In queste calde notti d’estate è molto probabile che avventurandosi a fare una passeggiata sul lungomare si rimanga imbottigliati nel traffico. Tutti gli abitanti di Napoli e provincia, condannati per propria volontà o per scelta forzata a non andare in vacanza, cercano frescura sul mare, escono dai propri anfratti e si riversano su piazza Vittoria e via Partenope. A questi si aggiungono i turisti che riempiono senza soluzione di continuità le postazioni lasciate libere dai vacanzieri.
Uno dei posti più magici della città per godersi le serate è il Borgo Marinaro alle spalle di Castel dell’Ovo. Un segno tangibile della vicinanza al castello è la sempre più massiccia presenza di macchine posteggiate in terza fila, il cospicuo numero di giovani e turisti che straboccano dai locali ormai pieni occupando tutto il suolo pubblico a disposizione, i tavolini illuminati da candele tremolanti che si prendono buona parte dello spazio sulla scalinata che collega il Chiatamone con via Partenope. E dappertutto chiacchierio, brusio, tintinnare di bicchieri e picchiettare di forchette. In queste sere di fine estate Napoli sembra in pace con sé stessa e i napoletani fanno la pace fra loro e con il mondo che sta sempre a giudicarli. Di fronte agli hotel storici di Santa Lucia si imbocca il ponte che collega la strada con il borgo: in queste sere affollato come uno struscio da Giovedì Santo.
Il Borgo Marinaro ospita oltre a un circolo nautico tutta un susseguirsi di locali e localini delimitati all’ingresso da grossi vasi con palme, illuminati e demarcati da fiaccole e ceri. Un insieme di ristoranti e bar che creano un’atmosfera da porto levantino, immersi in una scenografia limitata dalle luci della collina di Posillipo da un lato e il lungomare con gli alberghi di lusso e gli yacht dall’altro. Accanto a questi, barchette a remi e gommoni, democraticamente affiancati e stretti gli uni agli altri, a rappresentanza di una promiscuità tipicamente napoletana. Ma non invadente, anzi c’è aria e spazio per tutti. Dal lato del mare aperto si staglia l’onnipresente profilo di Vesuvio e Monte Somma. In cielo una luna da plenilunio completa quest’acquarello napoletano. L’atmosfera è pacata e rilassata. Sono tutti qui per vivere la notte. Oltre ai ristoratori lavorano bene anche i musicanti ambulanti onnipresenti tra i tavoli per tutte le fasi della cena, strimpellando con tanta buona volontà. Donate loro attenzione e vi accompagneranno per tutta la cena, donateli una moneta, e vi lasceranno in pace. Fino che non arriverà il prossimo, naturalmente.
L’offerta gastronomica è ampia, anche se in stragrande maggioranza si tratta di cucina di mare campana. Dai tradizionali e prestigiosi ristoranti come Ciro, ‘A Bersagliera o il Transatlantico, si va a quelli meno pretenziosi con la tovaglia a quadretti e il vino sfuso. Come Da Patrizia, semplice ma piacevole, sui 20 euro per una cena completa, non offre alta gastronomia ma preparazioni semplici e tradizionali, come bianchetti su foglia di limone e fresella con il polpo, magari seguito da una frittura di alicette accompagnata da un bicchiere di falanghina, l’unico vino in offerta oltre a quello della casa. Una proposta anticrisi per vivere questa scenografia da quadretto partenopeo, dove in queste serate si crea una armonia senza più ansie di qualsiasi tipo, tutti si sentono appagati, a partire dai bambini che scorazzano senza limitazioni alcune, (il Borgo è chiuso al traffico), e si godono quella libertà concessa loro nei matrimoni e altre celebrazioni all’aperto. Troneggia sul fermento ozioso la massiccia mole giallo tufo del castello. Aperto solo per mostre o in occasione di fiere o congressi, è un peccato che le strutture esistenti non vengano usate per un programma culturale estivo dislocandolo tra saloni, terrazze e affacci a vario livello sul brillio della collina di Posillipo così vicina che sembra possibile di toccarla con mano.
A fine serata nell’androne del castello tre custodi si godono il fresco seduti su seggiole impagliate raccontandosi la loro filosofia spicciola e fumandosi in pace una sigaretta. I custodi di castelli, ville e parchi sono i veri signori e fruitori delle proprietà che custodiscono. I veri fortunati. I custodi di Castel dell’Ovo non fanno eccezioni. Loro lì ci lavorano.