Espulso nel 2009 per un reato del 2003, trattenuto in Italia dalla tenacia dei suoi amici
Premessa. In Italia risiedono regolarmente oltre 4 milioni di cittadini extracomunitari e tra le etnie di più antica permanenza nel nostro paese c’è quella senegalese che conta 71 mila individui. Nel 2002, tra gli uomini e le donne che lasciavano lo stato africano per trasferirsi in Italia c’era anche Talla Ndao, ai tempi appena 22enne. Un arrivo regolare in Sardegna e un esordio nel mondo del lavoro sofferto, ma dopo qualche anno Talla trova un impiego assicurato, si costruisce una solida rete di amicizie e ad aiutare economicamente la sua famiglia. Dopo sette anni riesce anche a metter da parte quanto basta per una vacanza di qualche mese a Dakar, ma al momento di ritirare in Questura il suo permesso di soggiorno rinnovato trova invece un decreto di espulsione. Ma una città intera si mette in moto e il suo sdegno arriva al Parlamento.
Da Dakar a Cagliari senza soldi e senza scelta. Talla Ndao nasce il 16 maggio del 1980 in una famiglia umile e numerosa. Fa il muratore ma nella capitale del Senegal in questo campo si guadagna davvero poco e lui, che lavora soprattutto per aiutare i suoi, riesce a malapena a sostenere se stesso. Decide allora di trasferirsi in Italia, dove è in contatto con alcuni connazionali, e mette da parte con fatica i soldi per un biglietto aereo di sola andata. Talla non attraversa nessun deserto, non sale su malfermi barconi in una spiaggia libica, non affronta il mare guidato da scafisti senza scrupoli. Arriva regolarmente con un permesso di soggiorno temporaneo nel 2002 e comincia subito a cercarsi un lavoro. Ma il lavoro per chi arriva dal Senegal, non conosce la lingua e non ha altri contatti che i propri connazionali non si sceglie: ci si carica il borsone in spalla e si va a fare l’ambulante. Su e giù per le spiagge e nei parcheggi dei centri commerciali anche Talla comincia a vendere la sua merce che tra accendini, statuette e bracciali comprende anche cd contraffatti.
La condanna e la nuova vita. Nel 2003 durante un controllo la Guardia di finanza ferma e perquisisce anche Talla, trovando i cd. Lo denunciano e processano per direttissima e arrivano due condanne: una con decreto penale del Giudice per le indagini preliminari del 28 ottobre 2004 per violazione delle norme sul diritto d’autore e la seconda con sentenza del Tribunale di Cagliari del 31 gennaio 2006 di applicazione della pena su richiesta delle parti per lo stesso reato. L’avvocato che lo segue gli spiega che continuando così rischia l’espulsione, deve trovare al più presto un lavoro regolare. Lui prosegue regolarmente con il suo lavoro di ambulante senza vendere più merce illegale. Certo non si arricchisce ma può continuare a vivere a Iglesias dove lo raggiunge un fratello, e, soprattutto, comincia a frequentare i suoi coetanei e a suonare in un gruppo musicale (i Twin Vega). Quelle condanne sembrano davvero molto lontane.
L’espulsione. E arriva l’autunno del 2009. Talla Ndao presenta alla Questura di Cagliari un’istanza di rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro autonomo perchè da li a qualche settimana vuole partire per il Senegal e deve avere tutto in ordine anche per il rientro. Ma dagli accertamenti che gli uffici devono compiere per verificare l’esistenza di “pregiudizi penali” saltano fuori le due condanne. E nel frattempo è intervenuta la cosiddetta “legge Bossi Fini” (Legge 198 del 2002) a modificare il Testo unico sull’immigrazione (Decreto legislativo 286 del 1998). Per spiegare meglio l’articolo 21 della Bossi-Fini aggiunge un comma (il 7-bis) all’articolo 27 del Testo unico che dice: “La condanna con provvedimento irrevocabile per alcuno dei reati relativi alla tutela del diritto di autore e alla contraffazione comporta la revoca del permesso di soggiorno rilasciato allo straniero e l’espulsione del medesimo con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica». E i reati di questo tipo sono quelli che, con più frequenza, macchiano la fedina penale degli extracomunitari che sbarcano il lunario in Italia facendo gli ambulanti. La legge non consente margini di discrezionalità alle autorità amministrative e il 29 settembre 2009 la Questura notifica a Talla una “comunicazione di avvio del procedimento di rifiuto di rinnovo del permesso di soggiorno”, assegnando un termine per la presentazione di eventuale documentazione integrativa. L’avvocato che segue il ragazzo produce le memorie difensive e presenta anche un’istanza di rilascio di permesso di soggiorno per lavoro subordinato, perchè nel frattempo Talla ha trovato impiego come collaboratore familiare. Ma questo non è sufficiente e con decreto del Prefetto il 27 ottobre è disposta la sua espulsione dal territorio nazionale.
