Annunciato in un nostro precedente articolo, la bellissima Firenze ha ospitato quest’anno il Sake Day nella piacevole location del Renny Renaissance. È stato in effetti un vero successo di pubblico: a denotarlo, tanto nel consenso che nell’affluenza di pubblico, il quale ha salutato il giorno internazionalmente dedicato al fermentato di riso, come consuetudine decennale anche oltre i confini del Giappone, è stata proprio la comunità giapponese fiorentina, la più numerosa oggi in Italia, la quale ha constatato un flusso continuo di partecipanti e curiosi fin dall’apertura, il brindisi augurale e ben oltre il via libera ai banchi di degustazione.
Un evento che deve senz’altro la sua fortuna ad una serie di fattori ben ponderati, tra cui l’articolazione dei programmi, frutto delle sinergie tra le Associazioni partecipanti e tutte le persone che hanno aderito con grande spirito di adesione, e soprattutto un gioco di squadra fortemente voluto da Giovanni Baldini il quale, nella triplice veste di founder della Scuola Italiana Sake, di direttore di Sake News ed importer di Firenze Sake, ha saputo essere il garante della manifestazione, mantenendo gli equilibri tra tutte le parti coinvolte nella fase logistica ed organizzativa, regalando al pubblico un evento di Cultura Giapponese autentico e ben lontano dai soliti stereotipi.
Hanno partecipato all’evento l’associazione Lailac, l’Iroha ed infine la Washoku Kentei che nel nostro Paese vede impegnati Tomomi Miyasaka e Luca Della Casa, responsabili dei progetti e degli eventi realizzati da quest’ultima associazione. Inoltre il pubblico, davvero molto eterogeneo e proveniente da diverse aree d’Italia, ha potuto assistere alla disamina di Giovanna Coen, grande appassionata della storia e della cultura tradizionale giapponese, costantemente approfondite attraverso viaggi di studio annuali nelle varie province del Sol Levante, cintura nera di Aikidō nello stile di Iwama, Sake Sommelier ed Educator per la Wset, nonché socia dell’Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi, fondata su un viaggio sensoriale attraverso la Cucina e gli Ingredienti delle diverse Prefetture dell’Arcipelago Giapponese. Applaudito anche l’intervento di Gaetano Cataldo sulla relazione tra Dieta Mediterranea e Sake, attraverso ragioni geopolitiche e di resa gustativa, il quale ha successivamente tenuto una degustazione guidata del fermentato di riso e koji.
Molto apprezzato dagli organizzatori la partecipazione non soltanto del pubblico toscano ma anche dall’Emilia Romagna e dalla città di Milano, molto attenta agli sviluppi del sake in Italia; c’erano tra curiosi ed appassionati anche sommelier professionisti del mondo del vino ed addetti al settore, come ad esempio il wine scout e marketing specialist Fabio Oppo da Napoli e la docente Ais, nonché critica enogastronomica freelance, Chiara Giorleo, la quale in un articolo già pubblicato sul suo blog ha rivolto una domanda al nostro Gaetano su ciò che avvantaggia e ciò che frena la diffusione del fermentato di riso nel nostro Paese, di cui riportiamo integralmente la puntuale risposta di seguito:
“In effetti reputo che il sake abbia già conquistato l’Italia, anche se limitatamente a poche regioni ed ancor meno ristoranti specializzati su tutto il territorio. Abbiamo ottenuto lo straordinario risultato di essere i primi importatori in Europa e questo soprattutto grazie a quattro fattori: il consenso ottenuto all’Expo di Milano del 2015, il fascino che la Cultura Giapponese esercita sul nostro Popolo, l’incremento dei ristoranti sushi e, naturalmente, la vocazione della Dieta Mediterranea a maritarsi con il fermentato di riso e koji.
Il gap negativo, le resistenze pertanto, consistono in alcune opinioni tanto diffuse quanto errate sul sake, la vendita di prodotti surrogati o di scarsa qualità presso ristoranti spesso non gestiti da giapponesi o comunque non da imprenditori di alto profilo ed infine per la seguente ragione: manca il personale qualificato che, nell’approccio col pubblico, sappia divulgare la cultura e la conoscenza delle tecniche produttive, la descrizione dei diversi stili e quindi suggerire gli abbinamenti più appropriati col sake. Insomma abbiamo bisogno di più sake sommelier, di bartender specializzati e di chef che sappiano ricreare nei loro piatti quell’appeal “sake oriented”.
Di per contro è bene sottolineare che il pubblico dei non addetti ai lavori si sta sempre più alfabetizzando e arricchendo di nozioni specifiche sul sake, come rilevato dal flusso di lettori di Sake News, segno questo che lascia ben sperare in un radioso futuro per il bere giapponese in Italia”.
Grande entusiasmo pertanto, ma soprattutto ottime le premesse per corroborare l’interazione tra due Culture, apparentemente così diverse, ed arricchire allo stesso tempo il palinsesto del prossimo Sake Day Firenze con attività più numerose e di alto profilo qualitativo e banchi di degustazione che sapranno ispirarsi ai sapori dei due vulcanici Paesi abbinati al sake.