Articolo di Milena Fadda
La prostituzione minorile è un fenomeno vecchio come il mondo. Che però i paesi sedicenti “civilizzati” si fregino del primato dello sfruttamento di questa branca della criminalità è decisamente sconfortante. La portata della piaga del turismo sessuale ne è la riprova costante. Decine di arresti effettuati negli ultimi due anni non paiono riuscire a far desistere gli “acquirenti” dalla pratica.
Paradossalmente, l’Occidente civile e industrializzato rappresenta la tipologia di “utilizzatore finale” (per usare un eufemismo molto in voga ultimamente) ideale, per determinate reti di criminalità organizzata.
Prostituzione minorile, fa rima con pedofilia. Tra i turisti sessuali la richiesta di rapporti da consumarsi con minori rileva un’inquietante tendenza: l’età degli sfruttati si abbassa su richiesta di anno in anno, il tutto parte dalla convinzione diffusa che i bambini, data l’età siano meno a rischio HIV e malattie veneree.
L’estrema auto-giustificazione utilizzata da chi si macchia di un crimine di tale portata, è spesso la scarsa conoscenza delle leggi locali, cosa che fa rabbrividire, se si pensa che il fenomeno si sta via via dilatando a persone dalla sessualità cosiddetta “normale”, attratti dall’“esperienza” come da un qualsiasi passatempo vacanziero.
Stime ufficiali parlano di 350 mila partenze annue, solo per il Brasile (Fortaleza al primo posto), l’Italia, in tutto questo è prima in classifica, 80 mila partenze all’anno. Con tanto di tour operator che invitano a consumare la vacanza completa di “servizi speciali”. Come dimostrano i recenti arresti di italiani che dello sfruttamento minorile a scopo sessuale, in Brasile avevano fatto impresa redditizia. La buona notizia, è rappresentata dai tentativi su scala internazionale di abolizione del fenomeno.
La via, come sempre, è la scolarizzazione, e spesso, a sorpresa, l’affido temporaneo all’estero: primo passo verso l’immigrazione definitiva. Le vittime della tratta sessuale provengono infatti dagli ambienti più disagiati e a più basso tasso di alfabetizzazione. La maggior parte dei minori vittime di tratta viene da una storia di abusi domestici, mentre, nelle aree metropolitane, la vendita del proprio corpo rappresenta un affrancamento da condizioni lavorative umilianti all’inverosimile.
L’espandersi su scala di quella che non si può definire altrimenti che una sciagura, ha dato il via all’importazione in Europa, con una conseguente ramificazione del racket della tratta.
La legge nr 296 del 1998, equipara l’ induzione alla prostituzione, e il relativo sfruttamento, ai reati nostrani, rendendo chi se ne macchia perseguibile penalmente in patria. A questa, si aggiunge la normativa del 2003 anti riduzione in schiavitù o servitù.
L’ONG più attiva nel campo dell’abolizione dello sfruttamento minorile a fini sessuali, è senza dubbio la ECPAT (End Child Prostitution in Asian Tourism), che da anni studia il fenomeno e tenta di arrestarlo con ogni mezzo, coinvolgendo le istituzioni internazionali e locali.
I danni che derivano da una pratica bestiale come quella dello sfruttamento dei minori, sono irreversibili, si conta che nell’88% dei casi, i bambini vittime di tratta sono affetti da almeno una patologia venerea.
Ancora una volta, l’assenza di diritti è causata da una cultura della sottomissione, difficile da abbattere. Prostituti e prostitute, bambini, spesso non per denaro. Spesso basta un pasto per comprare sesso da quelli che stanno diventando i nuovi schiavi dell’Occidente.
Con un indotto annuo che va dalla prostituzione in locali e bordelli, fino alla porno-pedofilia.
Il turismo sessuale trae le sue nefaste origini dai viaggi in Vietnam e Filippine dei marines USA negli anni ’60 e ’70: mete geografiche in cui l’ età della donna e del maschio adolescente rimangono spesso indefinibili. Da qui il “salto” verso un mercato atroce, con numeri agghiaccianti: il 40% delle vittime della schiavitù del sesso è di età inferiore ai quindici anni. Lo rivela sempre ECPAT. In Brasile abbiamo oltre 500.000 bambini costretti alla prostituzione ogni anno, 200.000 in Bangladesh, e la cifra è stimata tra i 200 e i 500 mila in Cina. Il turista sessuale, spesso, non pago dell’esperienza, sceglie la convivenza a tempo determinato con la cavia, per una settimana o due, per il soddisfacimento delle proprie “esigenze”. Addirittura si arriva al trasporto in Italia, sempre da parte di agenzie con “servizi speciali” annessi, come a dire: “prova gratuita”.
Le leggi non bastano, naturalmente a sconfiggere un problema di tale enormità. In molti, quando si parla di pedofilia invocano la pena di morte. Bisogna almeno arrivare a boicottare e denunciare. A partire da tour operator e agenzie di viaggio colluse con tale tipologia di crimine organizzato. Perchè “Giù le mani dall’infanzia” non rimanga uno slogan.