Se mai siamo dei viaggiatori, siamo dei viaggiatori letterari.
(B. Chatwin. P. Theroux, Ritorno in Patagonia, 1985)
Talvolta per partire basta un ricordo, una foto, un’evocazione letteraria: un autore che ci invita a sceglierlo come compagno di viaggio, a prenderlo come guida.
Se pensiamo all’Italia, ci sono molti luoghi che evocano ricordi letterari e che nel passato, così come nel presente, hanno attirato viaggiatori da tutto il mondo, ciascuno con le proprie memorie letterarie. Tra questi c’è un piccolo borgo toscano della Val d’Elsa, annoverato dal Touring Club tra i borghi Bandiera Arancione, che da secoli attira i personaggi e i viaggiatori più disparati, attratti dal ricordo letterario di una delle più celebri penne della letteratura italiana: Giovanni Boccaccio. Certaldo Alta custodisce la sua memoria storica e letteraria, grazie alla conservazione della sua abitazione, ma anche e soprattutto per la presenza del suo genius loci.
Questo paese acciambellato su di un colle è stato l’ultima residenza del grande scrittore. Egli vi si ritirò in età avanzata, tra il 1361 e il 1362; nelle sue lettere ne parla come di un luogo piacevole, finalmente lontano dalla corruzione fiorentina, nel quale si odono le voci degli uccelli e i canti delle cicale, in una distesa di ulivi, nell’oro delle ginestre. Qui poté dedicarsi finalmente alla sua passione per le lettere, troppe volte messa in secondo piano per lasciar posto alla vita mercantesca e bancaria di Napoli e per le ambascerie della Signoria di Firenze. Qui egli posò per l’ultima volta il suo sguardo.
Arrivo un po’ stordito ai piedi dei bastioni di mattoni rossi. Varcata la porta ho una visione di Medioevo e di antichità: è la vita rustica tradizionale, come ai tempi di Boccaccio, come al tempo di Virgilio. Tutte le strade sono coperte di fieno che gli abitanti mettono a seccare: calpestandolo i passi ovattati sollevano effluvi odorosi. Sedute a gruppi sulle porte, spesso in mezzo alle strade, donne e bambine intrecciano paglie che andranno a chiudere pance di grossi fiaschi; altre intrecciano steli di ginestre ancora in fiore per attaccare fasci di grano. Che dissolutezza di colori! Oro di ginestre, verde del fieno, muraglie gialle, rosa e rosse, corpetti dai toni vivi, gonne luminose che fluttuano sulle gambe nude: raramente ho visto una simile sinfonia.
(Gabriel Faure, Paysages littéraires, 1918)
Ancora oggi, quando si arriva a Certaldo Alta, scendendo dalla funicolare che la collega alla più moderna Certaldo, si ha come la sensazione di aver fatto un viaggio nel tempo, di posare un piede in un’epoca che non ci appartiene, pronti a vedersi scorrer davanti personaggi usciti fuori da un Medioevo che qui è rimasto vivo e presente, come fossero tratti fuori dalle pagine del Decameron. Tutto qui odora di passato, e sorprende ad ogni passo ritrovare paesaggi, suoni, odori e colori di settecento anni fa. E’ il miracolo della natura, e di quei luoghi che diligentemente sono stati conservati e custoditi intatti nel tempo, o ricostruiti secondo le caratteristiche di quell’epoca.
L’accuratezza dei dettagli si nota in tutto, dalle insegne degli esercizi, ai lampioni, le abitazioni, la manutenzione degli edifici antichi come Palazzo Pretorio, la Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo in cui Boccaccio fu sepolto, Palazzo Stiozzi-Ridolfi, Palazzo Giannozzi e Palazzo Michelangelo. Anche gli eventi che vi si organizzano sono ben attenti a rispettare l’atmosfera che vi si respira: si pensi alla celebre Mercantia, festa paesana che, nel mese di luglio, fonde teatro di strada, musica, danza e artigianato in un’atmosfera medievale, tra spettacoli e bancarelle; la Cena con Messer Giovanni, che si svolge a giugno entro le mura del borgo; o ancora il Corteo Storico che a settembre vede protagonisti figuranti in costumi tipici medioevali, e a seguire una rappresentazione ispirata alle novelle del Decameron.
