Le migliori armi dell’Italia sono nella sua immensa cucina. I grandi del G7 ammirati dalla grandezza della nostra tradizione: cibo e vini italiani sulla vetta del mondo.
Il club dei Paesi più importanti al mondo, quello del G7, si è dato appuntamento a Borgo Egnazia dal 13 al 15 giugno 2024, con l’Italia come paese ospitante. Un congresso che questa volta si è voluto aprire anche ad altri paesi oltre gli USA, il Canada, la Francia, la Germania, l’Inghilterra e il Giappone. Tra i leader che hanno potuto godere delle bellezze e delle bontà di questi giorni, anche la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Inoltre, sono stati invitati i paesi cosiddetti “outreach” anche le seguenti nazioni: Troika G20 (Brasile, India e Sudafrica), Mauritania, Kenya, Algeria, Giordania, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tunisia, Argentina, ma anche l’Onu con il segretario generale Guterres, la Banca Africana di Sviluppo, l’Ocse, l’Fmi e la Banca Mondiale.
La tavola imbandita con i piatti e i vini italiani, è forse l’unico luogo del G7 dove non era possibile firmare un accordo finale condiviso preventivamente: tutto si fa in diretta, tutto è giudicato al momento. Una prova da brividi per lo chef Massimo Bottura e per tutta l’organizzazione. Si può dire, senza smentita, che le nostre materie prime sono da considerare tra le migliori, così come i vini antichi ambasciatori dell’Italia nel mondo. I vini, come i cibi, hanno rappresentato diverse regioni, tra i protagonisti il Sassicaia e il Tignanello, nomi conosciuti in tutto il mondo.
La piacevole sorpresa sono stati i vitigni meno blasonati, ma non meno importanti, come il vermentino, rappresentato da Is Argiolas.
Mariano Murru, enologo di Argiolas Winery, nonché presidente Assoenologi Sardegna, può essere tanto fiero del recente summit più importante del vino in Italia, quanto della presenza di una sua speciale referenza, l’Is Argiolas Vermentino. Infatti afferma:
“Il motivo dell’inserimento del Vermentino di Sardegna tra i vini che hanno rappresentato l’Italia al G7 è legato alla qualità. Il vermentino è un vitigno che ama il mare e in Sardegna ha trovato la sua terra d’elezione, con ormai oltre 5000 ettari vitati, l’unica denominazione di origine controllata e garantita (vermentino di Gallura) e una denominazione di origine controllata (Vermentino di Sardegna) che abbraccia tutta l’isola, si attesta come la regione più importante a livello mondiale”.
Il vermentino Is Argiolas, un classico della produzione regionale e uno dei Vermentino storici dell’azienda Argiolas, nasce sulle colline di marne calcaree che si affacciano sul golfo di Cagliari.
Credo che con tutte le gatte che hanno da pelare, specialmente in periodi di grave crisi e con due gravi focolai bellici, gli uomini più potenti della terra si saranno rinfrancati dalle loro immani fatiche nel tentativo di salvare il mondo dall’inquinamento e dal riscaldamento globale, oltre che da un’umanità che da troppo tempo ha perso la giusta misura delle cose, della giustizia, dell’equità, del buono e del bello, sapendo già da un bel po’ che il G7 si sarebbe festeggiato qui in Italia, dove tutto è cultura, bellezza, gastronomia, arte, vino e splendidi paesaggi.
Cronaca delle esperienze enogastronomiche
Il 13 giugno, al Castello Svevo di Brindisi, il presidente Mattarella ha fatto gli onori di casa con i debiti convenevoli e protocolli vari, che finalmente hanno avuto come seguito il seguente menu eseguito, e non poteva essere altrimenti, dal grande Massimo Bottura, coadiuvato dallo chef Vincenzo Ella, con i sapori di Puglia.
Lo chef dell’Osteria Francescana di Modena, per questi tre giorni, sarà il re della cucina di Borgo Egnazia. Il menu studiato fa perno sulle eccellenze italiane, con un percorso gastronomico che prende il nome Vieni in Italia con me. Due pranzi con un focus sulle diverse zone del nostro paese, da Nord a Sud.
Al pranzo del primo giorno:
Pane e pomodoro della Campania, passando alla zuppa di pesce dell’Adriatico, direttamente dalla Laguna di Venezia, con cottura in forno a vapore di cozze, cannolicchi, granchio blu, vongole, gamberi rossi ed erbe aromatiche. Si fa un salto in Sardegna con il risotto all’astice blu, fondo di branzino e agrumi e si torna in Costiera Amalfitana con brodetto di olive verdi capperi e colatura d’alici. Come dessert l’immancabile “Ooop, mi è caduta la crostata” dello chef, uno dei suoi piatti più celebri.
Per la cena del primo giorno….
l’organizzazione è stata affidata a Tenuta Moreno, struttura recettizia a Mesagne, e lo chef Vincenzo Elia ha portato in tavola i sapori della Puglia. Lo chef, originario di San Vito dei Normanni, dopo esperienze a Roma e Londra è alla direzione di Tenuta Moreno dal 2002.
Il menu proposto: scorfano con pomodorini secchi ed erbe aromatiche, tortelli ripieni di gallinella con pesce serra affumicato, per poi proseguire con il filetto di dentice alle mandorle di Toritto e crema di burrata di Andria. Una cucina fresca a base di pesce a cui si abbinano i prodotti del territorio, come i vini di Tenute Rubino, per finire un amaro a base di carciofo, il Carduus Brindisino, e il caffè di una torrefazione di Francavilla Fontana.
