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Il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco:
Il museo è il luogo in cui il passato incontra il futuro”

Avvolto nell’aura del tramonto nel Teatro di Tharros, venerdì 22 luglio direttore del Museo Egizio di Torino, l’egittologo e accademico Christian Greco – ha parlato di memoria e di futuro, del concetto di museo e di Sardegna, soffermandosi sull’importanza e il ruolo che i Giganti di Mont’e Prama potranno avere per il Sinis e la Sardegna. L’intervento di Greco, che ha dialogato con Sonia Borsato, parte dal volume edito da Einaudi, “Le memorie del futuro. Musei e ricerca” e si è svolto all’interno del “Festival letterario dell’Archeologia l’Isola dei Giganti – Un viaggio lungo tremila anni” organizzato dalla Fondazione Mont’e Prama e dal Comune di Cabras.

L’idea di Greco, la traccia che lega il discorso, è quella di preservare unicità e vicinanza: di un luogo, di un oggetto, di una storia. Conservare quella che il filosofo Walter Benjamin chiama l’aura, legata all’hic et nunc, per mantenere della storia un’immagine viva. Una proiezione che si fa presente, che lo contamina e che lo cambia.

“In primo luogo” dice Greco “bisogna ricordare che il museo non è un hub per turisti. La cultura è equiparabile alla sanità o alla scuola, non si rivolge a un pubblico di fruitori che pagano ma è nutrimento fondamentale: custodisce e costruisce la memoria. Il museo è il luogo in cui il passato incontra il futuro, non deve venire in aiuto, ma avere una utilità per la società. La deve far crescere. La cultura è la colonna spinale di questo Paese, per capire la pagina di vita in cui siamo arrivati bisogna capire quelle precedenti”.

E il Museo, come dovrebbe essere? “Vorrei un museo gratuito per tutti, per rispettare l’articolo 9 della Costituzione, secondo cui la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, ma anche dove pago se c’è qualcosa che mi accresce. La ricerca deve diventare il suo cuore e dobbiamo abituarci ad abbandonare l’idea del museo magazzino per ritrovarne il significato etimologico più profondo, quello di un luogo in cui il filosofo faceva lezione ai suoi discepoli. Un luogo dedicato alla dialettica”.

Non sono mancati i riferimenti al futuro.

“Il metaverso sarà una macchina del tempo che ci permetterà di tornare indietro e di riscoprire meglio chi siamo stati. Per farlo occorrerà grandissima ricerca, figure altamente specializzate. I beni vanno condivisi, quello che conta oggi sono le connessioni. Gli oggetti sono vivi e la loro biografia si arricchisce ogni giorno”.

L’attualità locale dei Giganti di Mont’è Prama è stata poi occasione per una riflessione. “Abbiamo un patrimonio immenso nel Sinis – che va dall’Area Marina Protetta al mare, da Tharros ai Giganti. Il rischio è di renderli troppo iconici. La loro particolarità è nella bellezza del contesto in cui sono immersi. Bisogna evitare l’effetto Gioconda, non vanno slegati da questo contesto: l’importante è che restino qui per valorizzare il territorio”.

“Lei conosce la Sardegna, e questo luogo in particolare?” chiede Sonia Borsato in conclusione. “Da anni io vengo a San Giovanni di Sinis per fare il bagno davanti alla città di Tharros. È uno dei luoghi più belli del mondo”.

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