Tra gli edifici spicca ovviamente la casa di Giovanni Boccaccio. Acquisita e ristrutturata nel corso dell’Ottocento dalla nobile Carlotta de’ Medici Lenzoni, distrutta in parte durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e ricostruita ancora successivamente, mantiene oggi aspetti e mobili d’epoca, se pur non appartenenti all’autore. Sede dell’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio, conserva al suo interno una cospicua biblioteca, ricca delle edizioni più pregiate delle opere di Boccaccio e delle sue traduzioni, ma anche di tutti quegli studi che nei secoli sono stati dedicati al celebre certaldese, centro specializzato per gli studiosi dell’opera e della vita dello scrittore.
A fronte inchina io muovo, e con devoto cuore, o grande, m’inchino alla tua cella: bacio il terren che tu calcasti, e quella umil penna ch’io tratto appendo in voto.
(Luigi Ciampolini, ottobre 1838, nel Registro dei Visitatori).
Nei Registri dei Visitatori, conservati e custoditi dall’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio, si leggono i nomi e le provenienze più disparate di visitatori, indice che un ricordo letterario, soprattutto quello di un celebre autore come lo fu Boccaccio, conduce fino ai più sperduti angoli di mondo, a quelli più lontani dalle strade battute, là dove la natura ci ripropone atmosfere intatte conservate e mantenute nei secoli.
Certaldo rappresenta uno degli esempi più chiari di come la letteratura inviti al viaggio e di come i luoghi ed i paesaggi evochino ricordi letterari.
Non è solo nella casa che si percepisce lo spirito del celebre scrittore, ma anche e forse maggiormente nelle strade della piccola città in cui mosse i suoi ultimi passi, nei campi in cui la sua vigna si mostra, nell’orizzonte di Certaldo, posta al centro di una campagna in cui i contadini continuano a vivere dei prodotti della terra. Ai suoi piedi la moderna Certaldo, con le sue fabbriche e la modernità, in forte contrasto con questo angolo di mondo.
Tutto questo è eterno! Intorno a me, in questo angolo della terra di Enea, il poema virgiliano canta, così vecchio eppure così giovane. Da duemila anni, nelle strade di Certaldo, con lo stesso gesto armonioso, donne e fanciulle intrecciano le ginestre d’oro”.
(Gabriel Faure, Paysages littéraires, 1918).
Di fronte a Casa Boccaccio, in Piazza Vittore Branca, una statua ritrae un uomo e una donna stilizzati, abbracciati. I capelli di lei, mossi dal vento, evocano le onde del mare. Un’incisione sul suo fianco recita: Ti invito al viaggio. Un viaggio sulle onde di quel Mediterraneo sulle onde del quale si fanno e disfanno i destini dei naviganti, e che da sempre è scenario di storie, avventure, viaggi, scambi e purtroppo anche drammi. Quello stesso Mediterraneo che nel Medioevo fu coprotagonista delle Novelle del Decameron, di quell’affresco narrativo con cui Boccaccio ci ha narrato la ‘commedia umana’ che popolava la scena medievale: i viaggi e le avventure dei mercanti, la fede dei pellegrini, l’incubo di corsari e pirati, una società che fece grande quel periodo glorioso e florido, uomini senza corona che approdarono su nuovi lidi, crearono nuovi commerci, costruirono porti, si spinsero al di là dei confini immaginari, andarono a colmare gli spazi vuoti sulle mappe e confinare le creature mostruose sempre più a oriente.
Passeggiando lungo le strade di Certaldo Alta ed allungando lo sguardo tra gli ori delle ginestre ed il verde degli olivi della Val d’Elsa, sembra quasi di percepire quei profumi e quei colori di terre lontane, di un altrove che abbaglia ed affascina. La memoria letteraria ne è risvegliata, corre indietro nel tempo, ripercorre ricordi scolastici forse, incontra le voci di Dioneo, Pampinea, Filomena, Neifile, Filostrato, Fiammetta, Elissa, Lauretta, Emilia e Panfilo, ed evoca racconti di un Medioevo talmente verosimile da apparire vivo e tangibile, attraverso personaggi e luoghi ben conoscibili. Certaldo Alta offre uno scenario che non tradisce queste evocazioni letterarie, ma piuttosto le alimenta e, mentre lo sguardo spazia su ciò su cui posò gli occhi Giovanni Boccaccio prima di spegnersi, quasi ci si aspetta di veder apparire ad una svolta della strada, qualche mercante di ritorno da uno dei suoi avventurosi viaggi, carico di spezie, sete, drappi e… racconti di viaggio.
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