Teatro de los Andes
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Firenze (ITALIA)

Entrare dentro il mondo del ‘Teatro de los Andes’ di Cesar Brie è come atterrare in Sud America e scoprire che un altro teatro è possibile. Se le maggiori compagnie e produzioni europee – spagnole come italiane – hanno improntato la loro ricerca sull’impatto delle nuove tecnologie e sulle performance sempre più estreme dei loro attori, il teatro di Cesar Brie colpisce al cuore con estrema leggerezza ed efficacia utilizzando artefici scenici geniali quanto vicini all’uomo.

L’Odissea presentata alla stazione Leopolda in occasione di Fabbrica Europa è il frutto di un lavoro di 3 anni ed è un’opera mastodontica che attraverso il viaggio di Ulisse, le sue vicende, i conflitti con gli Dei dell’Olimpo ci racconta anche il viaggio dei migranti attraverso l’America Latina per arrivare negli Stati Uniti.

I drammi del poema diventano conflitti universali su cui riflettere, l’abbandono della terra d’origine e dei propri cari, le difficoltà del viaggio si intrecciano con i drammi reali dei migranti che rendono vive le vicende attuali. Così grottesche parodie disegnano la terra promessa, improbabili personaggi popolano le frontiere e a tratti il dramma diventa comicità, riuscendo anche a far ridere.

Oltre dieci attori in scena – giovanissimi quanto bravi – per una recitazione asciutta che con la musica in scena e le splendide coreografie andine rendono lo spettacolo – quasi due ore – godibilissimo. Anche la suspense e la tensione prendono corpo in alcuni momenti con pochi stratagemmi in scena.

Altra straordinaria magia di quest’opera è il palco mosso dagli stessi attori fatto di oltre cento canne di bambù appese al soffitto che disegnano stanze e scene sempre diverse. Anche la scelta dei colori, degli abiti e delle luci – semplici lumi – trasformano a tratti lo spettacolo in una fotografia mobile dai colori caldi e avvolgenti.

Un Odissea moderna e colorata che rappresenta drammi reali scegliendo però di dare un messaggio di speranza allo spettatore. Forse questo è il merito del Teatro di Cesar Brie, la capacità di sperare ancora.

 

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