È stato dedicato a Grazia Deledda, Premio Nobel per la letteratura per il 1926, il dibattito a cura dell’Associazione Editori Sardi che ha aperto la terza giornata della Mostra Regionale del Libro edito in Sardegna.
Un tributo sentito e fortemente voluto per ricordare la scrittrice e comprendere cosa ancora resti da dire sulle sue opere, visto il rinnovato e costante interesse dimostrato non solo dalla critica letteraria: un modo per interrogarsi anche sulla validità ed efficacia dell’attuale dibattito. Molto, a detta degli studiosi Duilio Caocci, Angela Guiso, Diego Manca e Piero Mura e del moderatore, il direttore artistico Alessandro Marongiu. È emersa soprattutto l’urgenza di capire il mancato inserimento nei programmi scolastici della sua opera e di individuare, a tutti i livelli, i canali attraverso cui invertire questa tendenza. Tanto ancora resta da fare, in specie la traduzione dei testi deleddiani: «per descrivere esattamente il significato delle parole e del pensiero di Grazia – hanno convenuto i relatori – è necessario comprendere il substrato culturale barbaricino. Calarsi nella realtà in cui viveva».
Nel corso della mattinata, per la sezione “Tra Isola e Mondo” è stato dato spazio al ricordo di uno dei maggiori protagonisti della scena politica italiana. In dialogo con Lorena Piras, Salvatore Patatu, autore di “Semplicemente Enrico. Berlinguer e il compagno Patatù” (Edes), ha rievocato i due anni in cui fece da guardia del corpo al segretario del PCI, durante le sue vacanze estive a Stintino. Un viaggio alla scoperta del privato di un uomo schivo, che gli stintinesi chiamavano amichevolmente “U tristu”.
Anche la sessione pomeridiana della mostra ha avuto inizio con un tributo: quello a Paolo Pillonca. È stato presentato un docufilm «nato grazie al contributo del Comune di Atzara e della Fondazione di Sardegna dove si raccontano – ha spiegato il figlio Fabio – 50 anni di storia professionale dell’intellettuale, giornalista, scrittore ed editore». Il film Paolo ses tue è stato realizzato dal regista Marco Gallus grazie anche alle numerose testimonianze di amici che gli hanno reso omaggio. Pier Sandro Pillonca ricordando il padre e la sua passione per la poesia estemporanea sarda, ha raccontato del suo legame forte con il paese di Silanus e il Marghine. «La mostra del libro – come ha sottolineato la presidente dell’AES Simonetta Castia – è stata da sempre la casa di Pillonca, quindi una delle sedi più appropriate per ricordarlo».
Dopo il commosso ricordo hanno preso il via gli incontri con gli autori, con la presentazione del volume “Asinara mosaico di popoli. Campo di concentramento prigionieri di guerra (1915-1920)”, edizioni Edes, di Marisa Porcu Gaias che, in dialogo con Lorena Piras, si è soffermata sull’odissea dei prigionieri austroungarici. Combattenti, profughi, disertori russi ucraini e italiani. In diecimila furono internati nell’isola-carcere durante la Grande Guerra, dal dicembre 1915 al 1920. «La storia è nata per caso – ha spiegato la scrittrice –. Lo studio degli archivi mi ha permesso di far luce su una vicenda poco conosciuta. Di raccontare scene di vita quotidiana nel campo di concentramento fra i più grandi d’Italia e arricchire il racconto con foto inedite dell’epoca».
Il blocco serale è proseguito con i titoli targati Ilisso/Poliedro lungo il filo tematico della memoria collettiva e del fatto artistico introdotto dall’editrice Vanna Fois, che ha cadenzato l’avvicendarsi dei vari interventi: per il libro “Un filo nel vento. Storie di donne”, l’autrice Roberta Sale ha dialogato con Enrico Pinna e Roberta Papandrea. «Racconto le storie di venti donne diverse – ha spiegato la scrittrice –. Per lo più eroine del mito greco e latino e della letteratura occidentale. Troviamo alcune protagoniste della “Gerusalemme liberata”, Grazia Deledda e Maria Callas. Ma è Guendalina, donna di oggi, a racchiuderle tutte. Ad accomunarle, un unico filo che tessono insieme. Un filo di dolore e rinascita che realmente esiste dato che le storie sono state illustrate da venti artiste sarde».
Poi è stata la volta de “Le saline Conti-Vecchi. Storia di una grande impresa nella Cagliari del ’900”. A presentare il volume sono stati Enrico Pinna e Emanuele Masillo. Frutto di un lavoro di recupero documentale, il libro ricostruisce le vicende industriali, storiche, sociali e naturalistiche di una delle più grandi imprese della Sardegna. Esempio virtuoso di sviluppo industriale ante-litteram e welfare aziendale all’avanguardia. A cent’anni dall’avvio delle opere di bonifica dello stagno cagliaritano di Santa Gilla, oggi l’azienda punta a riqualificare e valorizzare questo immenso patrimonio.
A chiudere il cerchio l’appuntamento “La fotografa di comunità. Lo sguardo oltre ogni conflitto”, dedicato all’opera della grandissima fotografa Marianne Sin-Pfältzer. Un viaggio per immagini che l’artista ha compiuto a Oliena nella metà del Novecento. «Il suo amore per la nostra isola – hanno affermato i relatori Salvatore Novellu, Enrico Pinna e Giacomo Fragapane – le ha permesso di restituirci un affresco vivido del paese ai piedi del monte Corrasi». Omaggio a una donna empatica, attenta e appassionata. Profonda conoscitrice di una terra che è stata in grado di raccontare a colori e in bianco e nero. Alla figura dell’artista tedesca è stato dedicato un documentario a cura di Enrico Pinna, che rievoca anche i bombardamenti di Danau, città natale dell’artista, che visse in prima persona anche la devastazione della propria abitazione.
Alle 21 la proiezione del film La stoffa dei sogni di Gianfranco Cabiddu, in collaborazione con Sardegna Film Commission