Per il 14 giugno invece tutto è dedicato al Nord…
Il piatto d’apertura è ispirato alla Liguria, ed è anche uno dei grandi classici dello chef, dal nome “Come un pesto alla genovese”. Si passa in Emilia con altre due ricette che hanno fatto la fortuna di Bottura:” La parte croccante di una lasagna”, interpretazione creativa del piatto bolognese, e il “Tortellino del dito mignolo”, servito con crema leggera al Parmigiano Reggiano di Rosola. Immancabile l’omaggio al Piemonte con la fassona piemontese servita con una salsa leggera alle verdure, più salsa al Barolo e tartufo nero d’Abruzzo. Per dolce: frutti di bosco in una crema di latte e vaniglia.
Oggi invece, l’ultimo giorno, il pranzo è stato servito a buffet, in quanto gli ospiti erano pronti a ripartire.
Ma cosa ne è di un pasto sontuoso se vi manca la sua componente intellettuale, il vino?
Tignanello e Sassicaia. Poi tre Chianti Classico, denominazione che ha appena festeggiato i suoi primi 100 anni: Vigna del Sorbo di Fontodi, Ruello di Boschetto Campacci e Castello di Volpaia. Quella che dai più viene definita la star del Brunello di Montalcino, Casanova di Neri, schiera il Tenuta Nuova a fianco del Barolo dei Ceretto e del Valpolicella Toar di Masi, quindi le bollicine di Ferrari Trento, Bellavista “Vittorio Moretti” di Villa Sandi, Cantina della Volta, Tenuta Foricola e Marcalberto, inoltre Torre Rosazza e poi le cantine Jermann con il Vintage Tunina. Non mancavano altri grandissimi vini bianchi: l’abbruzzese Marina Cvetic di Masciarelli, il sardo Is Argiolas di Argiolas come già detto, l’altoatesino Aristos di Valle Isarco e il campano Furore Bianco Fiorduva di Marisa Cuomo che, mentre il Sassicaia veniva eletto il vino più buono al mondo, nello stesso aveva già raggiunto i massimi punteggi sulle guide più prestigiose.
Qui le parole di Andrea Ferraioli, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Salerno, nonché proprietario delle storiche cantine amalfitane:
“Non è la prima volta che siamo presenti al G7 con i vini delle cantine Marisa Cuomo e non sarà certo l’ultima, però continua ad essere sempre motivo di orgoglio crescente ogni volta, oltre che di impatto emotivo e soddisfazione, per me e per la mia famiglia. Tengo a precisare, ringraziando Riccardo Cotarella per la curatela della carta dei vini, che questo risultato è collettivo per la provincia di Salerno e premia tutte le cantine che si prendono cura delle viti e del paesaggio, esprimendo vini di altissimo profilo qualitativo. Da presidente del Consorzio il mio ringraziamento va a tutte le cantine salernitane, motivo di fierezza e vanto“.
Proprio durante il buffet di chiusura al calice c’erano, manco a dirlo, il Donna Augusta di Vespa Vignaioli, oltre a Carvinea di Eliele spumante metodo classico 2013 ed il Primitivo Igt del Salento firmato da Gianfranco Fino: l’Es Red 2019.
Superbo, è il caso di dire, a giudicare dall’espressione di Giorgia Meloni. Ma cosa accadeva durante gli altri G7 in Italia?
Sono stati sei i G7, o G8 a seconda della presenza di alcuni stati o meno, che hanno avuto la presidenza italiana da quando il summit internazionale è nato, e cioè nel 1975. I primi si svolsero a Venezia nel 1980 e poi nel 1987, gli ospiti furono invitati a cena nell’appartamento del Doge a Palazzo Ducale. Nel 1994, durante il primo governo Berlusconi, il G8 si svolse a Napoli con una cena memorabile all’interno della Reggia di Caserta. Chef Salvatore Di Meo, napoletano doc trapiantato poi in Sardegna, che portò in tavola i più celebri piatti della tradizione campana.
Famosa in quell’occasione la visita del Presidente americano Bill Clinton alla Pizzeria Di Matteo, storica insegna in Via Dei Tribunali di Napoli, durante una passeggiata per i vicoli del centro. Avanti poi fino al 2001, in quel disastroso G8 di Genova passato alla storia non certo per quello che mangiarono i grandi della terra, blindati all’interno della zona rossa tra proteste e guerriglie. Nel 2009 invece il G8 arrivò a L’Aquila, in Abruzzo, e a cucinare fu lo chef personale del Cavaliere: Michele Persechini, che dalle cucine di Palazzo Grazioli si trasferì in quei giorni in quelle della caserma della Guardia di Finanza di Coppito. Il menu riprendeva a dir poco ingenuamente le tonalità del tricolore: pennette verde, bianco e rosso con pesto, al pomodoro e ai quattro formaggi.
Nel 2017 fu l’anno della Sicilia a Taormina: la cena dei grandi della terra avvenne all’Hotel Timeo e fu curata dallo chef Roberto Toro, siciliano legato ai sapori della Dieta Mediterranea. Una cena rimasta negli annali perché il Presidente degli Stati Uniti Trump, bontà sua, bevve solo Coca-Cola. A Pino Cuttaia fu affidato il pranzo delle First Lady e dei First Gentlemen del summit siciliano di quell’anno. Lo chef due stelle Michelin per il ristorante La Madia di Licata, preparò un menu tutto locale: arancini, melanzane, cannoli, tenerume di cocuzza e molto alto per il pranzo al Palazzo degli Elefanti di Catania.
Possa il buon Dio non far mai mancare il pane ai più bisognosi e consenta il bene prezioso dell’acqua sia un diritto di tutti per tutto il tempo che esiste.