Una pietra di luna per trovare la strada. Gli fu donata dai Nativi d’ America nelle terre del Nord, in Canada, dove assieme all’oggetto, che in origine aveva la funzione di indicare il percorso ai viaggiatori, quando ancora non esisteva la bussola, incontrò il popolo e la cultura a cui sentiva di appartenere. Paolo Piu Cortis, giornalista e docente di lingua e civiltà inglese, racconta: “Un giorno mi chiesi che cosa mi avrebbe reso felice e dopo un anno di riflessioni decisi di andare nella terra dei Nativi americani all’avventura. Non avevo niente e non sapevo niente”.
Andare nelle terre dei Nativi dell’America del nord era il sogno, lo custodiva dentro fin da quand’era bambino. “Sognavo di correre libero come il vento in groppa ad un cavallo nelle grandi pianure come i nativi americani e con loro”.
Partì con poco denaro e uno zaino in spalla verso Toronto, per dare inizio a quello che per lui è stato un vero e proprio viaggio iniziatico, alla scoperta di sé. Per undici anni di seguito si recò nelle riserve irochesi e algonchine del Canada dell’aerea dei Grandi Laghi, per conoscere quei popoli e la loro cultura. Ha partecipato alle loro cerimonie, svolto attività di ricerca storica e antropologica, studiato la lingua d’origine, le tradizioni ancestrali
“Uno s’immagina che sia un popolo di guerrieri ma quando arrivi lì ti accorgi che è un popolo spirituale”. Sui Nativi americani si sa ben poco e la maggior parte delle idee nasce dalla visione dei films holliwoodiani, i quali comunicano una realtà molto lontana dal vero. Nelle tradizioni e nella loro cultura si legge una sentita tendenza all’accoglienza, il desiderio di condividere saperi e cose, il dono, la spiritualità.
“Non saremmo sopravvissuti”, dicono, “se non fossimo stati dotati di spiritualità. Noi abbiamo un piede su questa terra e un piede nel mondo spirituale, questo ci ha permesso di sopravvivere alla decimazione subita”. Un insegnamento che Piu ha compreso e fatto suo vivendo fra loro e partecipando alle cerimonie, le danze. “Noi non siamo corpi con degli spiriti ma spiriti nei corpi”, è ciò in cui credono. Un sentire che esprimono in tutto ciò che fanno, nella quotidianità. Pregano gli spiriti e il creatore, pregano e ringraziano.
“La componente spirituale è molto forte ma non si può spiegare con le parole bisogna viverla. A me ha dato tanto. Mi ha fatto trovare quella dimensione che in occidente non ho mai incontrato, pur avendo viaggiato molto”. Conoscere e far propria la loro cultura equivale a fare un viaggio interiore.
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