un’esperienza emozionantissima perché nessuno ci dava per favoriti. In finale, infatti, siamo approdati con il peggior tempo. A un certo punto, però, abbiamo capito di potercela fare ed è arrivata la medaglia d’oro. Non avrei mai creduto di riuscire a centrare ora questo traguardo. Era un obiettivo che sognavo di raggiungere, ma molto più in là».
In questo momento l’Italia, per motivi vari, attraversa una fase storica piuttosto difficile. Come immagina il futuro del paese?
«Ha scuola ho studiato che ciclicamente, soprattutto a livello economico, possono esserci periodi di crisi e penso che per alcuni anni la situazione continui a rimanere problematica. Io però, sono giovane e ho il dovere di immaginare un futuro migliore dell’oggi, in cui a tutti sia data la possibilità di realizzazione che il presente sta concedendo a me».
Come immagina il futuro di Stefano Oppo?
«So che mio malgrado un giorno, per l’età o per altro, non potrò più dedicarmi attivamente al canottaggio. Per questo il prossimo anno, dopo la maturità scientifica, mi iscriverò all’università. Sceglierò un corso di laurea che adesso mi permetta di allenarmi e di gareggiare ad alti livelli e che mi dia gli strumenti per impegnarmi un domani in qualcosa di stimolante, quand’anche quel qualcosa non abbia più a che a fare con l’acqua e con i remi».
Sarebbe disposto a lasciare l’Italia?
«Sì, e ancora non sono andato via solo perché è molto difficile organizzarmi con gli studi. Ho tanti amici che sono in procinto di partire».
La sua storia dimostra che con determinazione, con costanza e con buona volontà è possibile realizzare anche progetti ambiziosi. Che cosa direbbe lei, oggi, a un ragazzino che ha paura di inseguire i propri sogni?
«A un ragazzino direi che vale sempre la pena provare. Io a Oristano stavo benissimo, sono cresciuto con il Circolo Nautico e l’allenatore Antonio Marras mi ha dato basi solide per lo sport e per la vita, insegnandomi che si possono ottenere buoni risultati solo lavorando con serietà. Speravo, però, di poter migliorare ancora con ulteriori sacrifici e la Canottieri Firenze non sta deludendo le mie aspettative. Anzi, mi sta regalando soddisfazioni che prima per me erano impensabili».
Che cosa direbbe a un adulto?
«La stessa cosa. Naturalmente bisogna essere in grado di capire che cosa è fattibile e che cosa non lo è, ma quando si è coscienti e realisti si procede a piccoli passi. E se quello che si sta seguendo non è il percorso giusto si riesce a tornare indietro».
Se il segreto del successo sta in queste considerazioni, per Stefano Oppo è solo l’inizio.