Da Cagliari a Lamezia Terme: 40 giorni d’inferno. Talla è accompagnato al Centro di permanenza temporanea di Elmas senza che lui capisca cosa stia succedendogli attorno: gli spiegano che da lì sarà trasferito al Centro di identificazione ed espulsione di Lamezia Terme – il più vicino tra quelli destinati dal Ministero dell’interno, con effettiva disponibilità di posti – in attesa del primo volo utile per Dakar. Talla ha addosso una maglietta, i pantaloni, le scarpe da tennis, un telefono cellulare e un portafogli con pochi soldi: lui pensava di presentarsi in Questura per ritirare il suo permesso rinnovato. È un ragazzo pacifico e non accenna ad alcuna protesta anche se sente addosso tutto il peso di un’ingiustizia che non riesce a capire. Dispiaciuto di lasciare i suoi amici senza nemmeno un saluto chiama a Iglesias e spiega cosa è successo. La mattina dopo parte per Lamezia Terme.
La mobilitazione di una città. Nel frattempo i suoi amici partono per Cagliari e chiedono in Questura spiegazioni. Capite le ragioni per cui Talla è stato spedito lontano da loro parte la mobilitazione. Il gruppo dei suoi amici è fatto di studenti e lavoratori, giovani e giovanissimi, non hanno soldi e non hanno certo mezzi di informazione a loro servizio. Ma hanno Facebook e lo sanno usare molto bene, hanno una rete estesa di amici che da una cittadina della Sardegna raggiunge tutto il mondo, e, senza rendersi quasi conto montano un caso nazionale. Il primo passo è la creazione del gruppo “Talla deve rimanere in Italia” che di contatto in contatto raggiunge in una settimana gli 8.000 iscritti. E attraverso il gruppo la vicenda arriva ai media nazionali e ad alcuni esponenti politici locali e nazionali che portano il caso in Parlamento: non ci sono barriere di schieramento e nelle loro interrogazioni Amalia Schirru (Pd), Mauro Pili (Pdl) e Roberto Zaccaria (Pd) evidenziano gli stessi aspetti. Ossia il fatto che Talla si sia perfettamente integrato nella sua città di residenza e che la legge vada rivista perchè è assurdo che si possa essere espulsi come un criminale per un reato estinguibile con una sanzione amministrativa. Nel frattempo il senatore Francesco Sanna si occupa di trovare dei difensori a Lamezia Terme, e Talla è affidato all’esperienza di Antonietta De Nicolò e Francesco Iacopino. Il primo atto degli avvocati è il ricorso al Tar per ottenere l’annullamento del diniego del permesso di soggiorno e del decreto di espulsione. Si cerca di prendere tempo e trattenere Talla in Italia ma la legge non permette discrezionalità da parte delle autorità amministrative e sull’esito del ricorso al Tribunale amministrativo non si nutrono grandi speranze. Intanto il tempo stringe, sono i primi di dicembre e entro pochi giorni partirà un volo per Dakar in cui è già sicuro un posto per il cittadino Talla Ndao.
Da Lamezia Terme a Cagliari. Il lieto fine. Gli avvocati seguono però anche un’altra strada. Forti anche del fatto che il caso sia già arrivato ai media nazionali e ci sia una certa attenzione attorno alla vicenda il 24 novembre presentano alla Questura di Catanzaro una domanda di protezione internazionale. La Commissione territoriale di Crotone che si occupa di questi casi si riunisce il 3 dicembre e riconosce “la sussistenza dell’esigenza di protezione umanitaria” consentendo il rilascio, il 14 dicembre, del permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il legame del giovane con la comunità d’adozione, la sua attività lavorativa regolare come collaboratore domestico, la sua partecipazione alle iniziative culturali sono stati fattori determinanti nella scelta e Talla il 6 dicembre torna in Sardegna, accolto all’aeroporto da amici e autorità come un vip, suo malgrado. La sua vicenda-limite ha fatto emerge le contraddizioni di una legge sull’immigrazione che punisce in misura uguale gli autori di reati ben diversi, ma anche la forza della solidarietà che ha cambiato il finale di una storia destinata ad andare diversamente. Ma nessuno dei coinvolti se l’è sentita di pronunciare la fatidica frase “tutto è bene quel che finisce bene”, perchè Talla è l’eccezione: la maggior parte di chi si è trovato nella sua situazione ha preso in silenzio l’aereo che lo ha riportato a casa.